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quali sono i sintomi del QT lungo?

quali sono i sintomi del QT lungo?

Quali sono i sintomi del QT lungo?​ Cardiologia Indice Quali Sono i Sintomi del QT Lungo Il QT lungo è una condizione cardiaca che può essere associata a diversi rischi e complicazioni. In questo articolo, esamineremo i sintomi del QT lungo, quando questa condizione è pericolosa, il significato di QT, cosa evitare con il QT lungo e quali farmaci possono prolungare il QT. Sintomi del QT Lungo I sintomi del QT lungo possono variare da persona a persona e possono includere: 1. Palpitazioni o sensazione di battito cardiaco irregolare.2. Svenimenti o episodi di sincope.3. Vertigini o sensazione di testa leggera.4. Mancanza di respiro o difficoltà respiratorie.5. Dolore toracico o oppressione al petto.6. Sensazione di debolezza generale o affaticamento. È importante notare che molte persone con QT lungo possono essere asintomatiche o possono sperimentare solo sintomi occasionali. Tuttavia, la presenza di sintomi, soprattutto svenimenti o palpitazioni, dovrebbe essere presa molto seriamente e richiedere una valutazione medica immediata. Quando il QT Lungo è Pericoloso? Il QT lungo può essere pericoloso quando aumenta il rischio di aritmie cardiache potenzialmente fatali, come la torsione di punta, che può portare a svenimenti improvvisi, sincope o addirittura arresto cardiaco improvviso. La gravità della condizione dipende dalla durata del QT e dalla presenza di altri fattori di rischio cardiaci. Inoltre, il QT lungo può aumentare il rischio di eventi cardiaci gravi durante situazioni di stress fisico o emotivo, come l’esercizio fisico intenso o situazioni di ansia o panico. Significato di QT Il QT è un intervallo elettrocardiografico che rappresenta il tempo tra l’inizio della depolarizzazione ventricolare e il completamento della ripolarizzazione ventricolare. In altre parole, il QT indica il periodo durante il quale il cuore si contrae e si rilassa completamente. Un QT lungo significa che il cuore impiega più tempo del normale per ripolarizzarsi completamente, aumentando così il rischio di aritmie ventricolari. Cosa Evitare con il QT Lungo? Per ridurre il rischio di complicazioni legate al QT lungo, è consigliabile evitare: 1. L’assunzione di farmaci noti per prolungare il QT, come alcuni antibiotici, antifungini, antipsicotici, antidepressivi e farmaci per il controllo del ritmo cardiaco. È importante consultare sempre un medico prima di assumere qualsiasi nuovo farmaco, soprattutto se si ha una storia di QT lungo.2. L’abuso di sostanze come alcol e droghe, che possono influenzare il ritmo cardiaco.3. Situazioni di stress eccessivo, che possono aumentare il rischio di aritmie cardiache.4. L’eccessivo consumo di caffeina o altre sostanze stimolanti, che possono influenzare il ritmo cardiaco. Farmaci che Prolungano il QT Alcuni farmaci noti per prolungare il QT includono: 1. Antibiotici macrolidi, come azitromicina e eritromicina.2. Antifungini azolici, come fluconazolo e itraconazolo.3. Antipsicotici, come clozapina e olanzapina.4. Alcuni antidepressivi, come citalopram e escitalopram. È importante sottolineare che non tutti i pazienti che assumono questi farmaci sviluppano QT lungo, ma il rischio aumenta con dosi elevate o con l’uso prolungato. In conclusione, il QT lungo è una condizione cardiaca che può essere associata a sintomi come palpitazioni, svenimenti e difficoltà respiratorie. È importante consultare un medico se si sospetta di avere questa condizione per una valutazione accurata e per determinare il miglior approccio di gestione e trattamento. Evitare farmaci noti per prolungare il QT e adottare uno stile di vita sano possono contribuire a ridurre il rischio di complicazioni legate al QT lungo. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Cardiologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua Visita Cardiologica dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Cardiologica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Cosa succede se si ferma l’eiaculazione?​​

Cosa succede se si ferma l’eiaculazione?

