Dentale

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Anestesia dentale

Anestesia Dentale Salute Indice La paura del dentista è molto diffusa. Alcuni pazienti solo al pensiero di provare dolore rinunciano a curarsi. In questo viene in aiuto l’anestesia, attraverso la quale, è possibile eliminare il dolore anche nel caso di interventi più invasivi. L’anestesia dentale è generalmente di tipo locale, cioè viene anestetizzata solo la zona interessata, senza causare la totale incoscienza del paziente. Al contrario di quanto si possa pensare, ci possono essere diverse tipologie di anestesia che si differenziano tra di loro in funzione dell’intensità e della durata dell’intervento. L’anestesia dal dentista è una procedura comune e praticata in tutti quei casi in cui occorre intervenire, limitando il dolore, come nel caso di carie, interventi di devitalizzazione, estrazione denti, rimozione di ascessi dentali e così via. Tipologie anestesia dentale Prima di scegliere il farmaco anestetico locale, il dentista si basa su cinque fattori: durata dell’intervento complessità dell’intervento necessità di emostasi la necessità di controllare il dolore dopo l’intervento per via di allergie o altre contraddizioni all’uso di alcuni farmaci per il paziente. Nel caso di interventi di lieve entità, è sufficiente l’anestesia superficiale, somministrabile sotto forma di spray o soluzione oppure l’anestesia d’infiltrazione che viene iniettata direttamente nei tessuti, vicino al dente che si deve curare. Se l’intervento è più invasivo, invece, si può ricorrere all’anestesia tronculare che agisce anche sui nervi grandi come il nervus alveolaris inferior, in modo da addormentare una superficie più ampia. La tipologia di anestesia quindi può essere categorizzata in questo modo: Tipo intervento Tipologia anestesia Lieve entità Spray o soluzione Piccoli interventi Anestesia d’infiltrazione Interventi invasivi Anestesia tronculare Se si vuole evitare il sanguinamento Anestesia intraligamentosa Interventi su denti affetti a pulpite Anestesia intrapulpare L’anestesia dentale fa male? Si può avvertire un piccolo fastidio, una sensazione simile ad un pizzico di zanzara, nel momento in cui si ha l’ingresso dell’ago e di pressione quando viene iniettato l’anestetico. Questo fastidio può variare in intensità da individuo a individuo. Il dolore durante e dopo il trattamento, invece, dipende dal tipo d’intervento stesso e può essere alleviato con antidolorifici prescritti dal dentista. L’effetto anestetico tende a scomparire dopo un’ora circa dall’iniezione, ma può prolungarsi anche per due ore o più, in relazione alla dose iniettata e al tipo di anestesia scelta. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Dentale con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Dentale News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Gnatologo

A cosa serve lo gnatologo? Salute Indice Chi è lo Gnatologo? Lo Gnatologo è un dentista che ha una specializzazione specifica all’interno dei vasti campi di applicazione dell’odontoiatria. Vediamo allora cos’è la gnatologia. È il campo dell’odontoiatria che, studia la fisiologia e fisiopatologia del complesso cranio-cervico-mandibolare. Per essere più chiari e specifici possiamo dire che il dentista gnatologo si occupa di studio, cura e trattamento di patologie legate al movimento mandibolare, alla masticazione, alla deglutizione, e alla respirazione. Ad esempio il bruxismo o le problematiche dell’ATM (articolazione temporo mandibolare). Genericamente le diverse problematiche che interessano la gnatologia clinica vengono definite disordini cranio-mandibolari. Gli gnatologi sono, quindi, la figura medica di riferimento per queste problematiche. Lo Gnatologo, infine, decide anche se il bite dentale può essere la soluzione a problemi di bruxismo, postura o malocclusioni. Patologie trattate dallo Gnatologo Vediamo ora le patologie specifiche trattate dal dentista Gnatologo. Quando ci dobbiamo rivolgere a questo specialista? Principalmente ci rivogliamo a questa figura nei casi di: bruxismo patologie legate al movimento mandibolare disturbi della masticazione deglutizione Bruxismo Di solito è considerato una para funzione, ossia un movimento senza alcun scopo finalizzato. Banalmente è il digrignamento dei denti, dovuto allo spasmo della muscolatura masticatoria. Questo più spesso avviene durante il sonno e parliamo quindi di bruxismo notturno. Disturbo di masticazione Il Dentista Gnatologo si occupa anche dei disturbi della masticazione. Usando parole semplici per spiegarlo, il disturbo di masticazione è una difficoltà nello “sminuzzamento” del cibo in bocca. Spesso vengono considerati tali tutti quei disturbi legati a una malocclusione, cioè un’occlusione dentale scorretta. Deglutizione Inoltre gli gnatologi si occupano di eventuali problematiche legate alla deglutizione. Per quanto può sembrare banale e semplice al primo occhio questa funzionalità del nostro corpo, si tratta in realtà di una funzione tra le più complesse e complete. Difatti la deglutizione comporta una serie di azioni che devono avvenire in una sequenza orchestrata con precisione. Il che prevede il coordinamento di varie strutture anatomiche che vengono controllate da più