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Massaggio Neonatale

Massaggio Neonatale Salute Indice Hai partorito da poco? Hai mai sentito parlare dell’importanza del massaggio infantile? Il massaggio infantile è un’esperienza che permette di favorire uno stato di benessere e rilassamento nel bambino e nel genitore. INDICE Cos’è il massaggio infantile? A cosa serve il massaggio neonatale? Come si svolge? Perché è importante? Come si svolge il corso massaggio infantile? Preparazione al corso Quando fare massaggio infantile? Cos’è il massaggio infantile? Il massaggio infantile non è una tecnica, né una terapia, bensì si tratta di un modo piacevole e rilassante per stabilire un contatto profondo con il proprio bambino. Il massaggio del bambino è un’esperienza che presenta molteplici aspetti positivi, sia per il bambino ma anche per i genitori. Numerosi studi hanno infatti evidenziato che il massaggio infantile presenta benefici sia dal punto di vista psicologico che dal punto di vista fisico, permettendo al bambino di entrare in contatto con il proprio corpo tramite la semplice arte del tatto. A cosa serve il massaggio neonatale? Il massaggio infantile consente di: Favorire il legame di attaccamento tra la madre e il bambino Favorire uno stato di benessere e rilassamento nel bambino e nel genitore Promuovere nel bambino la conoscenza delle varie parti del corpo, aiutandolo ad acquisire un’equilibrata immagine di se Favorire il contatto e la comunicazione profonda Prevenire il disagio delle coliche gassose Alleviare e dare sollievo agli eventuali stress prenatali Stimolare, fortificare e regolarizzare il sistema circolatorio, respiratorio, muscolare, immunitario e gastrointestinale del neonato Sostenere l’arte di essere genitori Sostenere il bambino e i genitori in presenza di disturbi del ritmo sonno/veglia Il massaggio infantile ha inoltre effetti positivi anche sui genitori, in quanto consente di migliorare gli esiti di allattamento al seno e permette di ridurre il rischio di depressione post-partum. Come si svolge? Lo scopo del massaggio neonatale è quello di favorire il legame tra i genitori e il piccolo, aiutandolo a sentirsi a proprio agio quando viene toccato e ad abituarsi all’ambiente extrauterino. Inizialmente, l’approccio migliore è il contatto pelle a pelle con la madre, dal momento che questo contatto infonde calore e un senso di sicurezza nel bambino. E’ importante quindi che la madre inizi a stimolare fin da subito la pelle, massaggiandola e frizionandola delicatamente. L’ostetrica, durante la prima seduta, incoraggerà i genitori ad inserire la pratica del massaggio come esperienza quotidiana, anche per regalarsi dei momenti di ascolto reciproco e piacevolezza che esulano dal semplice accudimento. Perché è importante? L’importanza dei massaggi neonatali deriva dal fatto che, con il parto, il piccolo è costretto ad abbandonare l’ambiente ovattato e protetto che lo ha contenuto per i primi nove mesi di vita endouterina. Nonostante questo passaggio possa considerarsi traumatico per il bambino, questi è comunque pronto a rispondere agli stimoli del mondo esterno grazie ai sensi, che già possiede fin dal momento della nascita. Se potrà utilizzare liberamente questi sensi il bambino sarà in grado di soddisfare i suoi bisogni, sarà più reattivo nei confronti dell’ambiente esterno e risulterà in grado di lottare per ottenere ciò che desidera e di cui ha bisogno. Il bambino appena nato si aspetta di essere accolto, contenuto e nutrito esattamente come lo era nell’utero materno; in tal senso, il massaggio infantile, consente di ridurre l’impatto che questo brusco cambiamento ha nei confronti del bambino e dei suoi genitori. Come si svolge il corso massaggio infantile? Il corso si sviluppa generalmente nell’arco di 3 incontri, di circa un’ora ciascuno. Durante le sedute, l’ostetrica coinvolge i genitori e il bambino in un percorso sensoriale volto a creare un maggior contatto tra il piccolo e i suoi genitori, aiutando questi ultimi a comprendere anche i segnali non verbali che manda il neonato. L’Ostetrica illustrerà ai genitori le tecniche del massaggio su una bambola e sarà poi il genitori stesso a effettuare il massaggio sul corpo del bambino. Oltre a seguire i genitori durante i primi massaggi, l’Ostetrica indicherà ai genitori l’importanza di questa esperienza e fornirà a mamme e papà tutte le indicazioni necessarie per continuare poi questa esperienza a casa. Preparazione al corso Per la preparazione al corso di massaggio infantile è necessario, per la mamma, indossare un abbigliamento comodo mentre per il bambino si consiglia di portare con sé un cambio pannolino. Si consiglia inoltre di portare olio di mandorle. Quando fare massaggio infantile? La risposta a questa domanda è quindi semplice: il massaggio infantile si può iniziare quando sei pronta tu! Non ci sono limiti di età per il massaggio infantile, anche se è consigliato eseguirlo soltanto dopo il primo mese di vita per consentire la completa cicatrizzazione del cordone ombelicale. Quando ti sentirai pronta ad uscire di casa con il tuo bambino e vorrai effettuare delle sedute di massaggio infantile, non esitare a contattare il Centro Medico Unisalus di Milano. Saremo a tua disposizione per seguirti passo passo in questa nuova esperienza.  Prenota Visita News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Elettrocardiogramma: cos’è e come si svolge