Cosa succede se si ferma l’eiaculazione? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute In questo Articolo Parliamo di: Cosa Succede se si Ferma l’Eiaculazione Quando l’uomo deve svuotarsi? Cosa succede se non si eiacula da tanto tempo? A quale età non si eiacula più? Queste sono domande comuni che molti uomini si pongono riguardo all’eiaculazione e alla sua frequenza. In questo articolo, esploreremo cosa accade se si ferma l’eiaculazione, i potenziali rischi associati a non eiaculare per un lungo periodo e a quale età potrebbe diminuire la frequenza dell’eiaculazione. Quando l’Uomo Deve Svuotarsi? La frequenza dell’eiaculazione può variare notevolmente da individuo a individuo. Non esiste una regola fissa su quanto spesso un uomo debba eiaculare. Alcuni uomini possono sentirsi il bisogno di eiaculare più frequentemente di altri, mentre per altri può essere meno frequente. Tuttavia, la maggior parte degli esperti ritiene che non ci sia nulla di dannoso nell’evitare l’eiaculazione per un breve periodo di tempo. Il corpo umano è in grado di assorbire e riciclare lo sperma non eiaculato senza causare problemi di salute. Cosa Succede se non si Eiacula da Tanto Tempo? Se un uomo evita l’eiaculazione per un lungo periodo, potrebbero verificarsi alcuni effetti collaterali. Uno dei principali rischi è l’accumulo di sperma vecchio e inattivo negli epididimi, i tubi che trasportano lo sperma dai testicoli al pene. Questo può portare a un aumento del rischio di infezioni e infiammazioni degli epididimi, noti come epididimite. Inoltre, la mancanza di eiaculazione può causare un aumento della tensione sessuale e della frustrazione, che potrebbe influenzare negativamente il benessere psicologico e emotivo di un individuo. Alcuni uomini potrebbero sperimentare un aumento del desiderio sessuale o una diminuzione della libido a causa della mancanza di rilascio di tensione sessuale. A Quale Età non si Eiacula Più? Non esiste un’età specifica in cui gli uomini smettono completamente di eiaculare. La frequenza dell’eiaculazione può diminuire naturalmente con l’avanzare dell’età a causa di cambiamenti ormonali, ridotta libido e altri fattori fisici e psicologici. Tuttavia, è importante notare che la capacità di eiaculare può persistere fino a tarda età, anche se potrebbe essere necessario più tempo per raggiungere l’eccitazione sessuale o potrebbe essere necessario uno stimolo sessuale più intenso. In conclusione, la frequenza dell’eiaculazione può variare da individuo a individuo e non esiste una regola fissa su quanto spesso un uomo debba eiaculare. Evitare l’eiaculazione per un breve periodo di tempo di solito non causa problemi di salute, ma la mancanza di eiaculazione prolungata potrebbe comportare rischi come epididimite e tensione sessuale. Consultare sempre un medico se si hanno preoccupazioni riguardo alla propria salute sessuale. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Andrologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. NEWS Prenota Visita Andrologica Salute PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Quali sono i sintomi della demenza fronto temporale?

Quali sono i sintomi della demenza fronto temporale?