aree del sistema nervoso. Valutazione Gnatologica La visita dallo gantologo è una valutazione diagnostica attenta ed approfondita di molteplici aspetti clinici del paziente. Fondamentale è l’iniziale raccolta di tutte le informazioni della storia clinica. Si tratta, cioè, di una visita specialistica che necessita della raccolta dei dati storici del paziente per individuare l’ordine cronologico delle eventuali problematiche sorte nel tempo al fine di dare un quadro clinico preciso. La Visita Gnatologica serve sostanzialmente a capire se i fastidi del paziente sono correlati ad eventuali malocclusioni. La visita di Gnatologia è fondamentale per individuare qual è il rapporto reale di funzionamento tra mandibola e cranio in maniera precisa ed accurata. Oltre che l’eventuale presenza di qualsiasi problematica che potrebbe impedire questa naturale correlazione. La Valutazione Gnatologica prevede anche la valutazione delle eventuali documentazioni precedenti o terapie già in atto. Le quali potrebbero essere risultate, fino a quel momento, non risolutive o inadatte per la risoluzione della patologia in corso. La fase di analisi preliminare continuerà con una valutazione complessiva dello stato dell’apparato masticatorio del paziente tramite la raccolta di altri importanti dati riguardanti i movimenti mandibolari, dei contatti occlusali e delle funzionalità articolari. Il prossimo step diagnostico sarà il controllo diretto delle A.T.M. (articolazioni temporo-mandibolari) e dei muscoli masticatori. Nel corso della raccolta dei dati clinici del paziente, lo Gnatologo, in casi particolari, potrebbe richiedere ulteriori esami strumentali o diagnostici per per avere un quadro più completo circa le problematiche del proprio paziente. Esami tra i più frequenti che potrebbero richiesti sono la Risonanza Magnetica delle ATM, orto-panoramica e kinesiografia mandibolare. Contatta lo studio dentistico Unisalus a Milano per prenotare una prima Valutazione Gnatologica con i nostri esperti Dentisti. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Gnatologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Dentale News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Dolore dente devitalizzato

Dolore dente devitalizzato: può capitare e perché? Salute Indice Dolore dente devitalizzato: può capitare e perché? Solitamente un dente devitalizzato è definito in modo volgare “morto”, in quanto vedremo che con la devitalizzazione del dente viene rimossa la polpa dentaria e vengono sigillati e chiusi i canali radicolari e la camera dentaria. Tuttavia può capitare di sentire un dolore a un dente devitalizzato subito dopo l’intervento di devitalizzazione (più comune) oppure a distanza di tempo (più raro, ma possibile). Quindi, in questo articolo risponderemo in modo sintetico alla domanda “fa male un dente dopo la devitalizzazione?”. Cominciamo dunque parlando di cos’è la devitalizzazione. Che cos’è la devitalizzazione? Prima di parlare di dolore dente devitalizzato, vediamo in cosa consiste la devitalizzazione. Si tratta della terapia che viene indicata in caso di compromissione della polpa dentaria, ossia una parte del dente che apporta vasi sanguigni e nervi al suo tessuto. Le cause per cui ci affidiamo a questa procedura possono essere carie profonde o necessità protesiche. Alcune volte è necessario rimuovere la polpa compromessa e sostituirla con un’otturazione, in modo tale da difendere le strutture più profonde del dente, da batteri o altre sostanze che possono essere dannose. La devitalizzazione può essere effettuata sia su un incisivo che su un molare o un premolare. Devitalizzare un incisivo o un molare è differente in quanto è diversa la loro struttura. Pertanto l’intervento per un incisivo durerà di meno rispetto a quello per un molare. La devitalizzazione fa male? Vediamo adesso se la devitalizzazione è una procedura che provoca dolore. Dopo quanto ci siamo detti, potreste pensare che la devitalizzazione faccia male. In realtà non è così perché il dentista, prima di procedere con questo intervento, pratica l’anestesia locale. Pertanto tutta la procedura è indolore. Dolore post devitalizzazione Allora perché un dente devitalizzato fa male? Forse penserete che nonostante sia stata eliminata la polpa, il dente non dovrebbe più fare male. In realtà non è così, perché un dente devitalizzato può far male sia nel post intervento, che anche a distanza di tempo. Nel post intervento è del tutto normale. Anche se con le nuove tecniche odontoiatriche il dolore post operazione è ridotto rispetto al passato. Infatti è del tutto normale percepire un fastidio post devitalizzazione. Questo succede poiché il legamento parodontale che unisce il dente all’osso e alla gengiva si infiamma in seguito all’intervento. Il dentista, nel caso di un dente devitalizzato che fa male dopo l’intervento consiglierà sempre impacchi di ghiaccio. Nel caso il dolore fosse più intenso potrebbe anche prescrivere dei Fans (antinfiammatori per via orale). Vediamo ora i motivi per cui un dente dopo devitalizzazione fa male anche a distanza di tempo e il ruolo dei recettori di pressione nella vicenda. Dente devitalizzato dolore a lungo termine Per quanto riguarda invece il dolore dente devitalizzato che