2023

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Chi può accedere alla cannabis terapeutica?

Chi può accedere alla Cannabis terapeutica? Salute Indice La cannabis terapeutica viene impiegata nel trattamento di decine di malattie, in particolare quelle neurodegenerative. Può essere usata per contrastare: Dolore cronico moderato-severo refrattario alle terapie farmacologiche attualmente disponibili; Analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali; Analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace; Effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali; Effetto stimolante l’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard; Effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali; Riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard. Qual è la normativa di riferimento? La normativa di riferimento è la Legge 94/98 del 2015. Il medico che prescrive tale tipologia di terapia deve occuparsi delle seguenti azioni: Sottoporre il paziente alla visita di terapia del dolore Acquisire il consenso informato e firmato dal paziente, che spieghi i rischi della terapia e possibili effetti collaterali Compilare la scheda di raccolta dati Predisporre il piano terapeutico per la prescrizione di cannabis indicando in tale piano preparazione, forma farmaceutica, modalità di assunzione e posologia della terapia. Utilizzo della Cannabis terapeutica Cannabis terapeutica per quali patologie? L’ elenco delle malattie (non esaustivo ma indicativo) per cui è possibile accedere all’uso terapeutico della Cannabis sono: Fibromialgia Sclerosi Multipla Dolori cronici e oncologici Cachessia Disturbi legati alla chemioterapia Glaucoma Sindrome di Tourette Per effettuare una visita con Medici Esperti del Centro Medico Unisalus, chiama il numero 02.48.013.784 oppure scrivici alla mail info@unisalus.it o sul form nella sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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microbiota intestinale unisalus

Microbiota Intestinale

Come si fa il test del microbiota intestinale? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute In questo Articolo Parliamo di: Prenota Esame Microbiota Il microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi presenti all’interno del nostro intestino. Per valutare la composizione del microbiota è presente un’apposito esame, che consente di valutare il microbiota sia in termini di composizione che di funzionalità. Leggi il nostro articolo se vuoi scoprire di più! Al termine dell’articolo, se vorrai, potrai prenotare il tuo test del Microbiota.  Cos’è il Microbiota Intestinale? Con questo termine si intende l’insieme dei miliardi di microrganismi presenti nel nostro tubo digerente. Rientrano in questa categoria i funghi, inclusi lieviti e muffe, i batteri e i protozoi che compongono il nostro microbiota. Il Microbiota Intestinale svolge, all’interno del nostro organismo, molteplici funzioni:  funzioni immunitarie funzione digestive aiuta nella biosintesi delle vitamine, specialmente nel caso della vitamina B12 regola il nostro metabolismo e la sensazione di sazietà Da cosa è influenzato? Ci sono molteplici fattori che possono influenzare la composizione del microbiota intestinale. Tra questi si annoverano: fattori ambientali assunzione di farmaci presenza di patologie quali depressione o insonnia Il fattore che più influenza la composizione è però quello rappresentato dall’alimentazione. Un’alimentazione sana, equilibrata, abbinata ad una buona dose di attività fisica permette infatti di mantenere in equilibrio il proprio microbiota.  Differenza tra Microbiota Intestinale e Microbioma Questi due termini vengono spesso, erroneamente, utilizzati come sinonimi. Si tratta in realtà di due termini aventi significati differenti.  Mentre il microbiota intestinale descrive la popolazione di microrganismi che presente nel nostro intestino, il termine microbioma intestinale descrive la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota. Esame del Microbiota Intestinale L’analisi del Microbiota Intestinale viene condotto mediante un’analisi delle feci. Questo esame consiste in un’indagine non invasiva che consente di rilevare segni di problemi gastrointestinali, inclusi disturbi come la sindrome dell’intestino irritabile, malattie infiammatorie intestinali e infezioni.  Il Test del Microbiota Intestinale consente, attraverso il semplice esame del campione di feci, di verificare la composizione del microbiota intestinale permettendo allo specialista di ottenere un quadro più dettagliato della composizione del nostro intestino. Questo esame viene condotto sempre dopo una raccolta di informazioni anamnestiche, che viene condotta dal medico specialista prima dell’effettuazione dell’esame. L’analisi del microbiota, d’altra parte, va oltre la semplice rilevazione di patologie. Non si tratta infatti di un’esame diagnostico, bensì di un esame che esamina la composizione e la diversità dei batteri intestinali, identificando squilibri che possono influire sulla salute generale. Un microbiota equilibrato è essenziale per una buona digestione, un sistema immunitario forte e persino l’umore. Alimentazione e Microbiota  Come abbiamo già detto, un’aspetto rilevante è quello correlato alla dieta dell’individuo. Ecco alcuni semplici consigli per mantenere in equilibrio il proprio microbiota: Consumare frutta, verdura, legumi e cereali non raffinati. Prediligere infatti alimenti contenenti elevate quantità di prebiotici aiuta a mantenere una maggiore diversità nella composizione microbica Evitare il consumo di alimenti contenenti elevate quantità di acidi grassi saturi poiché questi sono in grado di determinare l’insorgenza di alcune condizione quali, ad esempio, la Disbiosi Intestinale Adottare una dieta variegata ed equilibrata, che aiuta a mantenere una variegata biodiversità nel proprio intestino Praticare attività fisica. Studi hanno infatti evidenziato che lo sport contribuisce a migliorare la composizione del microbiota intestinale.  Quanto costa il test del Microbiota Intestinale? Presso il Centro Medico Unisalus è possibile eseguire il Test del Microbiota al costo di 250€.  Hai letto l’articolo e vorresti prenotare il tuo esame del Microbiota Intestinale?  Prenota la tua visita e il tuo esame tramite il pulsante qui sotto oppure chiama il n.0248013784. Puoi anche scriverci un’email a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito.  Prenota Esame Microbiota NEWS PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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bruciore ai piedi e fibromialgia