Elettrocardiogramma: cos’è e come si svolge? Cardiologia Indice L’Elettrocardiogramma è un esame diagnostico che, attraverso l’utilizzo di un macchinario chiamato elettrocardiografo, studia il ritmo cardiaco e l’attività elettrica del cuore. Questo esame, indolore e non invasivo, permette al cardiologo di analizzare lo stato di salute del cuore e di identificare eventuali problematiche, come aritmie o infarti del miocardio, grazie alla lettura del tracciato cardiaco. Spesso viene richiesto anche come esame preventivo per lo svolgimento di attività sportive. Cos’è l’Elettrocardiogramma? L’elettrocardiogramma è un importante esame strumentale che permette di valutare lo stato di salute del cuore, attraverso lo studio del ritmo cardiaco e dell’attività elettrica. L’ECG permette di tenere sotto controllo lo stato del cuore e di verificare la presenza o l’andamento di patologie cardiache come: Aritmie Infarto del miocardio Anomalie di atrio o ventricolo Sofferenza coronarica L’esame si basa sull’utilizzo di un macchinario, l’elettrocardiografo, che registra l’attività cardiaca e la riproduce tramite un tracciato cardiaco cartaceo. Il tracciato cardiaco viene letto dal cardiologo in modo da capire in che stato è il cuore e se presenta anomalie. Tipologie di ECG È possibile individuare tre tipologie di elettrocardiogramma, e sono: ECG a riposo ECG dinamico secondo Holter ECG sotto sforzo L’ECG a riposo, generalmente considerato come esame standard, prevede che il paziente svolga l’esame mentre è sdraiato su un lettino. Durante l’ECG dinamico secondo Holter invece, noto anche come Holter cardiaco, si monitora l’attività cardiaca in un lasso di tempo che solitamente è di 24 ore. Quest’analisi continua si esegue grazie all’utilizzo di un registratore portatile ed è utilizzata principalmente per lo studio delle aritmie cardiache. Infine, l’ECG sotto sforzo prevede che il paziente svolga un’attività fisica durante l’esame, come camminare sul tapis roulant o pedalare su una cyclette, ed è utile nell’analisi di patologie cardiache latenti. A cosa serve l’Elettrocardiogramma? L’elettrocardiogramma permette al cardiologo di rilevare diverse patologie legate al cuore, e più in generale a monitorare il suo stato di salute. Principalmente, lo svolgimento di questo esame si dimostra utile nei seguenti casi: Valutare la presenza di aritmie cardiache Individuare un’ischemia o un infarto del miocardio Individuare coronaropatie o malattie delle coronarie Verificare la presenza di alterazioni strutturali delle cavità cardiache (cardiomiopatia dilatativa, cardiomiopatia ipertrofica, Ipertrofia ventricolare sinistra, cuore ingrossato) Monitorare gli esiti di un precedente attacco di cuore. Individuare la presenza di alterazioni della conduzione elettrica (sindrome del QT lungo, blocchi di branca) Quando fare l’ECG? Il medico può prescrivere l’elettrocardiogramma al cuore qualora si presentino alcuni sintomi, quali: Dolore al petto Tachicardia ovvero battito del cuore accellerato Difficoltà respiratorie (affanno o respiro corto) Vertigini e sensazione di stordimento Sensazione di spossatezza non giustificata Inoltre, l’elettrocardiogramma può essere richiesto come esame di controllo per ottenere l’abilitazione a praticare attività fisiche e sportive. Come si svolge l’ECG? Il medico fa spogliare parzialmente il paziente, in modo da liberare il torace e le caviglie. In seguito, degli elettrodi adesivi sono posizionati su petto, polsi e caviglie; questi elettrodi sono collegati attraverso dei fili elettrici all’elettrocardiografo. L’esame comincia quando viene attivato l’elettrocardiografo, e, in base alla tipologia di ECG, questo può essere svolto con il paziente disteso sul lettino o mentre pratica attività fisica (tapis roulant, cyclette). Durante lo svolgimento dell’esame, gli elettrodi rilevano l’attività elettrica del cuore producendo i risultati sotto forma di un tracciato grafico cartaceo. L’esame dura generalmente 5-10 minuti, a meno che non si tratti di Holter cardiaco, che dura invece 24 ore. Al termine dell’esame il medico rimuove gli elettrodi e stampa il tracciato, in modo che possa essere valutato da un cardiologo. Controindicazioni e rischi Elettrocardiogramma Generalmente questo metodo diagnostico si presenta come sicuro e non invasivo; l’unica problematica, di lieve entità, potrebbe essere legata ad un lieve arrossamento della cute nella zona in cui sono stati applicati gli elettrodi. Per questo motivo, prima di svolgere l’esame è consigliabile consultare il proprio medico, in modo da escludere qualsiasi complicazione. Norme di preparazione Per questa tipologia di esame non sono previste specifiche norme di preparazione. Tuttavia, è importante segnalare al medico la presenza di patologie o eventuali farmaci che si stanno assumendo. Se hai bisogno di un check-up completo, non esitare a contattarci! Prenota ECG News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Logopedista chi è e di cosa si occupa?