permane per un periodo più lungo, possiamo dire che è una situazione più rara, ma che può comunque accadere. Perché il dente devitalizzato fa male alla pressione? Il dolore dente devitalizzato alla pressione succede perché, nonostante l’estrazione della polpa dentaria, i recettori di pressione del dente rimangono attivi. Nel momento in cui tali recettori vengono stimolati in maniera importante (sotto forma di pressione), ecco che abbiamo di nuovo la sensazione di dolore al dente devitalizzato. Ci sono alcuni casi specifici che ci danno la sensazione di male al dente. Il dolore a un dente devitalizzato può essere causato da: infezioni dovute ad infiltrazioni batteriche infiammazioni forti pressioni o shock sul dente Come agire se il dente fa male dopo la devitalizzazione? Prima di darvi alcuni consigli e indicazioni, vi ricordiamo che bisogna agire sulle cause del dolore al dente devitalizzato. Cause che possono essere differenti da persona a persona e da caso a caso. Pertanto chiedete sempre il parere del Dentista, che valuterà la vostra situazione e vi indicherà la strada giusta da seguire. Tra le ipotesi di trattamento di dolore dente devitalizzato, c’è la possibilità di riaprire il dente che fa male, procedere con adeguata pulizia e richiudere i canali. Questo in caso di infiammazione o infezioni dovute a infiltrazioni batteriche. Il tutto viene accompagnato da una terapia antibiotica, anche se questa da sola non basta. La riapertura e la “pulizia” del dente è sempre necessaria in questi casi. Se il dente devitalizzato fa male a causa invece di una pressione eccessiva, bisognerà agire in modo differente. Vediamo come. Solitamente si devitalizza un dente con carie profonde per eseguire poi una ricostruzione o un impianto. Se alla fine del lavoro, il dente non chiude bene e risulta troppo alto, questa situazione porta appunto ad un eccessivo sforzo e pressione del dente trattato. Sarà necessario in questo caso farsi limare il dente in modo che aderisca perfettamente agli altri denti con cui è a contatto. In questo modo si attenuerà la pressione e il dente devitalizzato dolorante smetterà di far male a causa della pressione. In questo caso, come per il dolore post devitalizzazione potrebbero essere prescritti inizialmente dei farmaci antinfiammatori per placare la sintomatica dolorosa. Ovviamente senza sempre abusare dei farmaci e su prescrizione e indicazione del Medico Dentista. Per maggiori informazioni sulla devitalizzazione o se sentite dolore a dente devitalizzato fissate una prima visita senza impegno con lo Studio Dentistico Unisalus Milano. Trovate tutti i contatti all’interno del nostro sito. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Dentale con i Medici del Centro Medico Unisalus? 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Dentifricio Desensibilizzante

Dentifricio Desensibilizzante Salute Indice Quando bisogna usare un dentifricio desensibilizzante e di cosa si tratta? I casi in cui il vostro dentista vi consiglierà di utilizzare questo particolare tipo di dentifricio riguardano soprattutto l’ipersensibilità dentale. Quest’ultima è una problematica molto comune che può essere scatenata da un normale sfregamento dello spazzolino sui denti e sulle gengive. Come ci accorgiamo di soffrire di ipersensibilità dentinale? Molto semplice. Ce ne accorgiamo, quando avviene il contatto dei denti con cibi troppo caldi o troppo freddi. A volte può anche capitare che cibi molto acidi o molto zuccherini contenuti in alcuni piatti, possano scatenare questo disturbo. Come risolvere la situazione? Diversi studi dimostrano che alcuni dentifrici desensibilizzanti presenti sul mercato possono aiutare ad affrontare in maniera efficace il problema dell’ipersensibilità. Il dentifricio desensibilizzante contiene principi attivi che bloccano i segnali del dolore che viaggiano tra la superficie del dente e i nervi sensoriali all’interno. Gli ingredienti che fanno parte normalmente di un dentifricio desensibilizzante, vengono divisi in due gruppi a seconda della funzione: bloccare l’impulso nervoso riparare lo smalto e chiudere i tubuli dentinali Il primo gruppo di dentifrici potrebbe contenere: nitrato di potassio o cloruro di potassio. Mentre il secondo gruppo potrebbe contenere queste sostanze: cloruro di stronzio, fluoruro amminico, fluoruro stannoso, fluoruro di sodio, cloruro di potassio ad alte concentrazioni, fosfosilicato di calcio e sodio. Ingredienti del dentifricio desensibilizzante L’azione del potassio e dei suoi derivati consiste nell’interrompere la trasmissione dello stimolo nervoso che causa il fastidio. Stiamo parlando dunque del primo gruppo di dentifrici desensibilizzanti che vi abbiamo citato. Per quanto riguarda invece lo stronzio, ci sono state alcune preoccupazioni. Questo perché è noto che alte dosi di stronzio possano causare lievi effetti collaterali come mal di testa, diarrea e mal di stomaco. Inoltre non sembra che lo stronzio sia poi così efficace nell’alleviare i sintomi dell’ipersensibilità dentinale. Date le preoccupazioni sulla sua sicurezza, non lo troverai in tutti i dentifrici desensibilizzanti. L’effetto migliore sembra invece che sia dato dall’arginina in combinazione con il bicarbonato di calcio. Questi 2 elementi