Bruciore ai piedi e Fibromialgia

Bruciore ai piedi e Fibromialgia Il bruciore ai piedi è un sintomo fastidioso che può essere associato a diverse condizioni, tra cui la Fibromialgia. Se vuoi scoprire di più su questo argomento, leggi ora il nostro articolo. Al termine potrai comodamente prenotare la tua visita per Fibromialgia.   Fibromialgia e bruciore ai piedi Il bruciore ai piedi rappresenta una problematica rilevante per molteplici persone. Questo disturbo cronico del sistema nervoso centrale colpisce infatti milioni di persone in tutto il mondo, e spesso è accompagnato da sensazioni dolorose e strane nei piedi. Molto spesso questa condizione è correlata alla Fibromialgia, una patologia reumatica particolarmente difficile da diagnosticare caratterizzata da un dolore cronico diffuso. Si tratta in particolare di un dolore polidistrettuale, che interessa quindi più parti del corpo quali, ad esempio, colonna vertebrale, spalle, braccia, polsi e appunto piedi. Sintomi di Bruciore ai Piedi nella Fibromialgia Le persone che soffrono di Sindrome Fibromialgica possono sperimentare una vasta gamma di sintomi, tra cui il bruciore ai piedi. Altri sintomi tipici della Fibromialgia possono essere: Stanchezza cronica Alterata o aumentata percezione del dolore Depressione o Ansietà Disturbi del sonno Questo dolore può variare da una sensazione di formicolio o pizzicore a una sensazione di calore eccessivo. È importante notare che il bruciore ai piedi nella Fibromialgia è spesso cronico e può essere difficile da gestire. Per questo motivo è fondamentale rivolgersi ad uno specialista che, a seguito di una visita, potrà indicare la miglior gestione e il miglior trattamento sulla base dei sintomi del paziente.  Cause Le cause esatte del bruciore ai piedi nella Fibromialgia non sono completamente comprese, ma alcuni fattori possono contribuire a questo sintomo. La Fibromialgia è caratterizzata, infatti, da una sensibilità aumentata ai segnali del dolore, e ciò potrebbe rendere i piedi particolarmente sensibili alle sensazioni di bruciore. Alla base dell’insorgenza di questa sindrome si ritiene vi siano, tra le altre, cause di tipo genetico e ambientale. Alcuni fattori, quali riattivazione immunitaria da parte di virus herpetici o disordini endocrini, possono concorrere all’insorgenza della Fibromialgia. Gestione del Bruciore ai Piedi nella Fibromialgia La gestione del bruciore ai piedi nella Fibromialgia può essere sfidante, ma esistono diverse strategie che possono aiutare a migliorare la qualità della vita. La Fibromialgia può essere trattata mediante l’Ozonoterapia. Questo approccio terapeutico viene indicato dallo specialista di Terapia del Dolore sulla base delle evidenze emerse in sede di visita. Un ulteriore terapia che può aiutare per la Fibromialgia è rappresentata dall’agopuntura. Questa terapia infatti permette una corretta gestione del dolore causato dalla sindrome Fibromialgica. Altri consigli utili per gestire il bruciore dei piedi nella Fibromialgia possono essere: Rivolgersi ad fisioterapista che può suggerire esercizi mirati per migliorare la forza e la flessibilità dei muscoli dei piedi. Adottare uno stile di vita sano: Mantenere uno stile di vita sano con una dieta equilibrata e regolare attività fisica può contribuire a ridurre i sintomi. Gestire correttamente lo stress: La gestione dello stress può essere cruciale per le persone con Fibromialgia, poiché lo stress può aggravare i sintomi. In conclusione, il bruciore ai piedi nella Fibromialgia è un sintomo comune che può essere gestito efficacemente con il supporto del tuo medico e una combinazione di trattamenti. Consulta sempre uno specialista di Terapia del Dolore per una diagnosi accurata e un piano di trattamento personalizzato. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una visita per Fibromialgia? Prenota comodamente tramite il pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scriverci all’indirizzo email info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito.  Prenota la tua visita