Quali sono i sintomi della demenza fronto temporale? Neurologia Indice Come Esordisce la Demenza Fronto Temporale La demenza fronto temporale è una condizione neurodegenerativa che colpisce prevalentemente i lobi frontali e temporali del cervello. È importante riconoscere i sintomi precoci di questa patologia per una diagnosi tempestiva e un trattamento appropriato.  In questo articolo, esamineremo come esordisce la demenza fronto temporale, perché si manifesta e il ruolo del test dell’orologio nel processo diagnostico. Come Esordisce? La demenza fronto temporale può manifestarsi in modi diversi a seconda della variante specifica della malattia. Tuttavia, ci sono sintomi comuni che possono essere indicativi di questa condizione. Tra questi, vi è infatti una progressiva perdita di capacità cognitive, che può includere difficoltà di linguaggio, problemi di memoria, disattenzione e scarsa capacità di pianificazione e organizzazione. Inoltre, i pazienti possono mostrare cambiamenti nella personalità e nel comportamento, come impulsività, mancanza di empatia, eccessiva ricerca di gratificazione e perdita di inibizioni sociali. Altri segni precoci possono includere difficoltà a eseguire attività quotidiane che prima venivano svolte senza problemi, problemi di orientamento spaziale e temporale e diminuzione dell’interesse per le attività precedentemente gradite.  È importante notare che i sintomi possono variare da persona a persona e possono progredire gradualmente nel tempo. Perché Viene la Demenza Fronto Temporale? Le cause esatte della demenza fronto temporale non sono ancora completamente comprese, ma si ritiene che una combinazione di fattori genetici e ambientali possa contribuire allo sviluppo della malattia.  Anomalie genetiche, inclusi mutamenti nei geni coinvolti nella regolazione della proteina tau e della proteina TDP-43, sono stati identificati in alcuni pazienti con demenza fronto temporale. Tuttavia, non tutti i casi sono correlati a fattori ereditari, e ci sono molte domande ancora aperte sulla patogenesi della malattia. Alcuni fattori di rischio noti di fatto includono l’invecchiamento, la storia familiare di demenza, lesioni cerebrali traumatiche e alcune condizioni mediche, come la sclerosi multipla e la malattia di Parkinson.  Inoltre, alcuni studi hanno suggerito che lo stile di vita e i fattori ambientali potrebbero giocare un ruolo nel determinare il rischio di sviluppare demenza fronto temporale, anche se ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno questi meccanismi. A Cosa Serve il Test dell’Orologio? Il test dell’orologio è una semplice valutazione cognitiva utilizzata per valutare le funzioni esecutive e visuo-spaziali.  Questo test coinvolge chiedere al paziente di disegnare un orologio che indichi un’ora specifica, ad esempio le 10:00.  Il modo in cui il paziente completa il disegno può fornire informazioni preziose sullo stato delle sue funzioni cognitive. Nel contesto della demenza fronto temporale, il test dell’orologio può essere utile nel rilevare eventuali difficoltà nella pianificazione e nell’organizzazione, nonché nella percezione spaziale. I pazienti affetti da questa forma di demenza possono avere difficoltà a rappresentare correttamente i numeri sul quadrante dell’orologio o a posizionare correttamente le lancette per indicare l’ora richiesta. Questo può essere un segno precoce della compromissione delle funzioni cerebrali associate ai lobi frontali e temporali. In conclusione, riconoscere i sintomi precoci della demenza fronto temporale è fondamentale per una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo. Mentre la ricerca continua a migliorare la nostra comprensione della patogenesi della malattia, è importante essere consapevoli dei segni e sintomi che possono indicare la presenza di questa condizione. Il test dell’orologio, insieme ad altre valutazioni cognitive, può svolgere un ruolo cruciale nel processo diagnostico e nella gestione della demenza fronto temporale. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Neurologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua Visita Neurologica dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Neurologica News PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Cosa fare quando esce sangue dal naso di un bambino?

Cosa fare quando esce sangue dal naso di un bambino?