riescono a migliorare l’occlusione naturale dei tubuli dentinali e alleviano i sintomi dell’ipersensibilità. Quando aspettarsi risultati Non aspettarti che grazie al dentifricio desensibilizzante il sollievo sia immediato. Infatti possono essere necessarie anche alcune settimane prima che i benefici del dentifricio abbiano effetto. Si consiglia poi un utilizzo costante e prolungato nel tempo per arrivare ad un evidente risultato nella gestione del fastidio ai denti e alle gengive. Come abbiamo già detto, l’efficacia del dentifricio desensibilizzante dipende in gran parte dagli ingredienti all’interno del tubo. Quale dentifricio desensibilizzante scegliere? Il giusto dentifricio desensibilizzante può aiutare a ridurre al minimo la sensibilità dei denti. Ciò abbasserà il dolore e migliorerà la qualità della vita. Tuttavia la scelta non dovrebbe essere presa alla leggera in caso di ipersensibilità. Ma andrebbe concordata con il vostro dentista di fiducia che saprà consigliarvi il miglior dentifricio desensibilizzante per il vostro caso. Quando andare dal dentista? Non bisogna sottovalutare il problema, ma per tenere sempre sotto controllo la situazione è meglio farlo con l’aiuto di un dentista. Prima che la situazione degeneri in problematiche più complesse da gestire, come la ricostruzione dei colletti scoperti, la devitalizzazione o interventi chirurgici per il riposizionamento della gengiva ritirata. Per quanto efficace sia il dentifricio desensibilizzante, affronta solo i sintomi della sensibilità dei denti. Se hai a che fare con denti sensibili, questo potrebbe essere parte di un problema più ampio, che solo il tuo dentista può risolvere. Per questo motivo, si devono fare visite di controllo regolari dal professionista, unitamente a sedute di igiene professionale periodiche. La prevenzione principale parte sempre e comunque da casa vostra. Quindi bisogna lavarsi spesso e correttamente i denti e seguire le buone norme di igiene orale consigliate dal dentista. Un consiglio dai medici Uno dei consigli che molti Odontoiatri ci danno per massimizzare l’efficacia del prodotto è questo. Dopo aver lavato i denti bisognerebbe massaggiare specificatamente le zone sensibili con il dito e un poco di dentifricio. Se siamo invece di fronte ad una sensibilità più generalizzata e non localizzata, allora bisognerebbe usare un collutorio per denti che abbia caratteristiche uguali o simili al dentifricio desensibilizzante. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Dentistica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Dentistica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Gengivite

Gengivite: cause, sintomi e rimedi

Cos\’è la Gengivite? La Gengivite è un disturbo del cavo orale che non deve essere trascurato. E\’ un\’infezione duratura del cavo orale, che comprende i tessuti che circondano la base dei denti, ossia le gengive. Questa infiammazione colpisce le gengive e, in alcun casi, può non presentare sintomi. Se non trattata può evolvere in una forma più grave, definita parodontite (o piorrea), che può comportare conseguenze a livello dei tessuti molli e alle ossa che sostengono i denti, fino alla perdita definitiva di uno o più denti.   Cause della Gengivite Le cause principale che può portare a questa patologia è l\’accumulo di batteri nel cavo orale, favorito molto spesso dalla scarsa igiene orale. Infatti, i batteri si depositano tra i denti e le gengive formando una sottilissima pellicola e favorendo cosi la creazione della placca. La placca dentale è responsabile del processo infiammatorio delle gengive e, se non viene rimossa da una corretta igiene quotidiana, può causare un\’ infiammazione e portare ad un sollevamento dei tessuti gengivali con conseguente sanguinamento di denti e gengive. La placca non rimossa, a lungo andare, tende a calcificarsi diventando cosi tartaro. Questo deposito può aggredire sempre di più la base dei denti, comportando un\’ irritazione della gengiva. L\’aumento eccessivo di placca batterica favorisce persino la formazione della carie dentale.   Gengivite: fattori di rischio Esistono molteplici fattori che possono comportare la comparsa di questa problematica, tra questi: fumo diabete protesi dentarie malattie immunitarie stress malnutrizione carenze vitaminiche. Una forma di gengivite particolarmente severa è la gengivite acuta ulcerativa necrotizzante, che si manifesta in forma acuta con febbre, ulcerazioni, alitosi e dolore intenso. Questa problematica non riguarda esclusivamente gli adulti. Sono infatti molti i casi di gengivite nei bambini. Sintomi della Gengivite La Gengivite si manifesta con sintomi come gonfiore e rossore gengivale alla base dei denti. Ma il sintomo caratteristico è il sanguinamento, specialmente quando si esegue una quotidiana igiene orale con spazzolino e filo interdentale. Altri sintomi gengivite sono : Dolore Sensibilità termica Distacco dal solco gengivale alito cattivo Nel caso di infezione ad uno stadio più avanzato, i sintomi potrebbero diventare più severi e si possono manifestare: spazi tra i denti recessioni gengivali eccessive mobilità dentali In presenza di questi sintomi è opportuno rivolgersi immediatamente al proprio Odontoiatra. Gengivite Conseguenze Se trascurata