Redazione Unisalus

Come si fa a sapere se si è intolleranti al glutine?​

Come si fa a sapere se si è intolleranti al glutine?

Come si fa a sapere se si è intolleranti al glutine? Salute Indice Introduzione Sempre più persone lamentano sintomi gastrointestinali e altri disturbi che attribuiscono all’intolleranza al glutine. Ma come si fa a distinguere una vera intolleranza da una semplice sensibilità o da altre condizioni? In questa guida completa, esploreremo le differenze tra intolleranza al glutine e celiachia, i sintomi più comuni, le cause e le modalità diagnostiche. Che cos’è il glutine e perché può causare problemi? Il glutine è una proteina presente in molti cereali, come frumento, orzo e segale. Per la maggior parte delle persone, il glutine è ben tollerato. Tuttavia, in alcune persone, il sistema immunitario reagisce in modo anomalo al glutine, danneggiando la mucosa intestinale. Celiachia e intolleranza al glutine: qual è la differenza? La celiachia è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca l’intestino tenue in risposta al glutine. L’intolleranza al glutine è un termine più generico che include sia la celiachia sia altre forme di sensibilità al glutine, come la sensibilità al glutine non celiaca. Celiachia: È una malattia autoimmune con una componente genetica. L’ingestione di glutine provoca danni permanenti ai villi intestinali, compromettendo l’assorbimento dei nutrienti. Intolleranza al glutine non celiaca: È una condizione meno conosciuta e meno studiata rispetto alla celiachia. I sintomi sono simili, ma non sono presenti danni all’intestino tenue e non esiste un test specifico per diagnosticarla. Sintomi dell’intolleranza al glutine I sintomi dell’intolleranza al glutine possono variare da persona a persona e possono interessare diversi apparati. Alcuni dei sintomi più comuni includono: Sintomi gastrointestinali: gonfiore addominale, diarrea, stitichezza, dolore addominale, nausea, vomito Sintomi extraintestinali: stanchezza cronica, mal di testa, emicranie, dolori articolari, anemia, depressione, ansia Come si diagnostica l’intolleranza al glutine? La diagnosi dell’intolleranza al glutine può essere complessa, in quanto i sintomi possono essere simili a quelli di altre patologie. I test diagnostici più comunemente utilizzati includono: Esami del sangue: per ricercare la presenza di anticorpi contro il glutine Biopsia intestinale: per valutare eventuali danni alla mucosa intestinale Dieta senza glutine e challenge: consiste nell’eliminare il glutine dalla dieta per un periodo di tempo e poi reintrodurlo per osservare la comparsa dei sintomi Differenza tra intolleranza al glutine e altre intolleranze alimentari È importante distinguere l’intolleranza al glutine da altre intolleranze alimentari, come l’intolleranza al lattosio o le allergie alimentari. Le allergie alimentari sono reazioni del sistema immunitario immediate e possono causare sintomi più gravi, come shock anafilattico. L’intolleranza al lattosio è causata da una carenza dell’enzima lattasi, necessario per digerire il lattosio presente nel latte. Trattamento dell’intolleranza al glutine L’unico trattamento efficace per l’intolleranza al glutine è una dieta rigorosamente senza glutine per tutta la vita. Ciò significa eliminare completamente dalla dieta tutti i prodotti contenenti frumento, orzo e segale. Un recente studio pubblicato su PubMed ha evidenziato che una dieta senza glutine può migliorare significativamente la qualità della vita delle persone con celiachia, riducendo i sintomi e prevenendo le complicanze a lungo termine. Conclusioni L’intolleranza al glutine è una condizione che può influenzare significativamente la qualità della vita. Se sospetti di avere un’intolleranza al glutine, è fondamentale consultare il tuo medico per una diagnosi accurata e un piano terapeutico personalizzato. In conclusione, l’Esame di Celiachia è uno strumento essenziale per promuovere la salute e il benessere degli anziani. Attraverso una valutazione completa e personalizzata, questa pratica contribuisce a identificare, prevenire e gestire le condizioni mediche, migliorando la qualità della vita degli anziani e supportando un invecchiamento sano e attivo. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare l’Esame della Celiachia con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Esame Celiachia News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Come si presentano le ultime mestruazioni prima della menopausa

Come si presentano le ultime mestruazioni prima della menopausa?

