Febbraio 2023

A cosa serve il collutorio?

A cosa serve il collutorio? Salute Indice Sappiamo tutti, o quasi, cos’è il collutorio, come si presenta e come si utilizza. Ma siamo sicuri di utilizzarlo nella maniera corretta? E di sapere, nello specifico a cosa serve il collutorio? Di tipologie di collutorio ce ne sono molte, che sono più o meno specifiche per determinate condizioni o patologie. Inoltre, questo prodotto può essere una strategia di prevenzione per il mantenimento di una buona salute orale, se si configura però come affiancamento ad una corretta igiene orale. In generale, il suo utilizzo non comporta particolari danni. Ci sono però dei casi in cui, la scelta non ponderata di un collutorio, può amplificare alcune problematiche preesistenti. Ecco perché è importante sapere come funziona e a cosa serve il collutorio e in base a cosa possiamo effettuare la nostra scelta, se decidiamo di introdurre questo prodotto nella nostra routine di igiene orale.  Cos’è e a cosa serve il collutorio? Il collutorio è un prodotto utilizzato per il risciacquo orale. Quindi di denti, gengive, lingua. E in generale dell’interno della bocca. La maggior parte delle volte, il collutorio contiene degli antisettici, che hanno lo scopo di uccidere i batteri “cattivi“, quelli nocivi per la nostra salute orale, che si depositano sulla lingua o tra i denti. I motivi per cui possiamo utilizzare il collutorio sono tantissimi: prevenzione di patologie, problematiche specifiche, alito cattivo, estetica. È importante specificare che, questo prodotto, non può essere utilizzato in sostituzione di una corretta igiene orale, che implica lavarsi i denti almeno due volte al giorno (dopo i pasti) e utilizzare in maniera corretta il filo interdentale. Si tratta però di un forte alleato alle pratiche di igiene orale. In particolare, se contiene la formulazione giusta e adatta alla situazione della nostra bocca e alle nostre necessità. Ecco perché, il momento migliore per utilizzarlo è proprio dopo aver lavato i denti e praticato l’igiene orale. Un aspetto spesso sottovalutato, a cui vogliamo rivolgere l’attenzione, riguarda la presenza di alcol in alcuni collutori, che può essere il 18% o il 26% del liquido. Ciò implica che il collutorio non va assolutamente ingerito.  Tipi di collutorio Come anticipato, il collutorio può essere utilizzato in moltissimi casi. Di conseguenza, ne esistono moltissimi tipi che contengono sostanze più o meno specifiche per agire in modo efficace in situazioni differenti. Una prima distinzione importante da fare è quella tra collutori che, in base allo scopo, possono essere: Estetico o cosmetico. Si tratta di un prodotto da banco, che migliora l’alito e lascia in bocca un sapore gradevole, ma non combatte problematiche specifiche come placca e tartaro, gengiviti o carie. Aiuta però ad eliminare i residui di cibo che potrebbero non essere stati tolti dallo spazzolamento dei denti e dall’utilizzo del filo interdentale. Terapeutico. Queste tipologie di collutori hanno diversi benifici. Si tratta di principi attivi che possono aiutare ad affrontare o prevenire patologie orali fastidiose o dolorose. Tra queste abbiamo le carie, le malattie gengivali, l’alitosi o la secchezza delle fauci, ad esempio. Ciò avviene perché questi prodotti presentano una formulazione con principi attivi specifici. In alcuni casi, hanno anche capacità di sbiancamento dei denti. È importante specificare che alcuni collutori terapeutici sono prodotti da banco, altri invece necessitano di prescrizione medica. I collutori, a fini estetici o terapeutici, possono essere quindi di diversi tipi. Ad esempio, per la protezione dai batteri, la riduzione della placca o la gengivite, puoi selezionare dei prodotti che contengano fluoro, cloruro di cetilpiridinio (CPC, ingrediente che combatte i germi, seppur a volte sgradevole al gusto) o clorexidina nella loro formulazione. Altri ingredienti che possono essere contenuti nei collutori sono ad esempio lo iodio povidone o alcuni oli essenzali, sempre per problematiche come placca o gengivite. Ovviamente, se soffri di patologie specifiche, dovresti rivolgerti al tuo dentista di fiducia per trattare le condizioni alla base. Il collutorio può aiutarci, ma non si sostituisce ad una cura. Tranne nel caso di formulazioni specifiche che devono però essere prescritte dal proprio dentista. In generale, l’utilizzo del collutorio non comporta particolari rischi. Ma, anche senza una patologia dentale o orale specifica, se non sei sicuro della tua scelta, contatta il tuo dentista e chiedi la sua opinione in merito. Come si utilizza il collutorio Per quanto sembri un’operazione banale, c’è un modo corretto di utilizzare il collutorio. Dovresti sempre seguire le istruzioni specificate sulla confezione del collutorio che acquisti. In generale però, possiamo darti le linee guida che riguardano la maggior parte dei collutori in commercio: Lava i denti prima di utilizzarlo. Il collutorio non si sostituisce ad una corretta igiene orale, quindi dovrebbe essere usato dopo lo spazzolino e il filo interdentale. In particolare, se utilizzi un dentifricio al fluoro (utile per remineralizzare i denti), fai passare un po’ di tempo prima di usare il collutorio. Quest’ultimo potrebbe lavare via il fluoro rimasto in bocca dopo lo spazzolamento. Utilizza la dose corretta. Solitamente, il tappo del collutorio funge anche da misurino. In generale, la quantità corretta va dai tre ai cinque cucchiaini di prodotto per volta. Fai un risciacquo profondo. Ti consigliamo, durante il risciacquo, di fare dei gargarismi per 30 secondi, in modo da pulire a fondo la bocca. Non ingoiare il collutorio, sputalo. Non è consigliato sciacquare la bocca dopo l’utilizzo del collutorio. Per non perdere i suoi effetti benefici. Altre informazioni da tenere a mente sono: Se necessario, diluisci il prodotto. Assicurati di leggere l’etichetta del prodotto che scegli. Ogni prodotto ha una concentrazione specifica dei suoi principi attivi e ingredienti. Se il collutorio non richiede il di essere diluito, farlo potrebbe diminuire l’efficacia dei principi attivi che contiene. Calcola le tempistiche. È importante che il collutorio venga tenuto in bocca per la giusta quantità di tempo, che va da 30 secondi ad un minuto circa. Se il tuo risciacquo dura meno di trenta seconda, potresti non ottenere i benefici massimi. Come funziona il collutorio? Come abbiamo detto, il collutorio uccide i batteri e i germi nocivi, grazie agli ingredienti atisettici: il mentolo, l’alcol, l’eucalipto. Andando ad agire anche nei