la Gengivite può evolversi in una forma più grave, la cosiddetta Parodontite (o piorrea). Questa patologia è considerata diretta conseguenza della Gengivite e può comportare conseguenze importanti per la salute del paziente. Se non trattate le Gengiviti possono comportare alcune complicazioni quali: ascessi aumentata mobilità dei denti perdita dei denti malattie cardiovascolari infezioni polmonari Come si cura? Per effettuare una diagnosi il dentista procederà con l\’anamnesi o storia clinica del paziente. Lo specialista procede quindi ad eseguire un\’ indagine accurata, con lo scopo di arricchire il quadro delle informazioni. Queste informazioni sono utili per il percorso diagnostico in quanto, soltanto grazie a questo, sarà possibile risalire ai fattori scatenanti della Gengivite. L\’Odontoiatra, anche basandosi sulle condizioni iniziali del paziente, potrà effettuare quindi un\’igiene orale professionale e, in caso di necessità, potrebbe prescrivere un tipo di collutorio antisettico, a base di clorexidina, con lo scopo di controllare la placca batterica e prevenire ulteriori infiammazioni. Come prevenire la gengivite Per prevenire la Gengivite è importante seguire alcune semplici indicazioni, tra le quali: Eseguire una corretta igiene orale dopo ogni pasto Evitare l\’eccessivo consumo di alcool e fumo Non abusare dei collutori antisettici, rivolgendosi prima al dentista Andare dal dentista una o due volte l\’anno per garantire una corretta salute orale Pensi di soffrire di Gengivite e vorresti effettuare una visita con i nostri Specialisti? Per effettuare una visita con Medici Esperti del Centro Dentistico Unisalus, chiama il numero 02.48.013.784 oppure scrivici alla mail info@centrodentisticounisalus.it o sul form nella sezione contatti del nostro sito.

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stomatite

Stomatite cura e rimedi

Stomatite: cura e rimedi Salute Indice Prima di parlarvi delle cura per la stomatite vediamo insieme di cosa si tratta. La stomatite è una infezione del cavo orale che causa gonfiore, arrossamento e ulcere orali dette anche afte (abrasioni di colore biancastro). Si possono localizzare nella parte interna delle guance, sulle gengive e persino sulla lingua.  I segni percepiti dal paziente sono associati ad una sensazione di dolore, che si intensifica molto mentre si mangia, a volte il dolore è cosi intenso che si fatica persino a parlare. Il paziente affetto da stomatiti ripetute, con una certa regolarità, ha sempre il compito di consultare il proprio medico/odontoiatra cosi da individuare le possibili cause e fattori scatenanti dell’infezione. In alcuni casi il dentista può prescrivere anche esami del sangue per escludere eventuali altre patologie. In genere i fattori scatenati possono essere intolleranze alimentari, allergie o carenze nutrizionali per esempio: carenza di ferro, acido folico e vitamina B3 oppure in condizioni di elevato stress. Inoltre a seconda della parte coinvolta, la stomatite può provocare disturbi secondari per esempio: gengiviti, glossiti o cheiliti. Quali sono i primi sintomi della stomatite? Le abrasioni che compaiono all’interno della mucosa orale possono causare una serie di fastidi: Arrossamento della mucosa orale; Insorgenza di pustole, vescicole, ulcere o altre lesioni dell’infiammazione locale; Perdite di sangue sulla parte interessata. A questi sintomi si possono aggiungere segni secondari come: alitosi, sanguinamento gengivale e aumento della secrezione salivare. In caso di afte molto grosse o intense, il paziente può accusare febbre e gonfiore ai linfonodi posti sotto la mandibola. Il nostro consiglio è effettuare una corretta igiene orale al fine di prevenire l’infezione, anche se molte volte la stomatite è causata da forte stress.  Come si cura la stomatite? Prima di iniziare una terapia è necessaria la diagnosi dell’odontoiatra per individuare la specifica causa che ha provocato l’insorgenza della stomatite. Talvolta in certi casi la stomatite guarisce spontaneamente nel giro di due settimane. Se l’infezione è già evidente e non si riesce a sopportare il dolore, la stomatite viene trattata, generalmente, con cure farmacologiche che aiutano ad alleviare i sintomi associati, per esempio: antibiotici, antisettici, antimicotici, antidolorifici o antivirali. A seconda della causa, altri trattamenti destinati a curare la stomatite prevedono l’utilizzo di collutori, i loro principi attivi risultano particolarmente efficaci  per alleviare i sintomi tipici dell’infiammazione. Esistono anche rimedi, tipo gel e creme che agiscono localmente, solitamente si applicano sopra la parte interessata tramite pennellini o spatole e possono essere: Acido retinoico: guarigione più veloce Cloruro di alluminio: astringente che combatte l’infezione da afte stimolando la mucosa a formare nuovo epitelio. Corticosteroidi: riducono il dolore e l’infiammazione Tutte le terapie sopracitate hanno il compito di favorire la guarigione e la cicatrizzazione di questa patologia. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Dentistica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Dentistica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Come si cura la Parodontite