Chi è il Logopedista e di cosa si occupa? Chi è il logopedista Il logopedista è il professionista sanitario che si occupa della valutazione e della riabilitazione dei disturbi della comunicazione e della deglutizione in età adulta e pediatrica. Non si tratta dunque di un medico ma di un terapista che si dedica all’abilitazione delle funzioni non ancora comparse o non pienamente sviluppate (ad es. il linguaggio nei bambini), o alla riabilitazione delle funzioni compromesse in seguito ad un evento acuto o a una patologia degenerativa, ad esempio il recupero del il linguaggio dopo un evento ischemico. Con buona approssimazione possiamo pensare al logopedista come a un fisioterapista della parola; un professionista che attraverso gli opportuni esercizi aiuti il paziente ad acquisire o a recuperare la migliore autonomia comunicativa e deglutitoria possibile. Di cosa si occupa il logopedista? Il campo in cui il logopedista dispiega la sua attività è assai vasto e diversificato. Senza pretendere di essere esaustivi, in ambito pediatrico possiamo distinguere i disturbi del linguaggio e i disturbi dell’apprendimento. Mentre i primi vengono in genere diagnosticati in età prescolare e possono consistere in una scarsa intellegibilità del linguaggio parlato dal bambino, causati dall’incapacità di articolare alcuni suoni o in una “povertà” del linguaggio medesimo causata dalla conoscenza di poche parole, i disturbi dell’apprendimento si evidenziano nei primi anni della scuola elementare e consistono nella difficoltà di acquisire le abilità strumentali della lettura, della scrittura e del calcolo. Per quanto riguarda l’età adulta è opportuno distinguere i disturbi della voce, da quelli del linguaggio e della deglutizione. I primi costituiscono una famiglia assai variegata, si va infatti dalle disfonie funzionali, ovvero quelle causate da un cattivo uso della voce tipiche degli insegnanti, a quelle organiche provocate da una lesione acquisita o congenita (noduli o polipi). Si annoverano inoltre le disfonie neurologiche, tra cui le alterazioni della voce presenti nel morbo di Parkinson o nella sclerosi multipla e a quelle chirurgiche (le alterazioni della voce susseguenti a un intervento di asportazione totale o parziale della laringe). Per quanto riguarda i disturbi del linguaggio l’intervento del logopedista risulta di fondamentale importanza soprattutto nei casi di eventi vascolari acuti localizzati nell’emisfero sinistro del cervello con conseguente compromissione delle capacità comunicative del paziente. Infine, per quanto riguarda i disturbi della deglutizione, essi possono insorgere sia a causa di eventi vascolari acuti (ictus), che a causa di malattie neurodegenerative o oncologiche. In questi casi, il compito del logopedista consiste anzitutto nel consentire al paziente di nutrirsi in sicurezza, valutando quali consistenze di cibi scegliere e quali evitare, per poi aiutarlo, laddove possibile a riacquisire la migliore funzionalità deglutitoria possibile. Si tratta, come si può vedere, di campi estremamente ampi e differenti che richiedono competenze approfondite e specializzate. Ciò comporta che ogni logopedista finisca per specializzarsi in un settore piuttosto che in un altro, grazie a corsi di formazione e percorsi accademici di specializzazione e, soprattutto, in virtù dell’esperienza lavorativa. Quando andare dal logopedista In genere, il paziente viene inviato dal logopedista per un percorso riabilitativo dal medico competente. Per quanto riguarda l’età evolutiva un’importante funzione sentinella è esercitata dal pediatra, che grazie al suo contatto costante col bambino è in grado di verificare se le funzioni linguistiche si sviluppano secondo la tempistica corretta. Per quanto riguarda l’età adulta, gli specialisti con i quali il logopedista interagisce maggiormente sono l’otorino, per ciò che concerne i disturbi della voce e della deglutizione e il neurologo, per quanto riguarda disturbi del linguaggio, della voce e della deglutizione.      Hai letto l’articolo e vorresti prenotare un incontro con il logopedista? Prenota tramite il pulsante qui sotto oppure chiama il n.0248013784. Puoi contattarci anche tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota la tua visita

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Stitichezza

Cosa fare quando si ha stitichezza? Salute Indice Sai quali sono i sintomi della stitichezza? Lo sapevi che questa (è) può essere correlata anche alla Disbiosi Intestinale? La stitichezza consiste nell’incapacità di espellere le feci e si presenta con difficoltà nell’evacuazione intestinale e gonfiore addominale. (E’ inoltre) quando è correlata alla Disbiosi Intestinale ma, come vedremo nell’articolo, un test può aiutare nell’elaborazione di una diagnosi. Cos’è la stitichezza? La Stitichezza, o Stipsi, è un disturbo (gastro)intestinale caratterizzato da una scarsa e(d) insufficiente evacuazione intestinale, con conseguente sensazione di incompleto svuotamento intestinale. (Non si tratta di una patologia, bensì di un sintomo.) Si tratta di una problematica molto frequente, che colpisce fino al 15% della popolazione, con una maggiore prevalenza delle