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placche alle tonsille

Placche alle tonsille

Placche alle tonsille​ Salute Indice Le placche alle tonsille rappresentano un disturbo comune, e sono spesso accompagnate da sintomi come mal di gola, difficoltà a deglutire e febbre.  Questo articolo approfondirà le cause principali delle placche alla gola, i sintomi, i rimedi efficaci e le strategie di prevenzione, fornendo una guida completa per comprendere e affrontare questa condizione. Cosa sono le placche alle tonsille? Le placche alle tonsille sono depositi biancastri o giallastri che si formano sulla superficie delle tonsille, spesso causati da un’infiammazione o un’infezione. Sono l’espressione di un processo infiammatorio che può colpire non solo le tonsille, ma anche la gola, il palato molle e l’ugola. Per determinare la natura e la causa è necessaria una diagnosi accurata. Il medico potrebbe eseguire un tampone faringeo per identificare eventuali batteri, come lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A, o richiedere esami del sangue per escludere infezioni virali come la mononucleosi. Questo disturbo, noto anche come placche alla gola, può essere accompagnato da dolore alla gola, febbre e difficoltà a deglutire. Le cause e i sintomi possono essere variegati e di seguito troverai una disamina dei più comuni. Un trattamento adeguato è essenziale per evitare complicazioni come ascessi peritonsillari o febbre reumatica. Sintomi delle placche alle tonsille I sintomi associati alle placche alle tonsille variano a seconda della causa, ma includono spesso: Macchie bianche o giallastre sulle tonsille: visibili durante un’osservazione diretta della gola. Mal di gola: che può essere lieve o intenso. Difficoltà a deglutire: dovuta all’infiammazione e al gonfiore delle tonsille. Alitosi: spesso presente a causa dell’accumulo di batteri. Febbre: un segnale comune di infezione in corso. Ingrandimento dei linfonodi del collo: indice di una reazione immunitaria. Cause delle placche alle tonsille Le placche possono derivare da diverse condizioni, tra cui: 1. Infezioni virali Le infezioni virali, come il comune raffreddore, l’influenza o la mononucleosi, sono cause frequenti di placche alle tonsille. Questi agenti patogeni tendono a scatenare una reazione immunitaria che provoca l’accumulo di materiale purulento sulle tonsille. Spesso, queste infezioni sono accompagnate da sintomi sistemici come febbre leggera, malessere generale e congestione nasale. 2. Infezioni batteriche Un’infezione batterica, come quella causata dallo streptococco di gruppo A, è una delle principali responsabili delle placche alle tonsille. In questi casi, le placche sono solitamente più estese e accompagnate da febbre alta, dolore acuto alla gola e ingrossamento dei linfonodi cervicali. Se non trattate adeguatamente, le infezioni batteriche possono portare a complicanze come ascessi peritonsillari, che richiedono un drenaggio chirurgico, o febbre reumatica, una condizione che può colpire il cuore e le articolazioni. La diagnosi tempestiva e il trattamento con antibiotici sono essenziali per evitare tali complicazioni. 3. Tonsillite La tonsillite è un’infiammazione delle tonsille che può essere di origine virale o batterica. Nei casi più gravi, la presenza di placche è accompagnata da un marcato gonfiore delle tonsille, difficoltà respiratorie e disfagia. Questa condizione richiede spesso una valutazione medica per stabilire il trattamento adeguato. 