Cos’è la Parodontite? Salute Indice Cos’è la Parodontite? La Parodontite, chiamata anche piorrea, è una patologia che in medicina è classificata come infiammazione cronica multifattoriale. Si caratterizza per la formazione di tasche profonde nel tessuto parodontale che potrebbero ospitare microrganismi in grado di provocare l’infiammazione. Sfortunatamente accade molto spesso che venga diagnosticata in una fase già avanzata, per cui l’unica cosa che è possibile fare è bloccare la Parodontite. Bisogna quindi non farla progredire grazie a costanti controlli odontoiatrici che verranno stabiliti per mantenere lo stato di salute raggiunto. Se non diagnosticata in tempo, questa malattia porta alla distruzione del tessuto di sostegno del dente, con conseguente perdita del dente o di più denti. Cause della Parodontite E’ una patologia classificata come multi fattoriale. Ciò significa che, per manifestarsi, ha bisogno della concomitanza di più fattori. I fattori di rischio della Parodontite sono: Fumo di sigaretta Obesità Diabete Mellito Stress emotivi Carenza di Vitamina C Che sintomi dà la Parodontite? I sintomi principali della Parodontite, o Parodontopatia, dipendono dalla gravità e dall’intensità dell’infiammazione. Tra i sintomi della Parodontite troviamo: Presenza sangue nelle gengive quando ci laviamo i denti Ascessi parodontali ricorrenti, Alitosi Mobilità dentale Recessione gengivale La cura parte dalla prevenzione Parlando di come curare la Parodontite, dobbiamo per forza dare spazio al discorso della prevenzione, in quanto attività di prima linea per combattere questa problematica. Questa patologia si può prevenire facendo delle accurate visite di controllo una volta all’anno dal proprio dentista. Vogliamo comunque anticiparvi qualche consiglio per una prevenzione personale. Un’alimentazione sana ed equilibrata ricca di vitamina c e antiossidanti può favorire un organismo sano. Ciò significa che, in uno stato di  benessere generale, anche le gengive possono godere di piena salute. Per quanto riguarda le tecniche di igiene domiciliare, consigliamo l’utilizzo di uno spazzolino elettrico, poiché rimuove in maniera più efficace gli strati di placca. Affiancato sempre dall’utilizzo del filo interdentale. Diagnosi La Parodontite viene diagnosticata dallo specialista Odontoiatra sottoponendo il paziente ad una visita. Lo scopo della visita è effettuare una valutazione clinica del paziente per ricercare la presenza, eventuale, di tasche indicanti la presenza della Parodontite. Può essere inoltre consigliata l’esecuzione di RX dentarie per indagare una eventuale perdita di osso adiacente alle tasche parodontali. Come si cura la Parodontite ai denti? Ovviamente, per curare questa patologia, è opportuno rivolgersi ad un odontoiatra che vi indirizzerà verso le terapie migliori. A seconda dello stadio della Parodontite, il dentista interviene con diverse soluzioni: Pulizia profonda con uso di strumenti ad ultrasuoni per rimuovere placca e tartaro Rimozione delle parti danneggiate Indicazione per un’accurata igiene orale domiciliare Rimozione del dente, in casi avanzati Pensi di soffrire di Parodontite e vorresti prenotare una visita? Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Dentale con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Dentale News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Digrignare i denti

A Cosa Serve la Visita Geriatrica: approfondimento sulla Salute degli Anziani Salute Indice Digrignare i denti E’ un fenomeno che, in Odontoiatria e Gnatologia, viene definito Bruxismo. Quando siamo sottoposti a forte stress, soprattutto se prolungato nel tempo, il nostro corpo mette in atto delle “strategie difensive” automatiche per scaricare la tensione nervosa accumulata. Una di queste strategie di difesa è il digrignamento denti, conosciuto anche come bruxismo. Si tratta di un’iperattività della muscolatura masticatoria che si verifica attraverso il digrignamento dei denti (involontario) oppure con la chiusura a scatti della mandibola. Stringere i denti, soprattutto di notte, è una problematica molto comune nelle persone di ambo i sessi e in questo articolo vogliamo approfondire l’argomento. Dandovi anche qualche consiglio utile per risolvere il problema. Nel caso in cui vi fosse capitato di svegliarvi al mattino con un dolore alla mandibola o un fastidio a livello di ATM (articolazione temporo-mandibolare) oppure in generale con problemi a livello cervicale, è possibile che soffriate di bruxismo notturno. Molti sottovalutano il problema o, probabilmente, non lo conoscono appieno e non indagano in tal senso. Ma digrignare i denti nel sonno è una problematica davvero molto comune nelle persone di tutto il mondo. Digrignare i denti: le cause Ad oggi, digrignare i denti, non è causato da situazioni note se non quella dell’accumulo di stress. Abbiamo già visto infatti che il bruxismo è la risposta con cui il nostro corpo alle tensioni accumulate durante il giorno. Per questo motivo tendiamo a digrignare i denti nel sonno. Perché è proprio di notte che scarichiamo tutto lo stress che si accumula durante il giorno. Attenzione a non sottovalutare il problema del bruxismo notturno. Perché porta con se dei naturali strascichi che possono essere davvero molto negativi per il benessere psico-fisico. Ad esempio dolori alle orecchie, all’ATM, alla cervicale, alla schiena e ginocchia, ma soprattutto un senso di stanchezza al risveglio. Non è normale che dopo una notte di sonno, ci sentiamo già stanchi non appena mettiamo giù il primo piede dal letto. Una delle cause di questa situazione è probabile che sia, appunto, il Bruxismo notturno.  