persone di sesso femminile. La Costipazione può interessare persone di qualsiasi fascia d’età, anche se generalmente colpisce individui con più di 65 anni d’età. Può interessare in minor misura i bambini. Esistono fondamentalmente due differenti tipologie di stitichezza: la stipsi acuta, definita anche transitoria, si caratterizza per una durata della sintomatologia breve, di pochi giorni. Può essere dovuta ad improvvisi cambiamenti nello stile di vita, come viaggi o nuove abitudini alimentari, e generalmente si risolve senza particolari problematiche. La Stipsi cronica, al contrario, è una patologia che (può protrarsi anche) si protrae nel tempo ed è determinata dalla presenza di disfunzioni motorie intestinali e/o anorettali. In caso di Stipsi cronica, è importante rivolgersi al medico (specialmente se la sintomatologia si protrae nel tempo). Cause della Stitichezza Le cause di Stipsi possono essere molteplici. In caso di stipsi acuta le cause potrebbero essere correlate a: recenti interventi chirurgici cambi di luogo e abitudini alimentari, a causa per esempio di viaggi o trasferte di lavoro gravidanze periodi di forte stress In questo caso potrebbe essere sufficiente far “ambientare” il nostro corpo alla nuova situazione affinché la sintomatologia regredisca da sola. Anche nel caso di Stipsi cronica si possono annoverare molteplici cause (della stipsi), fra le quali: disfunzioni motorie e/o intestinali patologie gastrointestinali come diverticolite e colon irritabile, altre patologie come morbo di Parkinson, diabete e pregressi ictus Abuso di (lassativi) farmaci come: antidepressivi, antiacidi, antidolorifici Fattori di rischio Stipsi Tra i fattori di rischio della Stipsi troviamo: Dieta povera di fibre Sedentarietà e ridotta attività fisica Assunzione di farmaci Disidratazione o ridotta assunzione di liquidi intolleranze alimentari, come per esempio l’intolleranza al lattosio Stitichezza sintomi I sintomi della stitichezza più frequenti sono: Ridotta frequenza nell’evacuazione (meno di 3 evacuazioni alla settimana) presenza di feci dure sensazione di evacuazione incompleta sensazione di gonfiore addominale meteorismo dolori e crampi allo stomaco Talvolta a questi sintomi possono essere associati anche nausea, (iperacidità gastrica) reflusso gastro-esofageo e apatia. Stitichezza e Disbiosi Stitichezza e Disbiosi Intestinale sono problematiche strettamente correlate tra loro. (Oltre infatti a(d) essere la) La Stipsi è uno (dei) tra i sintomi (caratterizzanti la) presenti nella Disbiosi Intestinale (, queste due patologie sono correlate dalla stessa sintomatologia e, in alcuni casi, dagli stessi fattori di rischio.) e spesso le due patologie hanno cause comuni. Sia in presenza di stitichezza che in presenza di Disbiosi vengono infatti riferiti sintomi di tipo gastrointestinale quali gonfiore e sensazione di pesantezza. In entrambi i casi, potrebbe essere fondamentale conoscere la composizione del Microbiota Intestinale, al fine di individuare la miglior terapia. Questo esame, pur non avendo un fine diagnostico, è in grado infatti di valutare la salute del microbiota intestinale, fornendo informazioni dettagliate sulla composizione dei batteri presenti nell’intestino. Si tratta di un esame semplice, di facile esecuzione, che permette allo specialista di conoscere in modo approfondito la composizione dell’ecosistema intestinale. Se vuoi scoprire di più sul test del Microbiota Intestinale, ti invitiamo a leggere il nostro articolo “Test Microbiota Intestinale” a questo link. Diagnosi La diagnosi di Stipsi viene effettuata dal medico sulla base dell’anamnesi del paziente e dei sintomi descritti. Il medico, in sede di visita, valuterà i sintomi attraverso un esame obiettivo e raccoglierà informazioni circa lo stile di vita, le abitudini alimentari e la dieta del paziente. Valuterà inoltre la presenza di problemi correlati a depressione o periodi di stress, che potrebbero essere correlate a questa sintomatologia. Lo specialista potrà inoltre consigliare l’effettuazione di alcuni esami diagnostici al fine di ottenere un miglior quadro d’insieme della sintomatologia. Trattamenti Sulla base della sintomatologia e dei risultati degli esami eseguiti, lo specialista gastroenterologo potrà prescrivere la terapia più appropriata. Lo specialista potrebbe inoltre consigliare inoltre al paziente di sottoporsi ad una visita con uno specialista dell’alimentazione, in maniera tale che questi possa illustrare al paziente la dieta più opportuna sulla base delle sue condizioni. Prevenzione della Stipsi Vi sono numerose attività che possono aiutare a prevenire la Stipsi. Tra queste troviamo: praticare un esercizio fisico regolare, anche semplicemente effettuando una breve camminata Idratarsi adeguatamente Seguire una dieta con un adeguato apporto di fibre e povera di grassi e zuccheri non reprimere o ignorare lo stimolo alla defecazione Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Gastroenterologica? Prenota tramite il pulsante qui sotto oppure chiama il n.0248013784. Puoi contattarci anche tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Gastroenterologica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Gonartrosi: cos’è e come trattarla