4. Altre cause Le placche possono essere associate anche a condizioni meno comuni, come la tonsillite cronica, che determina un’infiammazione persistente delle tonsille con episodi ricorrenti di infezione. Inoltre, una scarsa igiene orale o l’esposizione a sostanze irritanti come il fumo di sigaretta possono favorire l’accumulo di batteri e la formazione di placche. Rimedi per le placche alle tonsille Il trattamento delle placche alle tonsille dipende strettamente dalla causa sottostante e deve essere sempre guidato da un medico. Nel caso di infezioni batteriche, gli antibiotici rappresentano la terapia di elezione, in grado di eliminare l’agente patogeno e ridurre rapidamente i sintomi. In caso di infezioni virali, il trattamento mira a gestire i sintomi: antinfiammatori e analgesici possono essere prescritti per alleviare il dolore e migliorare la deglutizione, mentre il riposo e un’adeguata idratazione sono fondamentali per sostenere il sistema immunitario. Nei casi più complessi, come tonsilliti ricorrenti o ascessi peritonsillari, il medico può valutare l’opportunità di un intervento chirurgico di tonsillectomia. Questo approccio è particolarmente indicato per prevenire episodi futuri e migliorare la qualità di vita del paziente. Prevenzione delle placche alla gola La prevenzione delle placche alla gola richiede alcune semplici ma efficaci abitudini quotidiane per ridurre il rischio di infezioni e mantenere il benessere del cavo orale e della gola. È fondamentale mantenere una buona igiene orale, lavando i denti almeno due volte al giorno con un dentifricio di qualità e utilizzando il filo interdentale per rimuovere i residui di cibo tra i denti. L’uso regolare di un collutorio antibatterico può aiutare a eliminare i batteri che potrebbero accumularsi nella bocca, riducendo così il rischio di infiammazioni. Anche lavarsi frequentemente le mani è un gesto essenziale per prevenire la formazione di placche alla gola, poiché riduce il rischio di contrarre infezioni batteriche o virali che potrebbero coinvolgere il cavo orale. Durante i periodi di maggiore incidenza di influenze e raffreddori, è importante evitare il contatto diretto con persone malate o con oggetti contaminati. Evitare il fumo e l’esposizione a sostanze irritanti come polveri o sostanze chimiche aggressive è un ulteriore passo per proteggere la salute della gola. Questi agenti irritanti possono indebolire le difese naturali del tessuto orofaringeo, rendendolo più suscettibile alle infezioni. Infine, mantenere uno stile di vita sano, che includa un’alimentazione equilibrata ricca di vitamine, può rafforzare il sistema immunitario e contribuire a prevenire problemi come le placche alla gola. Quando rivolgersi al medico È consigliabile consultare un medico se: I sintomi persistono per più di 3-4 giorni. La febbre supera i 38°C. Si manifestano difficoltà respiratorie o gonfiore marcato. Il dolore è molto intenso o si estende alle orecchie. Il medico potrebbe eseguire un tampone faringeo per identificare la causa dell’infezione e prescrivere il trattamento più adeguato. In conclusione Le placche alle tonsille sono un disturbo comune ma che può nascondere cause importanti, come infezioni batteriche o complicazioni legate a infiammazioni croniche. Una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato sono fondamentali per evitare complicanze e migliorare la qualità di vita. Se stai riscontrando sintomi persistenti o hai dubbi sulla tua condizione, affidati a uno specialista. Prenota una visita otorinolaringoiatrica

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Come capire se si ha l’HIV?