Come si presentano le ultime mestruazioni prima della menopausa? Salute Indice La menopausa è una fase naturale della vita di ogni donna, caratterizzata dalla cessazione definitiva del ciclo mestruale. Ma prima di arrivare alla menopausa, le donne attraversano un periodo di transizione chiamato premenopausa. Durante questo periodo, i cicli mestruali diventano irregolari e possono manifestarsi con sintomi più o meno intensi. In questo articolo, esploreremo nel dettaglio come si presentano le ultime mestruazioni prima della menopausa e quali altri sintomi possono accompagnare questa fase.   Premenopausa: cosa significa? La premenopausa è il periodo che precede la menopausa e durante il quale l’ovaio inizia a ridurre la produzione di ormoni femminili, in particolare gli estrogeni e il progesterone. Questa diminuzione ormonale provoca una serie di cambiamenti fisici ed emotivi. Come si presentano le ultime mestruazioni prima della menopausa? Le ultime mestruazioni prima della menopausa sono spesso precedute da un periodo di irregolarità del ciclo mestruale. Le mestruazioni possono diventare: Più frequenti: con intervalli inferiori ai 21 giorni Più lunghe: con flussi più abbondanti e durate superiori ai 7 giorni Più brevi: con flussi più scarsi e durate inferiori ai 2-3 giorni Irregolari: con intervalli variabili tra una mestruazione e l’altra È importante sottolineare che non esiste un modello unico di come si presentano le ultime mestruazioni prima della menopausa. Ogni donna vive questa fase in modo diverso. Sintomi della premenopausa Oltre all’irregolarità del ciclo mestruale, la premenopausa può causare una vasta gamma di sintomi, che possono variare da donna a donna. Alcuni dei sintomi più comuni includono: Sbalzi d’umore: irritabilità, ansia, depressione Bollate e sudorazioni notturne Secchezza vaginale Disturbi del sonno Aumento di peso Diminuzione della libido Mal di testa Palpitazioni Dolori articolari Premenopausa: sintomi fisici I sintomi fisici della premenopausa sono spesso legati ai cambiamenti ormonali. Oltre ai disturbi del ciclo mestruale, le donne possono sperimentare: Secchezza della pelle e dei capelli Fragilità delle unghie Incontinenza urinaria Diminuzione della massa ossea Diagnosi della Premenopausa La diagnosi della premenopausa si basa principalmente sui sintomi riferiti dalla donna e su un’accurata valutazione ginecologica. In alcuni casi, possono essere richiesti esami del sangue per valutare i livelli ormonali. Trattamento della Premenopausa Il trattamento della premenopausa dipende dai sintomi e dalla loro gravità. In molti casi, i sintomi possono essere alleviati adottando uno stile di vita sano, che includa: Alimentazione equilibrata: ricca di frutta, verdura e fibre Attività fisica regolare: almeno 30 minuti al giorno Riduzione dello stress: attraverso tecniche di rilassamento come lo yoga o la meditazione Sufficiente riposo: dormire almeno 7-8 ore per notte In casi più gravi, il medico può prescrivere una terapia ormonale sostitutiva (TOS) per alleviare i sintomi più fastidiosi. Un recente studio pubblicato su PubMed (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/) ha evidenziato che l’esercizio fisico regolare può ridurre significativamente i sintomi della premenopausa, migliorando la qualità della vita delle donne. Conclusioni La premenopausa è una fase naturale della vita femminile, caratterizzata da cambiamenti ormonali e da una serie di sintomi che possono influenzare la qualità della vita. È importante rivolgersi al proprio ginecologo per una valutazione accurata e per individuare il trattamento più adatto alle proprie esigenze. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Ginecologica Per Menopausa con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Ginecologica Per Menopausa News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Quanto influisce la prostata sull'erezione?

Quanto influisce la prostata sull erezione?