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Radiografia endorale

Radiografia endorale: cos’è? Salute Indice La Radiografia Endorale è una procedura diagnostica che permette, tramite radiazioni ionizzate controllate, di avere un’immagine nitida di uno o più denti (di solito un massimo di 3). Si tratta di una procedura comune, rapida e indolore, che è però utile nella diagnosi di diverse patologie dentali, come la carie, o nel monitoraggio di alcune procedure dentistiche comuni. La Radiografia Endorale può essere effettuata con modalità differenti, tra queste, quella periapicale è la più comune e utilizzata. Vediamo quindi insieme per la Radiografia Endorale cosa significa, come eseguire una Radiografia Endorale e a cosa serve. Radiografia Endorale: cos’è? La Radiografia Endorale è un esame diagnostico odontoiatrico utilizzato per ottenere un’immagine dei denti, solitamente non più di tre, sfruttando l’emissione delle cosiddette radiazioni ionizzanti. Questo esame permette di evidenziare l’anatomia del dente, dalla corona, alla radice, all’osso, nel caso si sospetti una patologia che riguarda una specifica zona orale. È possibile infatti osservare i tessuti duri (le ossa, ad esempio) in maniera molto semplice, chiara e limpida. Durante la procedura viene utilizzata una lastra, che prende il nome di Lastrina Endorale, che viene posizionata nella bocca del paziente ed emette questi raggi. Grazie alle tecnologie di ultima generazione, è garantito un risultato ottimale con il minimo numero di radiazioni.  La Radiografia Endorale è una delle modalità di imaging più utilizzate dai dentisti, grazie all’alta risoluzione che permette una visione chiara sia dei denti che delle eventuali patologie, dentali e ossee, presenti. Fornendo, tramite un’attenta e meticolosa calibrazione, diagnostiche che risultano essenziali anche per la creazioni di impianti dentali. È anche utilizzata per controllare l’esito di terapie canalari. In quanto esame mirato, la radiografia endorale ha il vantaggio di visualizzare la zona con una angolazione adatta e precisa. Ciò permette una diagnosi migliore. Le radiografie endorali sono importanti perché forniscono al dentista informazioni importanti in tutte le fasi: Diagnosi Trattamento Monitoraggio in seguito al trattamento A cosa serve la radiografia endorale? Ora che abbiamo visto cosa significa radiografia endorale, vediamo a cosa serve e perché viene scelta come esame diagnostico. Abbiamo visto che tramite essa il dentista può recuperare delle informazioni specifiche che riguardano una zona circoscritta, come uno o due, massimo tre denti. In merito a tutte le parti che li compongono. L’RX endorale viene prescritto in diverse occasioni, ad esempio per verificare la presenza di: Carie Granuloma dentale Ascesso dentale Fratture dentarie Malattie parodontali (come la parodontite) Cisti Denti inclusi Anomalie di vario genere nell’arcata dentale Inoltre, può essere utilizzata durante una delle seguenti procedure: Devitalizzazione del dente Terapia canalare Terapia parodontale Per controllare stato di impianti, ponti o corone dentali Tipologie di Radiografie Endorali Esistono diverse tipologie di radiografie endorali. La radiografia endorale periapicale, bitewing e infine occlusale. Vediamole insieme: Periapicale. mostra il dente nella sua intera lunghezza, dalla corona alla radice. È consigliata per valutare la presenza di granulomi o ascessi dentali. Bite-wing. Viene utilizzata per un’analisi delle superfici interprossimali del