Cosa fare quando esce sangue dal naso di un bambino? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Pediatria In questo Articolo Parliamo di: Quando un bambino ha un episodio di sanguinamento nasale, noto anche come epistassi, può essere una situazione spaventosa sia per il bambino che per i genitori. Tuttavia, in molti casi, il sangue dal naso nei bambini non è motivo di preoccupazione e può essere gestito facilmente a casa. In questo articolo, esamineremo più a fondo i motivi di questi episodi, spiegando cosa fare quando si verifica il sanguinamento dal naso. Sangue dal Naso nel Bambino L’Epistassi è una condizione abbastanza frequente nei bambini.  Alla base di questa condizione vi possono essere una moltitudine di cause.  Tra queste troviamo: Piccoli traumi Raffreddore, correlata al maggior numero di volte in cui soffiano il naso Utilizzo di spray nasali, specialmente se prolungato Vasodilatazione dovuta al caldo La maggior parte delle volte si tratta di situazioni che risolvono senza alcun tipo di conseguenza. Vediamo ora in quali situazioni però è necessario rivolgersi ad uno specialista.  Quando preoccuparsi? Ci sono alcune situazioni in cui potrebbe essere necessario cercare assistenza medica immediata: – Se il sanguinamento è il risultato di un trauma alla testa o al naso.– Se il sangue dal naso continua per più di 20-30 minuti nonostante l’applicazione di pressione.– Se il bambino ha difficoltà a respirare o presenta altri sintomi gravi come vertigini, confusione o perdita di coscienza. In questi casi, è consigliabile contattare immediatamente un medico oppure rivolgersi in breve tempo al Pronto Soccorso per una valutazione immediata.  Come rinforzare i capillari? Per rinforzare i capillari del naso nei bambini e ridurre il rischio di epistassi, è possibile adottare alcune misure preventive: Mantenere l’umidità nell’aria: Utilizzare un umidificatore nelle stanze in cui il bambino trascorre molto tempo può aiutare a prevenire l’asciugamento delle mucose nasali, riducendo così il rischio di sanguinamento. Evitare l’esposizione a sostanze irritanti: Ridurre l’esposizione del bambino a sostanze irritanti come fumo di sigaretta, inquinamento atmosferico e prodotti chimici aggressivi può contribuire a mantenere sani i capillari nasali. Mantenere unghie corte: Mantenere le unghie del bambino corte può ridurre il rischio di graffi o lesioni al naso che possono causare epistassi. Cosa Fare in presenza di sangue dal naso In caso di epistassi nei bambini è necessario: Cercare, nel limite del possibile, di mantenere la calma in quanto nella maggior parte dei casi si tratta di problematiche di lieve entità Non ritrarre all’indietro la testa del paziente, invitandolo invece a chinarsi in avanti Schiacciare delicatamente, possibilmente con un fazzoletto bagnato, il lato del naso utilizzando le dita.  Non inserire tamponi o garze nel naso In conclusione, il sangue dal naso nei bambini è spesso un evento benigno e può essere gestito facilmente a casa.  Tuttavia, è importante essere consapevoli delle situazioni in cui è necessario cercare assistenza medica immediata.  Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Pediatrica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua Visita Pediatrica dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Pediatrica NEWS Salute PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Cos’è la dismenorrea primaria?

Cos’è la dismenorrea primaria?