Un altro problema che si porta con se l’atto di digrignare i denti è l’erosione o il danneggiamento dello smalto dentale. Situazione che, alla lunga, ci potrebbe portare a ricorre a cure odontoiatriche specifiche. Cosa fare per evitare il bruxismo notturno Per prima cosa dovremmo cercare di evitare in assoluto lo stress. Questo vale non solo per il bruxismo, ma in generale per la salute del nostro organismo. Ridurre le tensioni accumulate durante il giorno è un buon modo per non digrignare durante la notte e abbiamo visto quanto sia importante per lo smalto dentale. Ma questo da solo non basta. Anche cercando di ridurre al minimo lo stress, può sicuramente capitare di trovarci ancora a serrare i denti inconsapevolmente. Allora la soluzione consigliata è quella di utilizzare un bite notturno per proteggere lo smalto dallo sfregamento e per fare in modo che la bocca si chiuda in modo allineato. Questo permette anche di scaricare la tensione del digrignamento evitando di svegliarsi stanchi e indolenziti. Rilassare i muscoli della mascella Se digrignare i denti, vi porta solamente ad un indolenzimento dei muscoli della mascella dovuto alla tensione muscolare, eccovi qualche consiglio utile. Per prima cosa possiamo eseguire un auto massaggio sul muscolo mandibolare (muscolo massetere) esercitando una leggera pressione sulla mandibola per 10 o 15 secondi, rilasciando poi la spinta gradualmente. Ripetiamo questa pressione per cinque o sei volte così da sciogliere la tensione a livello mandibolare, grazie al rilassamento dei muscoli masticatori. Un’altra modalità di massaggio è quella circolare. Effettuiamo a livello della mandibola dei piccoli movimenti rotatori per qualche secondo. Prima in senso orario, poi in senso antiorario. Il consiglio è quello di esercitare solo delle piccole pressione, senza spingere troppo sulla mandibola. Non dovete farvi o sentire male, ma dovete solo massaggiare delicatamente fino a che non sentite la mandibola che si distende e la tensione muscolare che si attenua. Infine, un ultimo blocco di consigli che possiamo dare a chi ha l’abitudine di digrignare i denti di notte sono: dormire in ambienti calmi spegnere di notte tutti i dispositivi elettronici concentrarsi sulla respirazione prima di dormire leggere un libro o fare un bagno caldo prima di andare a letto Digrignare i denti è un problema serio e va affrontato in modo professionale con un esperto odontoiatra o gnatologo. Sarà lui a indicarvi la strategia più adatta per attenuare il disturbo e in caso, realizzare un bite su misura per il vostro caso. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Gnatologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. 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Pulpite acuta

Pulpite Acuta Salute Indice La Pulpite (acuta o reversibile) è una patologia che costituisce un infiammazione batterica della polpa del dente. Solitamente è causata da carie, fratture dentarie, traumi causati da bruxismo (digrignare i denti) oppure da stimoli termici come il freddo. Quando si parla di pulpite è bene contattare immediatamente il proprio odontotecnico di fiducia per effettuare un trattamento al fine di evitare che si trasformi in pulpite acuta e porti alla necrosi della polpa. Ma come si riconosce una pulpite acuta? Scopriamo come riconoscere una pulpite, i suoi sintomi e le cure per non aggravare questa patologia. I sintomi della Pulpite Pulpite sintomi: quali sono? Il primo sintomi che notiamo è sicuramente il dolore. Si tratta di un dolore molto intenso spesso accompagnato da una fastidiosa sensazione del dente che pulsa. Altri sintomi più comuni della pulpite acuta sono ipersensibilità dentale febbre dolore acuto ascesso gengivale sanguinamento delle gengive Pulpite acuta o reversibile? I tre gradi della pulpite Reversibile Pulpite acuta Irreversibile Nel primo caso l’infezione è a livello superficiale. Il gonfiore è anche meno frequente e i danni ai tessuti interni sono moderati. Il dolore aumenta quando si mangiano cibi troppo zuccherati o freddi, in tal caso un’intervento tempestivo porta ad una completa guarigione. Nel caso di pulpite acuta possiamo andare incontro ad ascessi, parodontite, cisti o granulomi che, se non curati correttamente, possono aggravare l’infiammazione portando così al terzo stadio. Cioè ad una pulpite irreversibile. Come alleviare il dolore di una pulpite Pulpite cura: cosa cambia tra nei vari stadi? Nella maggior parte dei casi la pulpite reversibile è causata da carie. Nei fatti un trattamento tempestivo dal proprio dentista può ridurre il dolore. Portando cosi ad una completa guarigione. In alcuni  casi nonostante l’intervento dal proprio odontoiatra se non si effettua una corretta igiene orale si può evolvere in forma irreversibile (passando da una pulpite acuta). Allora in questo caso il medico dovrà procedere con l’asportazione della polpa dentale. Lo farà attraverso una terapia endodontica, pulendo, disinfettando e sigillando il canale (devitalizzazione). La sofferenza da pulpite può essere anche ridotta con l’uso di antidolorifici sempre su prescrizione del proprio medico/odontoiatra. Quanto dura il dolore della Pulpite? Nel caso di pulpite reversibile, il dolore compare quando il dente viene stimolato. Ad esempio quando si mangiano cibi troppo freddi o troppo caldi e solitamente dura pochi secondi. In caso di pulpite acuta o irreversibile il dolore compare sempre con la stimolazione del dente, ma, a differenza della pulpite reversibile dura anche diversi minuti prima di scomparire. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Dentale con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Dentale News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Come sbiancare i denti a casa

Come Sbiancare i Denti a Casa? Salute Indice Oggi vi parleremo di come sbiancare i denti a casa. Partiamo però dal presupposto che lo sbiancamento fai da te può essere utile in alcuni casi e con “parsimonia”, ma dall’altro lato sappiamo che un abuso di queste pratiche può portare a controindicazioni importanti. Quando affidarsi ad uno specialista e quando sbiancare i denti a casa? Effettuare uno sbiancamento denti fai da te non è sempre il modo migliore per avere denti sani e puliti. Spesso è opportuno rivolgersi al tuo odontoiatra per una corretto trattamento, al fine di evitare danni allo smalto dei denti. Ricordiamo che i trattamenti effettuati da uno specialista hanno sempre risultati migliori.  Ciò detto, in questo articolo su come sbiancare i denti a casa, ti indicheremo i trattamenti naturali  per eseguire uno sbiancamento fai da te. Sbiancamento dei denti a casa? Vediamo in questa lista come sbiancare i denti a casa e quali strumenti utilizzare. I trattamenti che si possono utilizzare da casa  sono numerosi, ma vanno sempre usati con moderatezza e sono i seguenti: Bicarbonato di sodio Succo di limone Salvia Acido Malico Legno di noce Radice di Araak Vi spiegheremo come sbiancare i denti a casa con questi strumenti, ma fate sempre attenzione ad utilizzarli. Sicuramente non dovete abusarne. Chiedete sempre consiglio al vostro dentiste di fiducia, soprattutto se avete problemi di ipersensibilità. Il bicarbonato di sodio Il bicarbonato di sodio è uno dei trattamenti  fai da te più utilizzati  per sbiancare i denti. Bisogna metterne un velo sullo spazzolino umido e lavarsi i denti delicatamente, evitando di sfregare eccessivamente. Questo per non corrodere lo smalto e fare danni che possano essere peggiori rispetto ai benefici. Chiedi sempre al Dentista. Il succo di limone L’acido contenuto al suo interno è antibatterico grazie alla concentrazione di vitamina C e funge da sbiancante naturale eliminando le macchie e rinforzando le gengive. Controindicazioni del limone e del bicarbonato Ci sono tuttavia delle controindicazioni all’utilizzo del succo di limone. Utilizzare spesso questo trattamenti si rischia di rovinare lo smalto. Bicarbonato e succo di limone aumentano il PH del cavo orale alterando la flora batterica  Possono aumentare la sensibilità del dente   La salvia Questo è un altro trattamento in grado di rimuovere le macchie e sbiancare naturalmente i denti, ma è anche un ottimo rimedio per l’alitosi. Controindicazioni all’uso della salvia Non sono tante le controindicazioni all’uso della salvia. Tuttavia, utilizzare la salvia per più di due volte a settimana rischia di aumentare la sensibilità dentale. L’Acido Malico Lo si può trovare all’interno del succo di mele verdi e si può utilizzare saltuariamente come collutorio sbiancante. Aumentando cosi la luminosità dei denti. La cenere del legno di noce Trattamento che si può utilizzare per lo sbiancamento fai da te grazie all’idrossido di potassio contenuto al suo interno. Controindicazioni al legno di noce La cenere del legno di noce può causare bruciore all’interno del cavo orale.  La Radice dell’albero di Araak  Infine, questa radice, è uno dei trattamenti più antichi che si conoscono. La si può trovare nelle erboristerie, va strofinata sui denti per avere un effetto sbiancante naturale, è in parte antibatterica e contiene fluoruro, silicio e vitamina C. Controindicazioni a questa radice Ecco invece le possibili controindicazioni: Sfregare eccessivamente i denti con la  radice provoca abrasione e il rischio di rovinare lo smalto dentale Può aumentare l’ipersensibilità dentale. Come sbiancare i denti consiglio per il mantenimento Concludiamo il nostro articolo su come sbiancare i denti a casa parlando delle operazioni di mantenimento del sorriso. Per prolungare e mantenere l’effetto sbiancante dei denti consigliamo sempre una corretta igiene orale. Come? Spazzolando i denti con spazzolini a setole morbide dopo ogni pasto. Infine consigliamo anche di utilizzare dentifrici con sostanze sbiancanti e di evitare se possibile l’assunzione di caffe e fumo della sigaretta cosi da avere un sorriso perfetto. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Dentale con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Dentale News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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