Come capire se si ha l’HIV? Una percentuale molto elevata di persone non è a conoscenza di aver contratto il virus dell’HIV, quindi è importante chiedersi: come capire se si ha l’HIV? L’HIV (virus dell’immunodeficienza acquisita) è un virus che attacca e distrugge i globuli bianchi, in particolare i linfociti CD4, responsabili della risposta immunitaria del nostro organismo. Questo provoca un’infezione chiamata AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita). Fa parte della (purtroppo) lunga lista della malattie veneree. HIV Esistono due tipo di virus HIV capaci di causare l’AIDS: HIV di tipo 1: presente in tutto il mondo e, in Italia, il maggior responsabile di AIDS HIV di tipo 2: meno aggressivo ed è presente solo in alcune aree come: Africa occidentale, America Meridionale e India Non ha dei sintomi specifici, ma si manifesta attraverso gli effetti che provoca al sistema immunitario. La presenza di anticorpi anti-HIV nel sangue viene nominata come sieropositività all’HIV. Una volta entrato nell’organismo, può infatti rimanere dormiente oppure moltiplicarsi e infettare le altre cellule. Come accennato in precedenza, il virus attacca i linfociti CD4, linfociti della risposta immunitaria, integrandosi al loro patrimonio genetico, moltiplicandosi e danneggiandoli. In seguito si riversa nel sangue, attaccando altri linfociti CD4 fino alla loro progressiva diminuzione. L’HIV è una delle malattie sessualmente trasmissibili più conosciute. Per scoprire di più puoi anche leggere qui il nostro articolo sulle malattie sessualmente trasmissibili più diffuse durante l’estate. AIDS Prima di vedere come capire se si ha l’HIV parliamo dell’AIDS. Vedremo come in realtà HIV e AIDS sono due cose distinte e non la stessa, come molti credono. L’AIDS è causato dal virus dell’HIV. Il contagio avviene quando si viene a contatto con una lesione della cute oppure con liquidi corporei contaminati. Lesioni cute: Tagli Ferite Abrasioni Fluidi corporei che possono determinare il contagio: Sperma Secrezioni vaginali Sangue Altri fluidi possono contenere il virus, ma senza essere contagiosi. Tra questi troviamo: Saliva Lacrime Urina E’ stato accertato che il contagio può avvenire da madre a figlio prima della nascita e tramite allattamento. Come capire se si ha l’HIV: i sintomi I sintomi del virus si dividono in tre fasi: fase acuta, asintomatica e sintomatica. Bisogna dire che i sintomi non bastano per rispondere alla nostra domanda iniziale su come capire se si ha l’HIV. Fase Acuta Circa 1-4 settimane dopo aver contratto l’infezione da HIV, oltre l’80% dei casi avverte questi sintomi: Febbre Gola infiammata Linfonodi ingrossati Emicrania Dolori articolari Dolori muscolari Eruzioni cutanee Presi singolarmente questi sintomi non rispecchiano una sintomatologia specifica, ma la loro combinazione deve porre un sospetto clinico. Ovviamente senza un test specifico per l’HIV non è sufficiente per diagnosticare la malattia. Durante questa fase dell’infezione, il sistema immunitario subisce un danno maggiore. Questo danno sarà causa dello stato infiammatorio cronico che caratterizza l’HIV. Le persone in fase acuta sono quelle che hanno maggior capacità di trasmettere il virus dell’HIV, sia perché spesso ignare di averlo contratto sia perché la carica virale presente nel sangue è molto elevata. Fase asintomatica Quando termina la fase acuta, gran parte delle persone iniziano spontaneamente a sentirsi meglio. Infatti, il virus potrebbe non causare alcun problema per 8-10 anni. Nonostante questa situazione, il virus continua a danneggiare il sistema immunitario.  Fase sintomatica Nella fase sintomatica il sistema immunitario presenta una forte compromissione. Sono probabili quindi gravi infezioni batteriche che normalmente sarebbero semplici da combattere. Queste infezioni vengono definite infezioni opportunistiche.  Le infezioni opportunistiche causano: perdita di peso febbre sudorazione notturne diarrea tosse malattie gravi Anche l’AIDS ha delle infezioni opportunistiche che si manifestano una volta che le difese dell’organismo e il numero dei linfociti CD4 scende sotto la soglia di 500/mm3. Le patologie più frequenti sono: esofagite da Candida Albicans Toxoplasmosi Sarcoma di Kapaosi Cosa fare se si pensa di avere l’HIV? Il virus è molto labile fuori dall’organismo, quindi se si ha una contaminazione involontaria con liquidi biologici infetti i comuni disinfettanti possono distruggere il virus. Tuttavia è importantissimo essere certi di non aver contratto il virus dell’HIV, dato che come detto non da sintomi specifici. Gli individui che non vengono curati, nella maggior parte dei casi, sviluppano l’AIDS.  La diagnosi per la ricerca degli anticorpi HIV si fa circa un mese dopo dal possibile contagio. Questo lasso di tempo è chiamato periodo finestra ed è il tempo necessario per la produzione degli anticorpi da parte dell’organismo. Come capire se si ha l’HIV: la diagnosi Per scoprire se si ha l’HIV la diagnosi può avvenire in diversi modi: test rapido su saliva o tramite pungidito test HIV con esame del sangue per la ricerca degli anticorpi, da eseguire dopo un mese dal contagio e da ripetere dopo tre mesi (test HIV di terza generazione) prelievo di sangue con test combinato, con dosaggio degli anticorpi anti-HIV e di una proteina prodotta dal virus.   Se ti stai chiedendo se l’HIV si vede dalle analisi del sangue semplici la risposta è no. Bisogna infatti eseguire test specifici. Questi test per l’HIV devono essere inoltre eseguiti dopo periodo finestra come abbiamo visto poco sopra. C’è da specificare che sono ora disponibili dei test di quarta generazione che si possono fare 40 giorni dal contatto a rischio, ma che a differenza dei precedenti non devono essere ripetuti dopo tre mesi.  Queste sono le linee guida del Ministero della Salute. Inoltre, raccomandiamo di astenersi da rapporti sessuali o comunque di avere rapporti sessuali protetti nel caso abbiate avuto un contatto a rischio. Questo consiglio vale anche prima del periodo finestra in cui l’infezione è visibile mediante anticorpi perché, nel caso avessi contratto l’HIV, l’individuo è in ogni caso in grado di contagiare. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare il tuo esame per l’HIV? Prenota tramite il pulsante qui sotto oppure chiama il n.0248013784. Puoi anche scriverci all’indirizzo email info@unisalus.it oppure scriverci tramite la sezione contatti del nostro sito.  Prenota Esame MST