Cos’è la dismenorrea primaria? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Ginecologia In questo Articolo Parliamo di: Cos’è la dismenorrea primaria? La dismenorrea primaria è una condizione caratterizzata da dolori mestruali intensi e ricorrenti che si verificano durante il ciclo mestruale, senza che ci siano cause mediche sottostanti.  Questo disturbo può influenzare significativamente la qualità della vita delle persone colpite. In questo articolo, esamineremo in dettaglio cos’è la dismenorrea primaria, a cosa è dovuta, come curarla, capire se si ha la dismenorrea e prevenirne gli effetti. A cosa è dovuta? La dismenorrea primaria è causata da contrazioni uterine eccessivamente intense durante il ciclo mestruale, che possono portare a dolore e disagio.  Queste contrazioni sono il risultato della produzione elevata di prostaglandine, sostanze chimiche nel corpo che aiutano l’utero a contrarsi per espellere il rivestimento uterino durante il periodo mestruale.  Livelli elevati di prostaglandine possono causare contrazioni più forti e dolorose, che possono essere particolarmente intense nelle donne con dismenorrea primaria. Come si può curare? Il trattamento della dismenorrea primaria può variare a seconda della gravità dei sintomi e delle preferenze individuali della persona. Alcune opzioni di trattamento comuni includono: 1. Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): I FANS come ibuprofene e naproxene possono aiutare a ridurre il dolore e l’infiammazione associati alla dismenorrea primaria. Questi farmaci agiscono bloccando la produzione di prostaglandine nel corpo. 2. Contraccettivi orali: La pillola anticoncezionale può essere prescritta per ridurre la gravità dei sintomi della dismenorrea primaria. Questi farmaci lavorano regolando il ciclo mestruale e riducendo la produzione di prostaglandine. 3. Rilassamento e tecniche di gestione dello stress: Alcune persone possono trovare sollievo dal dolore mestruale attraverso tecniche di rilassamento come lo yoga, la meditazione o la respirazione profonda. 4. Rimedi casalinghi: Applicare calore sulla zona dolorante, prendere bagni caldi o fare esercizio leggero possono aiutare a ridurre il dolore mestruale per alcune persone. Come capire se si ha la dismenorrea? La dismenorrea primaria si manifesta con sintomi come: 1. Dolore pelvico intenso: Il dolore può essere localizzato nella parte inferiore dell’addome o nella zona lombare e può essere crampi o crampi. 2. Dolore che inizia prima o durante il ciclo mestruale: Il dolore mestruale di solito inizia poco prima o all’inizio del ciclo mestruale e può durare da alcune ore a diversi giorni. 3. Nausea o vomito: Alcune persone con dismenorrea primaria possono sperimentare nausea o vomito durante i periodi mestruali. 4. Affaticamento: Il dolore mestruale intenso può causare affaticamento e stanchezza generale. Se una persona sospetta di avere la dismenorrea primaria, è importante consultare un medico per una valutazione accurata e raccomandazioni di trattamento appropriate. Come fare prevenzione? Alcuni suggerimenti per prevenire o ridurre i sintomi della dismenorrea primaria includono: 1. Esercizio regolare: Mantenere un programma di esercizio regolare può aiutare a ridurre lo stress e migliorare il benessere generale, riducendo così il dolore mestruale. 2. Dieta sana: Consumare una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre può favorire il benessere generale e ridurre l’infiammazione nel corpo, riducendo così il rischio di dolore mestruale. 3. Gestione dello stress: Utilizzare tecniche di gestione dello stress come lo yoga, la meditazione o la terapia cognitivo-comportamentale può aiutare a ridurre il dolore mestruale e migliorare la qualità della vita. 4. Evitare fumo e alcol: Fumare e consumare alcol possono aumentare l’infiammazione nel corpo e peggiorare i sintomi della dismenorrea primaria. Evitare o limitare il consumo di queste sostanze può aiutare a prevenire o ridurre il dolore mestruale. In conclusione, la dismenorrea primaria è una condizione caratterizzata da dolori mestruali intensi e ricorrenti causati da contrazioni uterine eccessivamente intense.  È importante riconoscere i sintomi e cercare assistenza medica se necessario per una valutazione accurata e un trattamento appropriato.  Seguire uno stile di vita sano, gestire lo stress e utilizzare tecniche di gestione del dolore possono aiutare a ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita per coloro che ne sono affetti.  Consultare sempre un medico esperto per una consulenza personalizzata. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Ginecologia con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua  Visita Ginecologia dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. 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Quali sono le conseguenze dell’amenorrea e dell’anoressia?

Quali sono le conseguenze dell’amenorrea e dell’anoressia?