Gonartrosi: cos’è e come trattarla PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute In questo Articolo Parliamo di: La Gonartrosi, o artrosi del ginocchio, è una patologia articolare cronica che provoca il deterioramento della cartilagine articolare del ginocchio. Questa cartilagine svolge infatti un’importante funzione di ammortizzazione e protezione delle ossa del ginocchio. Quando la cartilagine si degrada, le ossa vengono esposte all’usura e possono causare dolore, rigidità e limitazioni nei movimenti. La Gonartrosi può essere monolaterale, quando interessa uno solo delle ginocchia, o bilaterale se interessa entrambe le ginocchia. Chi colpisce? La Gonartrosi è una patologia che colpisce soprattutto le persone anziane, specialmente dopo i 60 anni d’età. L’incidenza risulta infatti essere pari a 20-30% negli individui dai 60 a 70 anni, aumentando fino al 50% per le persone oltre gli 80 anni. Per i 2/3 dei casi questa interessa entrambe le ginocchia. Può colpire però anche pazienti più giovani o atleti, che potrebbero svilupparla a causa di traumi ripetuti al ginocchio. Cause della Gonartrosi In generale, la Gonartrosi è causata da una combinazione di fattori casuali. E’ infatti abbastanza raro che questa dipenda da una sola causa. Possono essere molteplici le cause che comportano lo svilupparsi della Gonartrosi. Tra di queste si annoverano: Età avanzata Sovrappeso e/o obesità Anamnesi pregressa riguardante infortuni alle ginocchia Associazione con altre forme d’artrite, per esempio artrite reumatoide Presenza di malattie metaboliche Sintomi Gonartrosi I sintomi della Gonartrosi includono: Dolore al ginocchio, sensazione dolorosa che aumenta quando ci si muove o si esegue attività fisica Rigidità articolare, presente soprattutto al mattino Gonfiore Fatica durante le attività quotidiane Arrossamento e sensazione di calore in corrispondenza di una o entrambe le ginocchia In alcuni casi, può anche causare instabilità del ginocchio e scricchiolii durante il movimento. Diagnosi La diagnosi di Gonartrosi viene effettuata dallo specialista Ortopedico a seguito di una visita in cui, oltre a visitare il paziente, lo specialista effettuerà un’attenta raccolta anamnestica. Il Medico potrà inoltre indirizzare il paziente da altri specialisti, quali per esempio gli specialisti in Terapia del Dolore, al fine di permettere il miglior trattamento della patologia. Trattamento della Gonartrosi Ci sono molte opzioni per il trattamento della Gonartrosi. In genere, il trattamento inizia con misure conservative, come il riposo, l’uso di anti-infiammatori e l’applicazione di ghiaccio. La fisioterapia può anche essere utile per migliorare la forza muscolare e la flessibilità del ginocchio. Questo trattamento risulta essere particolarmente efficace se la malattia viene prontamente diagnosticata. Una proposta di cura per la Gonartrosi può venire effettuata utilizzando un protocollo in tre fasi: Pulizia, effettuata tramite l’Ozonoterapia Lubrificazione, tramite acido ialuronico Rigenerazione tramite metodica PRP Questo trattamento, eseguito da specialisti di Terapia del Dolore, sfrutta i principi dell‘Ozonoterapia, terapia medica priva di effetti collaterali, a quella dell’acido ialuronico permettendo un efficace trattamento della patologia. Prevenzione della Gonartrosi Ci sono anche alcune misure preventive che possono aiutare a prevenire la Gonartrosi. Tra di queste vi sono: Mantenere un peso sano, praticando regolare movimento Evitare lesioni al ginocchio Fare esercizio regolarmente per mantenere i muscoli forti Svolgere gli esercizi forniti dal Fisioterapista, attenendosi alle sue indicazioni In sintesi, la Gonartrosi è una patologia articolare cronica che colpisce il ginocchio e può causare dolore e limitazioni nei movimenti. Ci sono molte opzioni di trattamento disponibili, da misure conservative a interventi chirurgici, ma ci sono anche alcune misure preventive che possono aiutare a mantenere il benessere articolare. Soffri o pensi di soffrire di Gonartrosi? Vuoi effettuare una visita con i Medici Esperti del Centro Medico Unisalus Prenota Visita NEWS PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Tecarterapia

Che cos’è la tecar a cosa serve? Salute Indice La Tecarterapia, o semplicemente Tecar, è un trattamento medico, eseguito dal fisioterapista, con lo scopo di velocizzare il processo di guarigione di traumi e patologie che colpiscono l’apparato muscolo-scheletrico. La Tecar sfrutta il funzionamento di un dispositivo basato sul principio fisico dei condensatori, capace di generare calore nella zona del corpo che ha subito il trauma. Questo approccio garantisce un recupero dai traumi più veloce grazie all’aumento del microcircolo, alla vasodilatazione e all’incremento della temperatura interna. Cos’è la Tecarterapia? La terapia Tecar, acronimo di “Trasferimento Energetico Capacitivo-Resistivo”, è una particolare pratica elettromedicale utilizzata per il trattamento di traumi e patologie relative all’apparato muscolo-scheletrico.  