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glicemia

Glicemia

Glicemia Salute Indice Cosa può influenzare il valore di glicemia? Il valore della glicemia dipende dall’azione di due specifici ormoni. Ci sono però alcuni aspetti che possono contribuire ad influenzare questo valore. Tra questi si annoverano: Differenti momenti della giornata, fisiologicamente la glicemia tende ad aumentare dopo un pasto mentre diminuisce nelle ore di digiuno o al risveglio Alimentazione Stile di vita Attività fisica Cosa vuol dire avere valori di glicemia alti? Valori glicemici elevati potrebbero indicare la presenza di diabete o di altre patologie. Se presenti valori di glicemia elevati è bene consultare un medico che possa indicare al paziente la terapia migliore per la sua condizione. L’attività di prevenzione, associata ad un pronto riconoscimento dei sintomi ed una diagnosi precoce, sono fondamentali al fine di evitare l’instaurarsi di patologie nell’individuo. Come controllare la glicemia Per mantenere sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue è possibile adottare alcuni semplici accorgimenti. Tra questi si annoverano: Ridurre l’assunzione di zuccheri semplici Seguire una dieta con ridotto quantitativo di alimenti ad alto indice glicemico Consumare alimenti quali frutta, verdura e legumi Praticare una regolare attività fisica Mantenere monitorati i livelli di glucosio nel sangue  E’ sempre consigliato rivolgersi ad un medico specialista se si sospetta di soffrire di diabete, in maniera tale che il professionista possa consigliare al paziente i migliori accorgimenti al fine di controllare la patologia. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Diabetologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Diabetologica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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