Quali sono le conseguenze dell’Amenorrea e dell’Anoressia? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Dietologica In questo Articolo Parliamo di: Quali sono le conseguenze dell’amenorrea e dell’anoressia? L’amenorrea e l’anoressia sono due condizioni correlate che possono avere conseguenze significative sulla salute fisica e mentale delle persone colpite. In questo articolo, esamineremo in dettaglio quali disturbi porta l’anoressia, quando si inizia a parlare di anoressia e amenorrea, quali sono le conseguenze di queste condizioni e quando preoccuparsi per l’amenorrea. Quali disturbi porta l’anoressia? L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da una grave restrizione dell’apporto calorico, paura intensa di aumentare di peso e una distorsione dell’immagine corporea. Questa condizione può portare a una serie di disturbi fisici e psicologici, tra cui: 1. Perdita di peso e malnutrizione: La restrizione alimentare estrema può portare a una significativa perdita di peso e carenze nutrizionali che possono compromettere la salute generale. 2. Problemi cardiaci: L’anoressia può causare disturbi del ritmo cardiaco, ipotensione e in alcuni casi insufficienza cardiaca. 3. Problemi gastrointestinali: La restrizione alimentare può causare costipazione, gonfiore, ulcere gastriche e altri problemi gastrointestinali. 4. Osteoporosi: La malnutrizione può portare a una ridotta densità minerale ossea e aumentare il rischio di fratture e altri problemi ossei. 5. Disturbi ormonali: L’anoressia può influenzare negativamente il sistema endocrino, causando alterazioni ormonali che possono portare a irregolarità mestruali, amenorrea e altri problemi legati alla fertilità. Quando si inizia a parlare di anoressia e amenorrea? L’anoressia e l’amenorrea sono spesso correlate, poiché la restrizione alimentare estrema associata all’anoressia può influenzare negativamente il ciclo mestruale.  Si inizia a parlare di anoressia e amenorrea quando una persona manifesta una grave restrizione alimentare, paura intensa di aumentare di peso e smette di avere il ciclo mestruale, che è un segno di amenorrea.  Questi sintomi sono spesso presenti insieme e possono indicare la presenza di un disturbo alimentare come l’anoressia. Quando preoccuparsi per l’amenorrea? L’amenorrea può essere causata da una serie di fattori, tra cui gravidanza, allattamento al seno, menopausa e condizioni mediche come l’anoressia nervosa, la sindrome dell’ovaio policistico e l’ipotalamo ipogonadico. Si dovrebbe preoccuparsi per l’amenorrea quando una donna ha smesso di avere il ciclo mestruale per più di tre cicli consecutivi senza una causa ovvia come gravidanza o menopausa. Questo può indicare un problema di salute sottostante che richiede valutazione e trattamento medico. In conclusione, l’amenorrea e l’anoressia sono due condizioni correlate che possono avere conseguenze significative sulla salute fisica e mentale delle persone colpite. È importante riconoscere i segni e i sintomi di queste condizioni e cercare assistenza medica tempestiva se necessario. Il trattamento precoce e mirato può aiutare a prevenire complicazioni e migliorare la qualità della vita per coloro che ne sono affetti. Consultare sempre un medico esperto per una valutazione accurata e un trattamento appropriato. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Nutrizionista con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua Visita Nutrizionista  dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Nutrizionista NEWS Salute PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Che cos'è la sindrome di tourette?

Che cos’è la sindrome di tourette?