Quanto influisce la prostata sull’erezione? Salute Indice Introduzione L’ipertrofia prostatica benigna (IPB), comunemente chiamata prostata ingrossata, è un disturbo molto frequente negli uomini di età superiore ai 50 anni. Uno dei sintomi più temuti associati all’IPB è la disfunzione erettile. Ma quanto influisce realmente la prostata sull’erezione? In questo articolo approfondiremo il legame tra queste due condizioni, analizzando i sintomi, le cause, le possibili soluzioni e l’impatto sulla qualità della vita. Prostata ingrossata: sintomi e cause L’IPB è caratterizzata dall’ingrossamento della prostata, una ghiandola che circonda l’uretra. Questa condizione può causare una serie di sintomi urinari fastidiosi, tra cui: Minzione frequente, soprattutto di notte (nicturia) Difficoltà a iniziare la minzione (esitazione) Gocciolamento post-minzionale Sensazione di svuotamento incompleto della vescica Urgenza urinaria Ma quali sono le cause dell’IPB? Le cause esatte dell’IPB non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che siano coinvolti fattori ormonali, come l’aumento del diidrotestosterone (DHT), e l’invecchiamento. Prostata ingrossata e disfunzione erettile: qual è il legame? L’IPB può influenzare l’erezione in diversi modi: Compressione dell’uretra: L’ingrossamento della prostata può comprimere l’uretra, ostacolando il flusso urinario e, indirettamente, influenzando la funzione erettile. Danno ai nervi: In alcuni casi, l’IPB può causare danni ai nervi che controllano l’erezione, in particolare i nervi pelvici. Fattori psicologici: I sintomi urinari associati all’IPB possono causare ansia, stress e depressione, fattori che possono a loro volta influire negativamente sulla funzione sessuale. Come curare l’infiammazione della prostata L’infiammazione della prostata (prostatite) può essere acuta o cronica e può essere causata da diverse condizioni, tra cui infezioni batteriche, irritazione da sostanze chimiche o traumi. I sintomi più comuni dell’infiammazione prostatica includono: Dolore pelvico Difficoltà a urinare Sensazione di bruciore durante la minzione Ematuria (sangue nelle urine) Dolore durante l’eiaculazione Febbre e brividi (nei casi più gravi) Come si cura l’infiammazione della prostata? Il trattamento dell’infiammazione della prostata dipende dalla causa sottostante. In caso di infezione batterica, vengono prescritti antibiotici. In altri casi, possono essere utili farmaci antinfiammatori, alfa-bloccanti e rilassanti muscolari. Trattamento della disfunzione erettile Esistono diverse opzioni terapeutiche per la disfunzione erettile, tra cui: Farmaci orali: I farmaci inibitori della fosfodiesterasi-5 (PDE5), come il sildenafil (Viagra), il vardenafil (Levitra) e il tadalafil (Cialis), sono i trattamenti più comuni. Terapia iniettiva: Consiste nell’iniettare un farmaco vasodilatatore direttamente nel pene. Dispositivi sottovuoto: Aiutano a produrre e mantenere l’erezione. Impianti penieni: Sono protesi chirurgiche che consentono di ottenere e mantenere un’erezione. Terapia ormonale: In alcuni casi, può essere utilizzata la terapia ormonale per aumentare i livelli di testosterone. Terapia psicologica: Può essere utile per affrontare i problemi psicologici legati alla disfunzione erettile. L’importanza della diagnosi precoce La diagnosi precoce dell’IPB e delle eventuali complicanze è fondamentale per un trattamento efficace. Il medico, attraverso una visita urologica e alcuni esami, come l’esplorazione rettale digitale e l’ecografia prostatica, può valutare la gravità della condizione e definire il piano terapeutico più adatto. Un recente studio pubblicato su PubMed ha evidenziato un forte legame tra l’infiammazione cronica della prostata e la disfunzione erettile, sottolineando l’importanza di un approccio terapeutico multidisciplinare. Stile di vita e Prostata Lo stile di vita può influenzare la salute della prostata e la funzione sessuale. Alcuni consigli utili includono: Alimentazione equilibrata: Privilegiare frutta, verdura, cereali integrali e ridurre il consumo di grassi saturi e zuccheri raffinati. Attività fisica regolare: L’esercizio fisico regolare aiuta a mantenere un peso sano e migliora la circolazione sanguigna. Gestione dello stress: Lo stress può influire negativamente sulla funzione sessuale. Moderazione nel consumo di alcol e fumo: L’abuso di alcol e fumo può danneggiare i vasi sanguigni e influire negativamente sulla funzione erettile. Prevenzione dell’IPB Non esiste un modo sicuro per prevenire completamente l’IPB, ma adottare uno stile di vita sano può aiutare a ridurre il rischio. Conclusioni L’IPB può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, influenzando sia la sfera sessuale che quella urinaria. Tuttavia, grazie ai progressi della medicina, esistono oggi numerose opzioni terapeutiche efficaci per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti. È fondamentale collaborare con il proprio medico per individuare la terapia più adatta alle proprie esigenze. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Urologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Urologica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Si può fare il bidet prima del pap test?

Si può fare il bidet prima del pap test?