Questa procedura non cura direttamente il danno, ma è capace di ridurre il dolore e di velocizzare il naturale processo di guarigione dei tessuti. Questa tipologia di trattamento è totalmente indolore e non invasiva, e può agire in due modalità: Modalità capacitiva, indicata per la cura di problemi relativi ai tessuti molli o più superficiali. Modalità resistiva, idonea per il trattamento di disturbi ossei, articolari e cartilaginei, e in generale problemi che richiedono di far arrivare il calore in profondità Quali effetti genera la tecarterapia? Gli effetti biologici prodotti dalla Tecarterapia sono principalmente tre, e sono: Incremento del microcircolo Vasodilatazione, ovvero aumento del calibro dei vasi sanguigni Incremento della temperatura interna Questi effetti non si ottengono tutti e tre contemporaneamente, ma dipendono dalla quantità di energia che il fisioterapista decide di impostare sul macchinario e dalla tipologia di effettoche si vuole ottenere con il trattamento. Quando lo specialista vuole ottenere un incremento del microcircolo nella zona del corpo interessata dal trattamento, imposterà lo strumento ad un basso livello energetico, definito atermia. Se l’obiettivo è, invece, garantire un’adeguata vasodilatazione, per lavorare peresempio su contratture, il fisioterapista imposterà il macchinario ad un livello energetico intermedio, definito medio-termia. Infine, se lo scopo è incrementare la temperatura interna della zona interessata, sarà richiesto un livello energetico alto, ovvero di ipertermia. A cosa serve la Tecarterapia? La Tecarterapia in fisioterapia trova ampio utilizzo, soprattutto per il recupero da infortuni, per il trattamento di malattie muscolari e osteoarticolari, e per i percorsi di riabilitazione post-operatoria. Generalmente, l’impiego della Tecarterapia è mirato alle zone del corpo che più si prestano a questa tipologia di trattamento, e queste comprendono spalla, colonna vertebrale, anca, mano, polso, ginocchio, caviglia e piede. Per quanto riguarda le patologia trattate, le più comuni sono: Patologie muscolari (contratture, stiramenti e strappi, contusioni, edemi) Patologie della colonna vertebrale (lombalgia, dorsalgia, cervicalgia) Patologie della spalla (tendiniti e tenosinoviti, tendinopatia inserzionale, capsulite adesiva) Patologie del gomito (epicondilite, epitrocleite) Patologie del polso e della mano (tendiniti e tenosinoviti, rizoartrosi) Patologie dell’anca (coxartrosi, borsite, pubalgia) Patologie del ginocchio (condropatia rotulea, gonartrosi, lesioni dei legamenti crociati anteriore e posteriore, distorsioni) Patologie della caviglia e del piede (fratture, distorsioni, fascite plantare, tendinite achillea) Riabilitazione post-chirurgica Come funziona la Tecarterapia? Prima di iniziare la seduta di Tecarterapia, il fisioterapista chiederà al paziente di togliere indumenti e accessori che potrebbero ostacolare il trattamento nella zona del corpo interessata. Il paziente viene fatto poi accomodare sul lettino reclinabile. In seguito, viene posizionata la piastra fissa sul lato del corpo opposto rispetto alla zona interessata, e su quest’ultima viene applicata una sostanza gelatinosa che migliora la conduzione di calore da parte del macchinario. A questo punto, il fisioterapista è pronto per svolgere il massaggio tramite l’utilizzo dello strumento specifico, sincerandosi che l’aumento di temperatura provocato dal trattamento non risulti doloroso per il paziente. L’esame generalmente dura circa 20-30 minuti. Effetti collaterali e controindicazioni Nonostante nel suo complesso si presenti come una tecnica molto sicura, può capitare che la Tecarterapia generi degli effetti collaterali.  Infatti, in alcuni rari casi, la Tecar può arrecare dolore o provocare gonfiore in corrispondenza della zona del corpo sottoposta al trattamento. Inoltre, presenta un rischio, anche se molto basso, di provocare un’ustione. Gli specialisti del Centro Medico Unisalus garantiscono un utilizzo professionale ed esperto di tali macchinari, mirato al raggiungimento di risultati benefici tangibili. Per quanto riguarda le controindicazioni, non ne è indicata nessuna in particolare per la Tecarterapia. Tuttavia, si raccomanda a coloro che hanno installato un pacemaker, sono sensibili alle alte temperature o stanno affrontando una gravidanza di consultare il proprio medico prima di sottoporsi al trattamento. La Tecarterapia è efficace ? L’efficacia della Tecarterapia è ormai stata clinicamente testata e appurata. Infatti, diversi studi mostrano come questa pratica sia in grado di diminuire i tempi di recupero e guarigione a seguito di traumi e patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. Generalmente, per beneficiare di questi effetti positivi, risulta necessario sottoporsi ad un ciclo di almeno 5-10 sedute di Tecar, svolte in un periodo ravvicinato (circa tre sedute a settimana).  In alcuni casi più complicati, il fisioterapista potrebbe ritenere necessario effettuare dei cicli più lunghi e sedute sporadiche di mantenimento. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Seduta di Tercaterapia con i medici del Centro Medico Unisalus ? Prenota tramite il pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scriverci all’indirizzo email info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito.  Prenota Seduta Tercaterapia News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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sesta malattia

