Settembre 2023

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Come capire se si ha l’HIV?

Come capire se si ha l’HIV? Una percentuale molto elevata di persone non è a conoscenza di aver contratto il virus dell’HIV, quindi è importante chiedersi: come capire se si ha l’HIV? L’HIV (virus dell’immunodeficienza acquisita) è un virus che attacca e distrugge i globuli bianchi, in particolare i linfociti CD4, responsabili della risposta immunitaria del nostro organismo. Questo provoca un’infezione chiamata AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita). Fa parte della (purtroppo) lunga lista della malattie veneree. HIV Esistono due tipo di virus HIV capaci di causare l’AIDS: HIV di tipo 1: presente in tutto il mondo e, in Italia, il maggior responsabile di AIDS HIV di tipo 2: meno aggressivo ed è presente solo in alcune aree come: Africa occidentale, America Meridionale e India Non ha dei sintomi specifici, ma si manifesta attraverso gli effetti che provoca al sistema immunitario. La presenza di anticorpi anti-HIV nel sangue viene nominata come sieropositività all’HIV. Una volta entrato nell’organismo, può infatti rimanere dormiente oppure moltiplicarsi e infettare le altre cellule. Come accennato in precedenza, il virus attacca i linfociti CD4, linfociti della risposta immunitaria, integrandosi al loro patrimonio genetico, moltiplicandosi e danneggiandoli. In seguito si riversa nel sangue, attaccando altri linfociti CD4 fino alla loro progressiva diminuzione. L’HIV è una delle malattie sessualmente trasmissibili più conosciute. Per scoprire di più puoi anche leggere qui il nostro articolo sulle malattie sessualmente trasmissibili più diffuse durante l’estate. AIDS Prima di vedere come capire se si ha l’HIV parliamo dell’AIDS. Vedremo come in realtà HIV e AIDS sono due cose distinte e non la stessa, come molti credono. L’AIDS è causato dal virus dell’HIV. Il contagio avviene quando si viene a contatto con una lesione della cute oppure con liquidi corporei contaminati. Lesioni cute: Tagli Ferite Abrasioni Fluidi corporei che possono determinare il contagio: Sperma Secrezioni vaginali Sangue Altri fluidi possono contenere il virus, ma senza essere contagiosi. Tra questi troviamo: Saliva Lacrime Urina E’ stato accertato che il contagio può avvenire da madre a figlio prima della nascita e tramite allattamento. Come capire se si ha l’HIV: i sintomi I sintomi del virus si dividono in tre fasi: fase acuta, asintomatica e sintomatica. Bisogna dire che i sintomi non bastano per rispondere alla nostra domanda iniziale su come capire se si ha l’HIV. Fase Acuta Circa 1-4 settimane dopo aver contratto l’infezione da HIV, oltre l’80% dei casi avverte questi sintomi: Febbre Gola infiammata Linfonodi ingrossati Emicrania Dolori articolari Dolori muscolari Eruzioni cutanee Presi singolarmente questi sintomi non rispecchiano una sintomatologia specifica, ma la loro combinazione deve porre un sospetto clinico. Ovviamente senza un test specifico per l’HIV non è sufficiente per diagnosticare la malattia. Durante questa fase dell’infezione, il sistema immunitario subisce un danno maggiore. Questo danno sarà causa dello stato infiammatorio cronico che caratterizza l’HIV. Le persone in fase acuta sono quelle che hanno maggior capacità di trasmettere il virus dell’HIV, sia perché spesso ignare di averlo contratto sia perché la carica virale presente nel sangue è molto elevata. Fase asintomatica Quando termina la fase acuta, gran parte delle persone iniziano spontaneamente a sentirsi meglio. Infatti, il virus potrebbe non causare alcun problema per 8-10 anni. Nonostante questa situazione, il virus continua a danneggiare il sistema immunitario.  Fase sintomatica Nella fase sintomatica il sistema immunitario presenta una forte compromissione. Sono probabili quindi gravi infezioni batteriche che normalmente sarebbero semplici da combattere. Queste infezioni vengono definite infezioni opportunistiche.  Le infezioni opportunistiche causano: perdita di peso febbre sudorazione notturne diarrea tosse malattie gravi Anche l’AIDS ha delle infezioni opportunistiche che si manifestano una volta che le difese dell’organismo e il numero dei linfociti CD4 scende sotto la soglia di 500/mm3. Le patologie più frequenti sono: esofagite da Candida Albicans Toxoplasmosi Sarcoma di Kapaosi Cosa fare se si pensa di avere l’HIV? Il virus è molto labile fuori dall’organismo, quindi se si ha una contaminazione involontaria con liquidi biologici infetti i comuni disinfettanti possono distruggere il virus. Tuttavia è importantissimo essere certi di non aver contratto il virus dell’HIV, dato che come detto non da sintomi specifici. Gli individui che non vengono curati, nella maggior parte dei casi, sviluppano l’AIDS.  La diagnosi per la ricerca degli anticorpi HIV si fa circa un mese dopo dal possibile contagio. Questo lasso di tempo è chiamato periodo finestra ed è il tempo necessario per la produzione degli anticorpi da parte dell’organismo. Come capire se si ha l’HIV: la diagnosi Per scoprire se si ha l’HIV la diagnosi può avvenire in diversi modi: test rapido su saliva o tramite pungidito test HIV con esame del sangue per la ricerca degli anticorpi, da eseguire dopo un mese dal contagio e da ripetere dopo tre mesi (test HIV di terza generazione) prelievo di sangue con test combinato, con dosaggio degli anticorpi anti-HIV e di una proteina prodotta dal virus.   Se ti stai chiedendo se l’HIV si vede dalle analisi del sangue semplici la risposta è no. Bisogna infatti eseguire test specifici. Questi test per l’HIV devono essere inoltre eseguiti dopo periodo finestra come abbiamo visto poco sopra. C’è da specificare che sono ora disponibili dei test di quarta generazione che si possono fare 40 giorni dal contatto a rischio, ma che a differenza dei precedenti non devono essere ripetuti dopo tre mesi.  Queste sono le linee guida del Ministero della Salute. Inoltre, raccomandiamo di astenersi da rapporti sessuali o comunque di avere rapporti sessuali protetti nel caso abbiate avuto un contatto a rischio. Questo consiglio vale anche prima del periodo finestra in cui l’infezione è visibile mediante anticorpi perché, nel caso avessi contratto l’HIV, l’individuo è in ogni caso in grado di contagiare. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare il tuo esame per l’HIV? Prenota tramite il pulsante qui sotto oppure chiama il n.0248013784. Puoi anche scriverci all’indirizzo email info@unisalus.it oppure scriverci tramite la sezione contatti del nostro sito.  Prenota Esame MST