Che cos’è la sindrome di tourette? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Neurologia In questo Articolo Parliamo di: Che cos’è la sindrome di Tourette? La sindrome di Tourette è una condizione neurologica caratterizzata da movimenti e voci involontarie, chiamati tic.  Questa condizione può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana delle persone che ne sono affette.  In questo articolo, esamineremo in dettaglio che cos’è la sindrome di Tourette, come nasce, quando può comparire e come farsi diagnosticare questa condizione. Come nasce la Tourette? La sindrome di Tourette è una condizione complessa e la sua origine esatta non è ancora completamente compresa.  Tuttavia, si ritiene che sia causata da una combinazione di fattori genetici, ambientali e neurobiologici.  Gli studi hanno dimostrato che ci sono anomalie nella funzione del cervello e nella regolazione dei neurotrasmettitori, come la dopamina e la serotonina, nelle persone con sindrome di Tourette. Quando può venire la sindrome di Tourette? La sindrome di Tourette di solito si manifesta durante l’infanzia o l’adolescenza, con la maggior parte delle persone che sviluppano i primi sintomi tra i 2 ei 12 anni di età.  Tuttavia, la gravità dei sintomi può variare notevolmente da persona a persona e molti individui possono non ricevere una diagnosi fino all’età adulta. Come si diagnostica? La diagnosi della sindrome di Tourette di solito coinvolge una valutazione approfondita dei sintomi da parte di un medico esperto, come un neurologo.  Alcuni passaggi comuni coinvolti nella diagnosi includono: 1. Esame fisico e storico: Il medico può eseguire un esame fisico completo e raccogliere una storia medica dettagliata per escludere altre cause dei sintomi. 2. Valutazione dei sintomi: Il medico può chiedere al paziente di descrivere i suoi sintomi, compresi i tipi di tic che sperimenta, la frequenza e la gravità. 3. Esclusione di altre condizioni: Alcune condizioni mediche, come disturbi del movimento o malattie neuropsichiatriche, possono causare sintomi simili alla sindrome di Tourette. Il medico può eseguire test specifici per escludere queste altre condizioni. 4. Osservazione dei sintomi: Il medico può richiedere al paziente di tenere un diario dei suoi sintomi e può osservare i tic durante l’esame fisico. Una volta che la sindrome di Tourette è stata diagnosticata, il medico può collaborare con il paziente per sviluppare un piano di trattamento personalizzato che può includere terapie comportamentali, farmaci o una combinazione di entrambi. In conclusione, la sindrome di Tourette è una condizione neurologica caratterizzata da tic involontari che possono avere un impatto significativo sulla vita quotidiana.  Sebbene la causa esatta non sia completamente compresa, la diagnosi precoce e il trattamento mirato possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita per coloro che ne sono affetti.  Consultare un medico esperto è fondamentale per una valutazione accurata e un trattamento appropriato. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Neurologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua Visita Neurologica dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito.   Prenota Visita Neurologica NEWS Salute PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Come riconoscere un mini ictus?

Come riconoscere un mini ictus?