dente e ci permette di vedere dettagliatamente le corone dentali e alcuni tessuti circostanti dei denti. È indicata per scovare la presenza di carie e valutare i livelli ossei alveolari. Occlusale. Comprende più denti, consente di ottenere l’immagine di circa 3/4 dell’arcata dentale. Radiografia endorale: come si fa? Prima di una radiografia endorale, non c’è bisogno di nessuna preparazione particolare. Si tratta di un esame tendenzialmente veloce e indolore, che dura all’incirca una decina di minuti. Il paziente deve essere seduto in posizione eretta e l’esame avviene su una normale poltrona dentistica. Al dentista o all’operatore sanitario è richiesto di indossare i guanti e sottostare a tutte le regole d’igiene previste dal sistema sanitario. Per acquisire le immagini si possono scegliere recettori digitali o a pellicola. A scopo igienico, i primi devono essere avvolti in buste di plastica monouso apposite prima del posizionamento, mentre i secondi sono già inseriti in unità sterili preconfezionati. La dimensione del recettore scelto varia principalmente in base alla posizione dei denti che si stanno valutando e ad altri fattori (ad esempio se si parla di pazienti pediatrici). Durante l’esame, il paziente non deve avere addosso oggetti metallici, perché potrebbero interferire con la qualità delle immagine. Inoltre, egli viene dotato di un particolare grembiule piombato, che funge da schermo e riduce quindi l’assorbimento delle radiazioni. Per lo stesso motivo, deve indossare anche un “collare” apposito, utile per proteggere la tiroide, organo molto sensibile alle radiazioni. Anche se, come abbiamo specificato, il numero di queste è ormai molto ridotto. La procedura Quando il paziente è “vestito” in modo adeguato, viene sistemata all’interno della sua bocca la lastrina endorale (da cui prende il nome la radiografia endorale). Questa viene sorretta da un supporto, solitamente in plastica, che il paziente deve mordere, affinché la lastrina rimanga in posizione e non si muova. L’Apparecchio Endorale per la radiografia è solitamente poggiato sulla guancia del paziente. Questo emette le radiazioni ionizzate, in direzione della lastrina. È importante che il recettore (la lastrina) sia sempre posizionato con il suo lato attivo verso la sorgente delle radiazioni ionizzate. Una volta che il paziente è in posizione e il recettore è immobile, l’operatore si posiziona dietro la classica barriera di sicurezza. Avviene quindi la “scansione“. Le immagini appaiono direttamente sul computer. Queste possono essere poi avvicinate le une alle altre per dare una visione d’insieme dei denti interessati. Il numero di immagini varia, ma si può arrivare anche a 21 radiogrammi. Essendo computerizzate, le immagini possono essere ingrandite in modo da identificare con ancora più precisione la problematica che si sta cercando di individuare. I ricettori digitali (quindi nel caso di radiografia endorale digitale) sono ora preferiti a quelli analogici, sia per la qualità delle immagini che restituiscono che per i tempi di esposizione alle radiazioni. Radiografia Endorale Periapicale La tipologia di radiografia endorale più utilizzata è sicuramente quella periapicale. Quali elementi prende in esame l’RX Endorale Periapicale? Come anticipato, questa fornisce l’immagine dell’intero dente (dalla radice alla corona) e a volte dei denti adiacenti, dell’osso circostante e delle strutture anatomiche presenti nelle circostanze. Le RX

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