Sesta Malattia

Come si capisce che è sesta malattia? Salute Indice Sesta malattia: sai cos’è e perché si chiama così? E’ un’infezione che colpisce prevalentemente i bambini piccoli. Si tratta di una malattia contagiosa ma benigna, che raramente comporta gravi complicanze. Sesta malattia: cos’è? La sesta malattia è un’infezione che interessa i lattanti e i bambini molto piccoli, causata dall’herpes virus umano di tipo 6B (HHV-6B) oppure, meno comunemente, dall’herpes virus umano di tipo 7 (HHV-7). Colpisce a preferenza soggetti di età da 6 mesi ai 3 anni, il più delle volte in primavera e in autunno. Solo raramente si verifica negli adulti. Viene chiamata sesta malattia perché, in ordine cronologico, è la sesta delle malattie esantematiche ad essere stata identificata. Cause La sesta malattia è causata da un’infezione virale, causata dall’herpes virus umano di tipo 6B, oppure di tipo 7. Questa infezione attacca i globuli bianchi e le cellule delle ghiandole salivari. Il virus appartiene alla famiglia degli Herpesviridae, famiglia di virus molto diffusa, caratterizzati dal fatto di rimanere nell’organismo umano una volta che lo abbiano infettato, rendendo possibili le riattivazioni della malattia. La sesta malattia è contagiosa? La malattia è contagiosa e il contagio avviene per via respiratoria. Il contagio avviene quindi mediante contatto diretto con il paziente, attraverso goccioline respiratorie emesse con la tosse oppure tramite il contatto con saliva o muco. Sintomi della sesta malattia La sesta malattia nei bambini è generalmente una condizione benigna, che raramente comporta complicazioni. L’incubazione è di circa 5-15 giorni. La malattia esordisce improvvisamente con febbre persistente, a tipo continuo o quasi, talora elevata sino a 39-40°. Il bambino è inoltre molto agitato e irascibile. Altri sintomi sesta malattia sono: Angina Artralgia Rinofaringite Cefalea Congiuntivite Otite Più raramente compaiono nausea, vomito o diarrea. Lo sfebbramento di solito interviene dopo 3-4 giorni. Contemporaneamente ai sintomi della sesta malattia descritti sopra, compare l’esantema, che si diffonde rapidamente. L’esantema si caratterizza per la comparsa di macule o maculopapule puntiformi, di colorito roseo, della grandezza di qualche millimetro, circondate da cute sana. Nella maggior parte dei casi la malattia si manifesta senza prurito. Queste macchie compaiono dapprima sul tronco e si estendono alle regioni retro auricolari, al collo, alla fronte e agli arti superiori, rispettando in genere il volto, le palme delle mani e le piante dei piedi. L’esantema ha una durata breve , da poche ore a 3 giorni, e scompare altrettanto rapidamente. Diagnosi Poiché questa patologia è benigna e provoca sintomi lievi, la sua diagnosi si basa sull’osservazione clinica. Per ottenere la certezza che si tratti di sesta malattia, il pediatra può indicare l’esecuzione di analisi del sangue, l’unico esame che permette di individuare il virus. A causa della natura benigna della patologia, tali analisi non sono sempre necessarie. Terapia La terapia può essere tranquillamente somministrata a casa, fino alla completa guarigione.  Tuttavia, è preferibile consultare il pediatra per una diagnosi e una terapia accurata. Di solito, la terapia avviene in base ai sintomi del bambino. Durante il decorso è importante idratare frequentemente il bambino, mantenerlo fresco, usare antipiretici in caso di febbre ( del tipo paracetamolo). Prevenzione sesta malattia Questa patologia si diffonde come attraverso tosse, starnuti e contatto con superfici e oggetti contaminati. Al fine di ridurre il rischio di contagio, è importante adottare alcune semplici precauzioni igieniche quali: È importante assicurarsi che al bambino malato vengano lavate spesso le mani e il viso; Insegnargli a non condividere piatti e posate con gli altri; Assicurarsi che tossisca e/o starnutisca nei fazzoletti e che vengano smaltiti immediatamente. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Pediatrica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Pediatrica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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ecocolordoppler arti inferiori

Ecocolordoppler Arterioso Arti Inferiori