Si può fare il bidet prima del pap test? Salute Indice Introduzione Il pap test è un esame fondamentale per la prevenzione del cancro cervicale. Molte donne si chiedono se sia possibile eseguire un bidet prima di sottoporsi a questo prelievo. In questa guida completa, risponderemo a questa domanda e forniremo tutte le informazioni necessarie per prepararsi al meglio alla visita ginecologica e al pap test. Il Pap Test: un alleato per la salute femminile Il pap test è un esame semplice e indolore che consente di analizzare un campione di cellule prelevate dal collo dell’utero. L’obiettivo è individuare precocemente eventuali alterazioni cellulari legate al papillomavirus umano (HPV), principale responsabile del cancro cervicale. Perché è importante sottoporsi al pap test con regolarità? Prevenzione: Il pap test permette di individuare e trattare le lesioni precancerose prima che si trasformino in un tumore invasivo. Semplicità: L’esame è rapido e poco invasivo. Indolore: La maggior parte delle donne non avverte alcun fastidio durante il prelievo. Come prepararsi al Pap Test Per ottenere risultati affidabili, è fondamentale seguire alcune semplici indicazioni: Evita rapporti sessuali: Per almeno 48 ore prima dell’esame, è consigliabile astenersi dai rapporti sessuali per evitare di alterare il campione. Non utilizzare lavande vaginali: Le lavande vaginali possono alterare la flora batterica naturale della vagina e influenzare i risultati del test. Evita l’assunzione di farmaci locali: Se stai utilizzando ovuli o creme vaginali, informane il tuo ginecologo. Scegli il momento giusto: L’ideale è eseguire il pap test a metà del ciclo mestruale, quando il collo dell’utero è più facilmente accessibile. Si può fare il bidet prima del Pap Test? Sì, puoi fare il bidet prima del pap test, ma è consigliabile utilizzare acqua tiepida e un detergente intimo delicato. Evita prodotti aggressivi o profumati che potrebbero irritare la mucosa vaginale e alterare il pH. Infiammazione e Pap Test: qual è il legame? Un’infiammazione a livello del collo dell’utero, causata da infezioni batteriche, virali o fungine come la candida o la trichomonas, può influenzare i risultati del pap test. Sintomi comuni dell’infiammazione sono: Prurito Bruciore Secrezioni anomale Dolore pelvico Il ginecologo, attraverso una visita ginecologica e l’esame del pap test, può diagnosticare l’infiammazione e prescrivere la terapia più adatta. Pap Test e infezioni sessualmente trasmissibili (IST) Il pap test può rilevare alcune IST, come l’infezione da HPV. Tuttavia, per una diagnosi completa, potrebbero essere necessari ulteriori esami, come il tampone cervico-vaginale. L’HPV e il cancro cervicale L’HPV è il principale responsabile dello sviluppo del cancro cervicale. La vaccinazione contro l’HPV rappresenta un’importante misura preventiva. Un recente studio pubblicato su PubMed () ha evidenziato un forte legame tra alcune sottotipologie di HPV e lo sviluppo di lesioni precancerose del collo dell’utero, sottolineando l’importanza della prevenzione e della partecipazione ai programmi di screening. Interpretazione del referto del Pap Test Il referto del pap test può presentare diverse classificazioni. È fondamentale che venga interpretato dal ginecologo, che saprà indicare l’iter diagnostico più appropriato. Pap test infiammatorio: Indica la presenza di un’infiammazione. Pap test con alterazioni cellulari: Segnala la necessità di ulteriori approfondimenti, come la colposcopia e la biopsia. L’importanza della Prevenzione La prevenzione è fondamentale per la salute femminile. Sottoporsi regolarmente al pap test, insieme alla vaccinazione contro l’HPV e a uno stile di vita sano, contribuisce a ridurre il rischio di sviluppare il cancro cervicale. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Ginecologica con Pap Test con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Ginecologica con Pap Test News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Come si capisce se i diverticoli sono infiammati?​

Come si capisce se i diverticoli sono infiammati?