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glicemia

Glicemia

Glicemia Salute Indice Cosa può influenzare il valore di glicemia? Il valore della glicemia dipende dall’azione di due specifici ormoni. Ci sono però alcuni aspetti che possono contribuire ad influenzare questo valore. Tra questi si annoverano: Differenti momenti della giornata, fisiologicamente la glicemia tende ad aumentare dopo un pasto mentre diminuisce nelle ore di digiuno o al risveglio Alimentazione Stile di vita Attività fisica Cosa vuol dire avere valori di glicemia alti? Valori glicemici elevati potrebbero indicare la presenza di diabete o di altre patologie. Se presenti valori di glicemia elevati è bene consultare un medico che possa indicare al paziente la terapia migliore per la sua condizione. L’attività di prevenzione, associata ad un pronto riconoscimento dei sintomi ed una diagnosi precoce, sono fondamentali al fine di evitare l’instaurarsi di patologie nell’individuo. Come controllare la glicemia Per mantenere sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue è possibile adottare alcuni semplici accorgimenti. Tra questi si annoverano: Ridurre l’assunzione di zuccheri semplici Seguire una dieta con ridotto quantitativo di alimenti ad alto indice glicemico Consumare alimenti quali frutta, verdura e legumi Praticare una regolare attività fisica Mantenere monitorati i livelli di glucosio nel sangue  E’ sempre consigliato rivolgersi ad un medico specialista se si sospetta di soffrire di diabete, in maniera tale che il professionista possa consigliare al paziente i migliori accorgimenti al fine di controllare la patologia. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Diabetologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Diabetologica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Ecocolordoppler Tronchi Sovraortici