Cos’è l’Ecocolordoppler arterioso arti inferiori? Salute Indice L’Ecocolordoppler arterioso arti inferiori è una tecnica diagnostica che, sfruttando la tecnologia degli ultrasuoni, studia lo stato di salute delle arterie presenti a tale livello. Questo esame può essere anche a livello degli arti superiori. Cos’è l’Ecocolordoppler arterioso arti inferiori? Si tratta di un esame indolore e non invasivo, con scopo diagnostico, che utilizza due diverse tecniche d’indagine: l’ecografia e il doppler. La prima restituisce immagini colorate sullo schermo del macchinario, mentre la seconda sfrutta gli input acustici per la mappatura. Questo esame permette di studiare in maniera approfondita la parete dei vasi sanguigni che scorrono nelle gambe e il relativo flusso ematico. L’esame si concentra sullo studio dell’anatomia dei vasi sanguigni arteriosi. Studiando la morfologia delle pareti arteriose, si possono individuare lesioni aterosclerotiche (placche) e il relativo grado di restringimento del canale (stenosi), utile per pianificare un approccio terapeutico adeguato. L’obiettivo è di prevenire l’ostruzione delle arterie. Può essere utilizzato anche in maniera preventiva per monitorare i pazienti che presentano fattori di rischio cardiovascolare come: Ipertensione arteriosa Diabete Ipercolesterolemia Fumo di sigaretta Sovrappeso Cosa può evidenziare l’Ecocolordoppler arterioso agli arti inferiori? Questo esame viene eseguito appunto per indagare lo stato delle pareti arteriose. Ciò ha lo scopo di individuare eventuali patologie cardiovascolari. Tra queste le principali sono: Aneurismi, cioè dilatazioni patologiche dei vasi Stenosi o occlusioni da placche Trombosi arteriose e flebiti Insufficienze arteriose di diversa entità Questo esame può essere richiesto prima o dopo un intervento chirurgico vascolare ed è utile sia per programmare la tipologia di un’eventuale intervento chirurgico sia per eseguire controlli post-operatori. Come si svolge l’Ecocolordoppler arterioso arti inferiori? Il medico fa stendere il paziente su un lettino e spalma un gel che aiuta la conduzione delle onde sonore sulla parte del corpo interessata. In seguito, attraverso l’utilizzo di una sonda a frequenze specifiche, lo specialista esamina la zona interessata al fine di valutare appunto l’albero arterioso dal punto di vista morfologico e funzionale. L’esame generalmente dura circa 20-30 minuti. Norme di preparazione e controindicazioni L’Ecocolordoppler arterioso degli arti inferiori non prevede alcuna preparazione specifica, e tanto meno presenta delle controindicazioni per il paziente che vi si sottopone. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare un esame di Ecocolordoppler Arterioso Arti Inferiori con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota il tuo esame dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Ecocolordoppler Arterioso Arti Inferiori News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Ecocolordoppler Arterioso Arti Superiori​

Ecocolordoppler Arterioso Arti Superiori

Ecocolordoppler Arterioso Arti Superiori L’Ecocolordoppler arterioso arti superiori è una tecnica diagnostica che, sfruttando la tecnologia degli ultrasuoni, studia lo stato di salute delle arterie degli arti superiori (braccia-avambracci) Cos’è l’Ecocolordoppler agli arti superiori? L’Ecocolordoppler arterioso arti superiori è un esame per immagini di primo livello, indolore e non invasivo, che mira ad ottenere una panoramica riguardo allo stato di salute delle vene e delle arterie degli arti superiori. Questo esame utilizza due diverse tecniche d’indagine: l’ecografia e il doppler. La prima restituisce immagini colorate sullo schermo del macchinario, mentre la seconda sfrutta gli input acustici per la mappatura. Questo esame permette di studiare in maniera approfondita le pareti dei vasi sanguigni che scorrono nelle braccia e il relativo flusso ematico. L’esame si concentra sullo studio dell’anatomia dei vasi sanguigni arteriosi, esattamente con le stesse modalità che per gli arti inferiori. In particolare dell’arteria radiale, arteria ulnare, arteria omerale, arteria ascellare e dell’arteria succlavia, monitorando il flusso del sangue al loro interno. Studiando la morfologia delle arterie, si possono individuare principalmente: Stenosi Occlusioni Emboli Aneurismi Può essere utilizzato anche in maniera preventiva per monitorare i pazienti che presentano fattori di rischio cardiovascolare, soprattutto in pazienti diabetici e nei forti fumatori. Come si svolge l’Ecocolordoppler arterioso arti superiori? Il medico fa sdraiare il paziente sul lettino e spalma un gel che facilita la propagazione delle onde sonore nella zona del corpo interessata, esattamente come per le normali ecografie. In seguito, lo specialista muove la sonda che emette onde sonore lungo la parte del corpo interessata, fino ad ottenere una panoramica a colori, generalmente blu e rosso. L’esame generalmente dura circa 20-30 minuti e risulta essere ripetibile e confrontabile. L’Ecocolordoppler può essere condotto anche a livello venoso per la diagnosi/valutazione/sospetto clinico di patologie riguardanti il sistema venoso degli arti, sia a livello superficiale che profondo. In particolare possono essere valutati: Varici arti inferiori (vene varicose) Sospette flebiti, superficiali o profonde Insufficienza venosa Trombosi venose profonde e/o loro esiti Norme di preparazione e controindicazioni L’Ecocolordoppler arterioso degli arti superiori non prevede alcuna preparazione specifica, e tanto meno presenta delle controindicazioni per il paziente che vi si sottopone. Hai letto l’articolo e vorresti effettuare un Ecocolordoppler? Prenota tramite il pulsante qui sotto oppure chiama il n.0248013784. Può anche scriverci tramite email a info@unisalus.it oppure tramite la sezione contatti del nostro sito.  Prenota il tuo esame

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