Come si capisce se i diverticoli sono infiammati? Salute Indice Diverticoli: una panoramica I diverticoli sono piccole sacche che si formano nel colon. La loro presenza è molto comune, soprattutto con l’avanzare dell’età, e di solito non causa alcun problema. Tuttavia, in alcuni casi, questi diverticoli possono infiammarsi, dando origine alla diverticolite. Diverticoli sintomi: come riconoscere l’infiammazione I sintomi dei diverticoli infiammati possono variare da persona a persona e da caso a caso, ma i più comuni includono: Dolore addominale: Spesso localizzato nella parte inferiore sinistra dell’addome, può essere intenso e continuo. Gonfiore: Sensazione di pancia gonfia e piena. Stitichezza o diarrea: Alterazioni dell’alvo sono frequenti. Febbre: In caso di infezione, può comparire la febbre. Nausea e vomito: Sintomi meno comuni, ma possibili. Sangue nelle feci: In alcuni casi, possono comparire tracce di sangue nelle feci. Dolore diverticoli: caratteristiche e localizzazione Il dolore dei diverticoli è spesso descritto come un dolore crampiforme, che può irradiarsi verso la schiena o verso altre parti dell’addome. La sua intensità può variare da lieve a molto forte e può essere accompagnato da una sensazione di tenerezza alla palpazione. I diverticoli: quando preoccuparsi È importante consultare il medico se si sospetta di avere un’infiammazione ai diverticoli, soprattutto se il dolore è intenso e persistente, se si ha febbre o se si notano tracce di sangue nelle feci. Diverticoli infiammati: le cause Le cause precise dell’infiammazione dei diverticoli non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che siano coinvolti diversi fattori, tra cui: Dieta povera di fibre: Una dieta scarsa di fibre può contribuire alla formazione di feci dure e secche, che esercitano una maggiore pressione sui diverticoli. Stile di vita sedentario: La mancanza di attività fisica può indebolire i muscoli dell’intestino e favorire la stitichezza. Invecchiamento: La prevalenza dei diverticoli aumenta con l’età. Diverticoli colon: diagnosi e trattamento La diagnosi di diverticolite si basa sull’esame obiettivo, sull’anamnesi del paziente e su alcuni esami strumentali, come: Tomografia computerizzata (TC): Permette di visualizzare i diverticoli infiammati e di escludere altre patologie. Colonscopia: Consente di visualizzare direttamente il colon e di prelevare eventuali campioni di tessuto per l’analisi. Il trattamento della diverticolite dipende dalla gravità dei sintomi e dalle complicanze presenti. Nei casi più lievi, può essere sufficiente seguire una dieta specifica e assumere farmaci antinfiammatori. Nei casi più gravi, potrebbe essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico. Diverticoli infiammati: cosa mangiare L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nella gestione della diverticolite. Una dieta ricca di fibre, come quella contenuta in frutta, verdura e cereali integrali, può aiutare a prevenire la stitichezza e a ridurre l’infiammazione dei diverticoli. Un recente studio pubblicato su PubMed (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/) ha evidenziato come una dieta ricca di fibre insolubili possa ridurre significativamente il rischio di riacutizzazione della diverticolite. I ricercatori hanno sottolineato l’importanza di includere nella dieta alimenti come i semi di chia, i semi di lino e le crusche. Diverticoli infiammati: cosa evitare È importante evitare alimenti che possono irritare l’intestino, come: Alimenti ricchi di grassi: Carni rosse, salumi, formaggi grassi, fritti. Alimenti piccanti: Peperoncino, curry, zenzero. Alcolici e bevande gassate: Possono irritare la mucosa intestinale. Semi e noccioli: Possono ostruire i diverticoli. Conclusioni I diverticoli infiammati possono causare notevoli disturbi, ma con le giuste cure e un’alimentazione corretta è possibile gestire la patologia e migliorare la qualità di vita. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Nutrizionistica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Nutrizionistica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Quali sono le verdure che non vanno bene per il diabete?​