Ecocolordoppler dei Tronchi Sovraortici​ Salute Indice L’Ecocolordoppler dei Tronchi Sovraortici, noto anche come Ecocolordoppler TSA o Color Doppler Carotideo è un esame diagnostico non invasivo che consente di valutare le condizioni della parete e il flusso sanguigno delle arterie carotidee e delle arterie vertebrali, responsabili di portare il sangue al cervello. Questo esame risulta essere di fondamentale importanza per il controllo di patologie cardiovascolari che possono generare eventi cerebrovascolari gravi quali, per esempio, l’ictus. Cos’è l’Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici? L’Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici è una tecnica di imaging non invasivo che combina l’ecografia con il Doppler a colori. Questo esame consente di visualizzare le pareti delle arterie carotidee e delle arterie vertebrali e di valutare il flusso sanguigno in direzione del cervello. Grazie all’utilizzo di questa tecnica di indagine, è possibile individuare anomalie e stenosi, cioè restringimenti arteriosi. Quando effettuare l’Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici? Questo esame permette di identificare e valutare eventuali anomalie o patologie che possono compromettere la circolazione sanguigna, come: Aterosclerosi Stenosi cioè restringimenti causati, ad esempio, da placche di colesterolo Formazione di trombi Questo esame permette inoltre di monitorare l’efficacia dei trattamenti terapeutici preventivi, ad esempio terapie antiaggreganti, utili per prevenire il rischio di eventi cerebrovascolari dannosi, come l’ICTUS o l’attacco ischemico transitorio (TIA). Può essere utile effettuare un Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici in presenza di sintomi indicanti disturbi del flusso sanguigno quali: Episodi di vertigini Perdita di sensibilità Debolezza agli arti Cadute a terra Inoltre, l’esame può essere richiesto come parte di una valutazione di routine per pazienti ad alto rischio di malattie cardiovascolari o per pazienti fumatori, diabetici, ipertesi oppure indicato dal Medico di Medicina Generale o della specialista cardiologo come parte di check-up del paziente. Come si svolge l’Ecocolordoppler delle carotidi? L’esame di Ecocolordoppler carotideo è semplice, ripetibile e indolore. Il paziente viene posizionato in posizione supina, il medico applica un gel in corrispondenza delle arterie carotidi. Successivamente, mediante l’utilizzo di una sonda ecografica/doppler impostata a frequenze specifiche è possibile valutare lo stato morfologico delle arterie. L’ esame di solito richiede circa 30-40 minuti. Norme di preparazione Per lo svolgimento di questo esame non è richiesta alcuna norma di preparazione. Si consiglia di portare, in sede di visita, la documentazione di eventuali altri esami a cui il paziente si è sottoposto in precedenza a fini comparativi. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una visita angiologica o un Ecocolordoppler? Prenota la visita tramite il pulsante qui sotto oppure chiama il n.0248013784. Puoi anche contattarci tramite email all’indirizzo info@unisalus.it oppure tramite la sezione contatti del nostro sito. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare un Ecocolordoppler Tronchi Sovraortici con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota il tuo esame dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Ecocolodoppler TSA News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Dieta per il Diabete