Quali sono le verdure che non vanno bene per il diabete

Quali sono le verdure che non vanno bene per il diabete? Salute Indice L’importanza di un’alimentazione corretta per i diabetici Il diabete, sia di tipo 1 che di tipo 2, richiede un’attenta gestione della glicemia. L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale in questo processo, influenzando direttamente i livelli di zucchero nel sangue. Alimenti per diabetici e cibo per diabetici sono termini spesso cercati da chi vive con questa condizione. Ma quali sono le regole da seguire? E, in particolare, quali verdure è meglio evitare? Diabete alto: sintomi e alimentazione Quando la glicemia è alta, si parla di diabete alto. I sintomi possono variare da persona a persona, ma in genere includono: Aumento della sete Minzione frequente Stanchezza Visione offuscata Perdita di peso involontaria Per gestire questi sintomi e prevenire complicazioni, è essenziale seguire una dieta per diabetici tipo 2 o di tipo 1, a seconda del caso, e prestare attenzione alla scelta degli alimenti. Alimenti per diabetici da evitare: il caso delle verdure Contrariamente a quanto si possa pensare, non tutte le verdure sono ugualmente adatte ai diabetici. Alcune, infatti, possono far schizzare la glicemia. Quali verdure evitare? Verdure amidacee: Patate, patate dolci, zucca, castagne. Queste verdure, seppur ricche di nutrienti, contengono un alto indice glicemico, ovvero fanno aumentare rapidamente i livelli di zucchero nel sangue. Frutta secca oleosa: Anche se ricche di grassi buoni, la frutta secca oleosa come noci, mandorle e nocciole contiene una buona quantità di carboidrati, che possono influenzare la glicemia. Verdure in scatola o al forno: Spesso contengono elevate quantità di zuccheri aggiunti e grassi, che vanno evitati in una dieta per diabetici. Perché alcune verdure fanno alzare la glicemia? L’indice glicemico (IG) è un valore che indica la velocità con cui un alimento aumenta la glicemia. Alimenti con un IG alto fanno aumentare rapidamente lo zucchero nel sangue, mentre quelli a basso IG hanno un effetto più graduale. Verdure a alto indice glicemico: Carote: Ricche di zuccheri naturali, le carote possono far aumentare la glicemia, soprattutto se consumate in grandi quantità. Barbabietole: Contengono zuccheri naturali e hanno un indice glicemico moderato-alto. Mais: Ricco di amido, il mais ha un indice glicemico elevato. Alimentazione diabetici: cosa mangiare Nonostante le limitazioni, esistono numerose verdure adatte ai diabetici, in quanto hanno un basso indice glicemico e sono ricche di fibre, vitamine e minerali. Verdure consigliate: Verdure a foglia verde: Spinaci, lattuga, cavolo, broccoli. Verdure crocifere: Cavolfiore, broccoli, cavolini di Bruxelles. Peperoni: Ricchi di vitamina C e antiossidanti. Zucchine: Povere di carboidrati e ricche di acqua. Melanzane: Versatili in cucina e con un basso indice glicemico. Dieta per diabetici tipo 2: consigli pratici Oltre alla scelta degli alimenti, è importante seguire alcune regole generali per gestire al meglio il diabete: Porzioni controllate: Anche le verdure sane devono essere consumate in quantità moderate. Cottura al vapore o al forno: Questi metodi di cottura preservano le proprietà nutritive delle verdure. Accompagnamento dei pasti: Le verdure possono essere consumate come contorno o come ingrediente principale di numerose ricette. Idratazione: Bere molta acqua è fondamentale per mantenere sotto controllo la glicemia. Attività fisica: L’esercizio fisico regolare aiuta a migliorare la sensibilità all’insulina e a controllare i livelli di zucchero nel sangue. Conclusioni L’alimentazione gioca un ruolo cruciale nella gestione del diabete. Scegliere le verdure giuste, con un basso indice glicemico e ricche di fibre, è fondamentale per mantenere sotto controllo la glicemia e prevenire complicazioni. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Nutrizionistica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Nutrizionistica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Quali malattie rivela il tampone uretrale

Quali malattie rivela il tampone uretrale?

Quali malattie rivela il tampone uretrale? Esami di Laboratorio Indice Add a header to begin generating the table of contents Il tampone uretrale: un esame fondamentale per la salute maschile Il tampone uretrale è un esame diagnostico molto importante, soprattutto per gli uomini, in quanto permette di identificare la presenza di eventuali infezioni a carico dell’uretra, il canale che trasporta l’urina dall’uretra alla vescica. Perché fare il tampone uretrale? Le ragioni per sottoporsi a un tampone uretrale sono diverse e possono includere: Sintomi urinari: bruciore durante la minzione, minzione frequente o dolorosa, presenza di sangue nelle urine, perdite dal pene. Sospette malattie sessualmente trasmissibili (MST): gonorrea, clamidia, tricomoniasi. Prevenzione: per individuare eventuali infezioni asintomatiche che potrebbero causare complicazioni a lungo termine. Tampone uretrale positivo: cosa significa? Un tampone uretrale positivo indica la presenza di microrganismi patogeni nell’uretra, come batteri, virus o parassiti. La tipologia di microrganismo identificato determinerà la diagnosi e il successivo trattamento. Quali malattie possono essere diagnosticate con il tampone uretrale? Il tampone uretrale è uno strumento fondamentale per la diagnosi di numerose patologie, tra cui: Gonorrea: causata dal batterio Neisseria gonorrhoeae, si manifesta con secrezioni purulente dal pene, dolore durante la minzione e frequente urgenza. Clamidia: causata dal batterio Chlamydia trachomatis, spesso asintomatica, può causare infertilità se non trattata. Ureaplasma e Mycoplasma: batteri che possono causare uretriti non gonococciche, cioè infiammazioni dell’uretra non dovute alla gonorrea. Trichomoniasi: infezione parassitaria trasmessa sessualmente, si manifesta con prurito, bruciore e secrezioni vaginali nelle donne e con perdite dal pene negli uomini. Candida: un fungo che può causare infezioni urinarie, manifestandosi con prurito, bruciore e arrossamento. Tampone uretrale uomo: un esame indispensabile Il tampone uretrale è particolarmente importante per gli uomini, in quanto l’uretra è coinvolta sia nella minzione che nell’eiaculazione. Pertanto, un’infezione a carico di questo organo può compromettere entrambe le funzioni e, se non trattata, può portare a complicazioni serie, come l’infertilità. Come si esegue il tampone uretrale? L’esecuzione del tampone uretrale è un procedimento semplice e indolore. Il medico introdurrà delicatamente un piccolo tampone sterile nell’uretra per prelevare un campione di secrezioni. Preparazione all’esame Per ottenere risultati accurati, è importante seguire alcune semplici indicazioni prima di sottoporsi al tampone uretrale: Astenersi da rapporti sessuali: per almeno 48 ore prima dell’esame. Non urinare: per almeno un’ora prima dell’esame. Evitare l’uso di prodotti intimi: come saponi, creme o deodoranti. Quando fare il tampone uretrale? È consigliabile effettuare un tampone uretrale in presenza di sintomi sospetti o se si è entrati in contatto con una persona infetta. Inoltre, è importante sottoporsi a controlli periodici, soprattutto se si hanno rapporti sessuali occasionali o multipli. Conclusioni Il tampone uretrale è un esame semplice e indolore che può rivelarsi fondamentale per la diagnosi precoce di numerose infezioni a carico dell’apparato urinario. Se sospetti di avere un’infezione, non esitare a consultare il tuo medico per una valutazione accurata e un’eventuale terapia antibiotica. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare un Tampone Uretrale Uomo con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota l’esame dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Tampone Uretrale News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Cosa non mangiare se si è allergici all'istamina​

Cosa non mangiare se si è allergici all’istamina?

Cosa non mangiare se si è allergici all’istamina? Salute Indice Add a header to begin generating the table of contents Che cos’è l’istamina? L’istamina è una sostanza chimica presente in natura, prodotta dal nostro organismo come risposta a stimoli allergici o infiammatori. Svolge un ruolo importante nel sistema immunitario, ma un suo eccesso può causare diversi sintomi, tra cui mal di testa, arrossamenti cutanei, difficoltà respiratorie e problemi gastrointestinali. Istamina e allergia: qual è il legame? L’istamina è strettamente legata alle reazioni allergiche. Quando entriamo in contatto con un allergene (come il polline, gli acari della polvere o alcuni alimenti), il nostro organismo produce una quantità eccessiva di istamina, provocando i tipici sintomi allergici. Tuttavia, l’intolleranza all’istamina è una condizione diversa dall’allergia. In questo caso, il problema non è la produzione eccessiva di istamina, ma una carenza dell’enzima DAO (diamino ossidasi), responsabile della sua degradazione. Istamina nel cibo: quali alimenti evitare? Una delle principali cause di intolleranza all’istamina è il consumo di alimenti ricchi di istamina o di alimenti che ne favoriscono la liberazione. Ecco un elenco dei principali cibi da evitare in caso di intolleranza all’istamina: Pesce: Soprattutto quello in scatola, affumicato o marinato (tonno, sgombro, sardine, aringhe). Frutta: Ananas, avocado, banana, kiwi, fragole, agrumi. Verdura: Pomodori, spinaci, melanzane. Latticini: Formaggi stagionati, yogurt. Salumi e insaccati: Salame, prosciutto crudo, mortadella. Alcolici: Vino rosso, birra, liquori. Cioccolato Noci e frutta secca Lievito Cibi che contengono istamina: un elenco completo Oltre agli alimenti già citati, esistono molti altri cibi che contengono istamina o che possono liberarne grandi quantità. È importante consultare un nutrizionista o un allergologo per ottenere un elenco completo e personalizzato in base alle proprie esigenze. Enzima DAO: dove si trova e perché è importante? L’enzima DAO è prodotto principalmente nell’intestino tenue e serve a degradare l’istamina presente negli alimenti. Una carenza di questo enzima può portare all’accumulo di istamina nell’organismo, provocando i sintomi tipici dell’intolleranza. Sintomi dell’intolleranza all’istamina I sintomi dell’intolleranza all’istamina possono variare da persona a persona e possono includere: Mal di testa Arrossamenti cutanei Prurito Gonfiore Orticaria Difficoltà a respirare Nausea Vomito Diarrea Dolori addominali Battito cardiaco accelerato Pressione sanguigna bassa Diagnosi dell’intolleranza all’istamina La diagnosi dell’intolleranza all’istamina può essere difficile, in quanto i sintomi possono essere simili a quelli di altre patologie. Il medico può richiedere alcuni esami, come: Esame del sangue: Per misurare i livelli di istamina e valutare la funzionalità dell’enzima DAO. Test cutaneo: Per escludere altre allergie. Diario alimentare: Per individuare i cibi che scatenano i sintomi. Trattamento dell’intolleranza all’istamina Il trattamento dell’intolleranza all’istamina prevede principalmente una dieta di eliminazione degli alimenti ricchi di istamina e l’assunzione di integratori a base di enzima DAO. In alcuni casi, possono essere utili anche farmaci antistaminici. Conclusioni L’intolleranza all’istamina è una condizione che può influenzare significativamente la qualità della vita. Seguire una dieta adeguata e assumere i giusti integratori può aiutare a gestire i sintomi e migliorare il benessere generale. Se sospetti di soffrire di intolleranza all’istamina, è fondamentale consultare un medico o un nutrizionista per una diagnosi accurata e un trattamento personalizzato. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare un DAO Test con gli Specialisti del Centro Medico Unisalus? Prenota l’esame dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota DAO Test News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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pressione alta e holter pressorio