Dieta per il Diabete Molte persone che soffrono di questa patologia cronica, sanno che l’alimentazione è fondamentale e spesso si chiedono quale dieta per il diabete è consigliata.  Si può rispondere in tanti modi a questa domanda, tuttavia ci sono anche altri fattori che possono incidere sulla scelta della corretta alimentazione nel paziente diabetico. Ad esempio eventuali allergie o intolleranze alimentari, ma anche gusti personali o difficoltà nell’organizzare i propri pasti per motivi lavorativi.  Per i diabetici l’alimentazione è comunque molto importante e per questo motivo devono fare in modo di essere molto motivati quando iniziano un percorso alimentare. In questo modo possono migliorare notevolmente la loro condizione di salute.  Diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2 Nei nostri articoli abbiamo spesso parlato del diabete. Sappiamo che esistono due tipi di diabete che sono quello di tipo 1 e quello di tipo 2. Abbiamo anche il prediabete e il diabete gestazionale.  La dieta per il diabete di tipo 1 ad esempio necessita di un controllo molto attento dei carboidrati. Questo per non far alzare il livello di glucosio nel sangue. Inoltre, una dieta di questo tipo ti permette di calcolare insieme al tuo medico di quanta insulina avrai bisogno. Nel diabete di tipo 2, invece, la gestione della dieta è leggermente differente. In questo caso la dieta per il diabete prevede in primo luogo una perdita di peso, soprattutto in presenza di sovrappeso oppure di obesità. Questo ti è utile per abbassare una glicemia alta e ridurre il rischio di ulteriori complicanze della malattia.  Tra le complicanze del diabete abbiamo, per esempio, il piede diabetico.  La dieta migliora il tuo stato di salute generale e che tu abbia il diabete di tipo 1 o il diabete di tipo 2 dovresti sempre badare a mantenere il tuo peso forma, o perdere i chili di troppo se sei in sovrappeso.  Dieta per il Diabete consigli utili Abbiamo raccolto molti consigli utili se ancora non hai programmato una dieta per diabete con il tuo medico e stai pensando di farlo. Ti ricordiamo che se decidi di intraprendere questo percorso alimentare devi sempre essere seguito da un Medico, per evitare possibili complicanze. Sia per quanto riguarda il diabete, sia per eventuali controindicazioni a un regime alimentare scorretto. Partiamo allora con il primo consiglio in merito all’alimentazione per diabetici. Occhio ai carboidrati I carboidrati sono necessari al fabbisogno alimentare delle persone. Tuttavia per i diabetici non sono un fattore positivo, soprattutto se ne abusiamo.  Questo significa che dobbiamo eliminare completamente il carboidrato dalla nostra tavola? Certo che no. Però devi fare attenzione a cosa mangi. Quindi attenzione alla quantità (che deve essere ridotta) ma soprattutto alla qualità dei carboidrati. Perché questi influenzano i livelli di glucosio nel sangue.  Allora cerca di preferire i carboidrati di tipo salutare come, ad esempio, cereali e riso integrale, avena, frutta, legumi, verdure e yogurt non zuccherati.  Limita invece il consumo di pane bianco e riso bianco o cereali raffinati. Attenzione sempre alle etichette.  Dieta per il Diabete e sale Anche il sale è importante nelle nostre tavole. Per i diabetici tuttavia è fortemente consigliato ridurlo. Per quale motivo? Troppo sale aumenta il rischio di problemi cardiovascolari, come ipertensione o ictus.  Anche il diabete può aumentare il rischio di queste malattie. Allora, proprio per questo motivo, dovrai ridurre l’apporto di sale.  Frutta e verdura nella dieta per chi ha il diabete Mangia tanta frutta e verdura. Almeno 4/5 porzioni al giorno. Avrai un bel aumento di vitamine e fibre per il tuo organismo. Inoltre gli zuccheri presenti nella frutta sono zuccheri adatti alla dieta del diabetico.  Non sono, per intenderci, gli zuccheri liberi che troviamo ad esempio nella cioccolata o nelle merendine preconfezionate.  Alcol e dieta per il diabete Non ti stiamo dicendo che non puoi bere alcool se soffri di diabete. Ma ti consigliamo di farlo con molta moderazione.  In primo luogo perché l’alcool in eccesso può farti aumentare di peso e questo no non va bene se hai il diabete. In secondo luogo se prendi l’insulina non è una buona idea mischiare con alcool.  Infine, bere con moderazione e non eccessivamente, può far bene al tuo stato di salute generale. Quindi cerca di ridurre la quantità di alcool se sei abituato a bere alcolici e soprattutto prova a stare diversi giorni senza drink. Evita il binge drinking, concediti un bicchiere di vino, una birra o un amaro ogni tanto e prova a stare almeno qualche settimana senza alcolici. In modo da permettere al tuo organismo di smaltire le tossine.  Vitamine e cibi dedicati: attenzione Il Diabete è una patologia cronica. Significa che non vi è ancora, ad oggi, una cura definitiva. Possiamo tenerlo a bada in diversi modi e la dieta per il diabete è uno di questi.  Fate però attenzione a chi propone “cibi per diabetici” o “vitamine per diabetici”. Non ci sono evidenze scientifiche di questo tipo. Stesso discorso per gli integratori alimentari.  Se il tuo team di Medici ti ha indicato di prendere determinati tipi di vitamine ascolta il loro parere. In ogni caso, parla con il tuo Medico, perché potresti trovare tutte le vitamine e i minerali di cui hai bisogno negli alimenti naturali. Un ultimo consiglio extra, al di la della dieta per diabetico, è quello di muoversi sempre. Anche con piccole passeggiate, un po’ di stretching. Ma cerca di non avere una vita troppo sedentaria e cammina, fai sport, divertiti.  Cosa mangiare per il diabete Ecco cosa deve mangiare un diabetico , o almeno, cosa dovrebbe mangiare. Lo spiegano  i nostri esperti con questi piccoli consigli.  I carboidrati sono essenziali nella dieta. Scegli con saggezza. Ecco i tipi di carboidrati migliori se hai il diabete.  Cereali integrali, riso integrale, farina d’avena, quinoa, patate dolci.  Le verdure sono un ottimo alimento per chi soffre di diabete e ha bisogno di una dieta. Eccone alcune raccomandate. Prova cavoli, spinaci e rucola. Le verdure puoi mangiarle bollite, al vapore o anche grigliate.  Prova anche a variare i colori delle verdure che mangi, ad

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Celiachia unisalus

Cos’è la Celiachia?