Holter Pressorio ed Analisi dei Sintomi della Pressione Alta

Holter Pressorio ed Analisi dei Sintomi della Pressione Alta PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute In questo Articolo Parliamo di: Capire la Pressione Alta con l’Holter Pressorio L’Holter pressorio è uno strumento fondamentale nella diagnosi e nel monitoraggio dell’ipertensione arteriosa, comunemente chiamata pressione alta. Questo esame non invasivo consente di registrare la pressione arteriosa in modo continuo per 24 ore, fornendo un quadro completo delle fluttuazioni pressorie nel corso della giornata e della notte. Sintomi della Pressione Alta: Riconoscere i Segnali Spesso, la pressione alta è asintomatica, ovvero non presenta sintomi evidenti. Tuttavia, in alcuni casi, possono manifestarsi i seguenti segnali: Mal di testa: Un dolore sordo e costante, spesso localizzato nella parte posteriore del capo. Vertigini e capogiri: Sensazione di instabilità e perdita di equilibrio. Nausea e vomito: Particolarmente in caso di aumenti pressori molto rapidi. Nasobili: Sanguinamento dal naso. Aumento della frequenza cardiaca (tachicardia): Battiti del cuore accelerati e irregolari. Affaticamento e debolezza: Sensazione di stanchezza persistente anche dopo il riposo. Problemi visivi: Visione offuscata o annebbiata. Ronzii o fischi alle orecchie: Acufeni. Dolore al petto: In casi più gravi, può indicare problemi cardiaci associati all’ipertensione. Rimedi per Abbassare la Pressione Alta Se sospetti di soffrire di pressione alta, è fondamentale consultare il tuo medico. In base alla gravità e alle cause dell’ipertensione, verranno indicati i trattamenti più adeguati. Terapia farmacologica: Diuretici: Favoriscono l’eliminazione di liquidi e sodio. Beta-bloccanti: Riducono la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa. Inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori): Dilatano i vasi sanguigni e riducono la pressione. Bloccanti dei recettori dell’angiotensina II (ARB): Simili agli ACE-inibitori, ma con minori effetti collaterali. Calci-antagonisti: Rilassano i muscoli delle arterie, favorendo la vasodilatazione. Modifiche dello stile di vita: Dieta equilibrata: Ridurre il consumo di sodio, grassi saturi e colesterolo, privilegiando frutta, verdura, cereali integrali e legumi. Attività fisica regolare: Almeno 30 minuti al giorno di esercizio aerobico moderato. Riduzione del peso: L’obesità è un importante fattore di rischio per l’ipertensione. Limitazione del consumo di alcol e caffeina: Queste sostanze possono aumentare la pressione arteriosa. Smettere di fumare: Il fumo danneggia i vasi sanguigni e aumenta il rischio cardiovascolare. Gestione dello stress: Adottare tecniche di rilassamento come lo yoga o la meditazione. Tachicardia e Pressione Alta: Un Legame Stretto La tachicardia e la pressione alta sono spesso associate. Un aumento della frequenza cardiaca può contribuire ad innalzare la pressione arteriosa, mentre l’ipertensione prolungata può sovraccaricare il cuore, causando tachicardia. Cosa Fare in Caso di Pressione Alta Monitorare regolarmente la pressione arteriosa: Utilizzare un misuratore di pressione omotonomometrico e tenere un diario delle misurazioni. Seguire le indicazioni del medico: Assumere i farmaci prescritti e rispettare le indicazioni dietetiche e comportamentali. Contattare il medico in caso di sintomi allarmanti: Dolore al petto, difficoltà respiratorie, vertigini intense, disturbi visivi. Conclusione L’Holter pressorio è uno strumento prezioso per la diagnosi e il monitoraggio dell’ipertensione arteriosa. Riconoscere i sintomi della pressione alta e adottare uno stile di vita sano sono fondamentali per prevenire complicazioni cardiovascolari. Se sospetti di soffrire di ipertensione, non esitare a consultare il tuo medico. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare un  Holter Pressorio con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota il tuo esame dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Holter Pressorio NEWS PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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