Cos’è la Celiachia? Dopo aver mangiato alimenti con farine e cereali ti senti spesso gonfio? Sai cos’è la Celiachia? È una malattia che colpisce fino all’1% della popolazione. Leggi questo articolo e scopri da cosa viene causata, quali sono i sintomi e quali alimenti deve evitare chi è celiaco. INDICE Cos’è la Celiachia? A cosa è dovuta la Celiachia? Celiachia e Intolleranza al Glutine sono la stessa cosa? Sintomi Celiachia Conseguenze della Celiachia Celiachia non diagnosticata Vademecum del Celiaco Cos’è la Celiachia? La Celiachia è una malattia autoimmune che si verifica in persone geneticamente predisposte in cui l’ingestione di glutine provoca danni all’intestino tenue. Le malattie autoimmuni si verificano quando il sistema immunitario non funziona correttamente e attacca i tessuti e gli organi del corpo. Dunque, senza una dieta rigorosa e priva di glutine, l’infiammazione derivante dall’iperattività del sistema immunitario può causare un’ampia varietà di sintomi che coinvolgono molte parti del corpo. Si stima che colpisce 1 persona su 100, anche se si ritiene che il numero di diagnosi sia abbondantemente sottostimato. Le persone con un parente di primo grado celiaco (genitore, figlio, fratello) hanno un rischio di 1 su 10 di sviluppare la celiachia. Inoltre, la Celiachia può svilupparsi a qualsiasi età. Tendenzialmente, però, la Celiachia si sviluppa tra i 6 mesi e i 12 anni di vita. A cosa è dovuta la Celiachia? Quando le persone celiache mangiano glutine (proteina presente nel grano, nella segale e nell’orzo per esempio), nel loro corpo si attiva una risposta immunitaria che attacca l’intestino tenue. La sostanza che scatena la reazione è contenuta nel glutine e prende il nome di gliadina: quando questa sostanza viene introdotta nel corpo, mediante l’ingestione di alimenti contenenti glutine, provoca un’infiammazione a livello dei villi dell’intestino tenue, interferendo con l’assorbimento delle sostanze nutritive. Dal momento che queste sostanze  non riescono ad essere assorbite correttamente dal corpo, si determina l’insorgenza dei sintomi della malattia celiaca. Sintomi Celiachia I sintomi della Celiachia spesso non sono specifici e questo crea non pochi problemi nell’effettuazione della diagnosi. Normalmente, i sintomi caratteristici della Celiachia sono: diarrea dolore addominale gonfiore astenia, sensazione di stanchezza perdita di peso malassorbimento intestinale Infine, anche alcuni problemi neurologici sono associati alla Celiachia. Questi includono emicrania, depressione, disturbo da deficit di attenzione/iperattività e convulsioni ricorrenti (epilessia) Conseguenze della Celiachia non trattata La Celiachia non trattata, ossia la persona che non sa di essere celiaca o che non segue la dieta senza glutine, può portare a diversi disturbi a lungo termine. Disturbi quali: anemia da carenza di ferro patologie del sistema nervoso centrale e periferico insufficienza pancreatica linfomi intestinali e altri tumori gastrointestinali (tumori maligni) malfunzionamento della cistifellea manifestazione neurologiche (atassia, crisi epilettiche, demenza, emicrania, neuropatia, miopatia, leucoencefalopatia multifocale) altri disturbi autoimmuni eruzioni cutanee pruriginose (dermatite erpetiforme) difetti dello smalto dei denti affaticamento cronico dolori articolari scarsa crescita pubertà ritardata Celiachia non diagnosticata nel tempo La celiachia spesso non viene diagnosticata perchè molti dei suoi sintomi non sono specifici. Ciò dunque significa che può verificarsi sotto forma di molti disturbi. In media, una diagnosi di celiachia non viene fatta fino a 6-10 anni dopo l’inizio dei sintomi. Alcune persone, poi, non sono sintomatiche, ossia non manifestano alcun disturbo. È stato infatti calcolato che nella popolazione italiana il numero totale di celiaci si aggiri intorno ai 600mila, ma solamente 23mila sono le persone a cui è stata effettuata una precisa diagnosi di Celiachia. Tuttavia, le persone con Celiachia silente hanno proteine immunitarie nel sangue (anticorpi) che sono comuni nella celiachia. Hanno anche un danno infiammatorio al loro intestino tenue che può essere rilevato con biopsia. In un piccolo numero di casi, poi, la celiachia non migliora con una dieta priva di glutine e progredisce in una condizione chiamata sprue refrattaria. Questa è caratterizzata soprattutto da un’infiammazione cronica del tratto gastrointestinale, uno scarso assorbimento dei nutrienti e un aumento del rischio di sviluppare un tipo di cancro delle cellule immunitarie chiamato Linfoma a cellule T. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una visita per Celiachia?  Prenota tramite il pulsante qui sotto oppure chiama al numero 02.48013784. Puoi contattarci anche tramite la sezione contatti del nostro sito Prenota la tua visita

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