Come riconoscere un mini ictus? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Neurologia In questo Articolo Parliamo di: Come riconoscere un ictus? Un mini ictus, noto anche come attacco ischemico transitorio (TIA), è un evento cerebrovascolare che può causare sintomi simili a quelli di un ictus, ma di solito si risolvono entro poche ore.  Tuttavia, riconoscere un mini ictus è fondamentale per prevenire ictus più gravi e potenzialmente letali. In questo articolo, esamineremo come riconoscere un mini ictus, cosa provoca un ictus, chi è più a rischio e cosa fare per evitare infarti e ictus. Cos’è che lo provoca? Un ictus è causato da un’interruzione del flusso sanguigno al cervello, che può essere causata da 2 principali tipi di evento: Ictus ischemico: Questo tipo di ictus è causato da un’ostruzione o un restringimento delle arterie che forniscono sangue al cervello, riducendo così l’apporto di ossigeno e nutrienti alle cellule cerebrali. Ictus emorragico: In questo caso, un vaso sanguigno nel cervello si rompe, causando una fuoriuscita di sangue nel tessuto cerebrale circostante. Ciò può causare danni diretti alle cellule cerebrali e aumentare la pressione all’interno del cranio. Chi è più a rischio? Alcuni fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare un ictus includono: 1. Ipertensione: La pressione sanguigna elevata è uno dei principali fattori di rischio per gli ictus, poiché può danneggiare le pareti delle arterie cerebrali e aumentare il rischio di ostruzioni. 2. Diabete: Il diabete può danneggiare i vasi sanguigni in tutto il corpo, aumentando il rischio di ictus ischemico. 3. Fumo: Il fumo di sigaretta può danneggiare i vasi sanguigni e aumentare il rischio di formazione di coaguli che possono causare un ictus. 4. Colesterolo alto: Livelli elevati di colesterolo possono causare accumulo di placca nelle arterie, aumentando il rischio di ostruzione delle arterie cerebrali. 5. Obesità: L’obesità è associata a un aumento del rischio di ipertensione, diabete e colesterolo alto, tutti fattori di rischio per gli ictus. Cosa fare per evitare infarti e ictus? Ci sono diverse misure che possono essere adottate per ridurre il rischio di ictus e infarti, tra cui: 1. Mantenere una dieta sana: Consumare una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali e grassi sani può aiutare a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, compresi gli ictus e gli infarti. 2. Esercizio regolare: L’attività fisica regolare può aiutare a mantenere un peso sano, ridurre la pressione sanguigna e migliorare la salute del cuore e dei vasi sanguigni. 3. Smettere di fumare: Smettere di fumare è uno dei modi più efficaci per ridurre il rischio di ictus e infarti, poiché il fumo danneggia i vasi sanguigni e aumenta la pressione sanguigna. 4. Controllo della pressione sanguigna: Monitorare regolarmente la pressione sanguigna e prendere le misure necessarie per mantenerla sotto controllo può aiutare a ridurre il rischio di ictus e infarti. 5. Gestione dello stress: Ridurre lo stress attraverso tecniche di rilassamento come la meditazione, lo yoga o l’esercizio può contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Cosa succede al nostro cervello dopo un ictus? Dopo un ictus, il cervello può subire danni permanenti a causa della mancanza di ossigeno e nutrienti durante l’evento.  La gravità dei danni dipende dalla durata e dalla gravità dell’interruzione del flusso sanguigno. Alcune persone possono sperimentare sintomi a lungo termine come debolezza muscolare, difficoltà nel parlare o problemi di memoria e concentrazione. In conclusione, riconoscere un mini ictus è cruciale per prevenire ictus più gravi e potenzialmente letali.  Ci sono diverse misure che possono essere adottate per ridurre il rischio di infarti e ictus, compresa l’adozione di uno stile di vita sano e il controllo dei fattori di rischio.  Consultare sempre un medico per una valutazione accurata e raccomandazioni personalizzate. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Neurologica con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua Visita Neurologica dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Neurologica NEWS Salute PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Come si manifesta il vaiolo delle scimmie?

Come si manifesta il vaiolo delle scimmie?

Come si manifesta il vaiolo delle scimmie? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute In questo Articolo Parliamo di: Come si manifesta il vaiolo delle scimmie? Il vaiolo delle scimmie, noto anche come monkeypox, è una malattia virale che colpisce sia gli esseri umani che alcuni primati non umani. È causato dal virus del vaiolo delle scimmie, un parente stretto del virus del vaiolo umano. In questo articolo, esamineremo come si manifesta il vaiolo delle scimmie, i suoi sintomi, la trasmissione, gli organi colpiti, la pericolosità e le opzioni di trattamento disponibili. Cosa sono i sintomi del vaiolo delle scimmie? I sintomi del vaiolo delle scimmie possono variare da lievi a gravi e possono includere: 1. Febbre: La febbre è uno dei sintomi più comuni del vaiolo delle scimmie e può variare in gravità. 2. Eruzione cutanea: Una eruzione cutanea è spesso uno dei sintomi distintivi del vaiolo delle scimmie. Questa eruzione può iniziare come macchie rosse e svilupparsi in pustole piene di liquido. 3. Mal di testa: Molte persone con vaiolo delle scimmie possono sperimentare mal di testa, che può variare in intensità. 4. Dolori muscolari: Dolori muscolari e affaticamento possono essere segni comuni del vaiolo delle scimmie. 5. Gonfiore dei linfonodi: I linfonodi possono gonfiarsi come parte della risposta del sistema immunitario al virus. Come si trasmette il virus che provoca il vaiolo? Il virus del vaiolo delle scimmie può essere trasmesso attraverso il contatto diretto con fluidi corporei infetti, come saliva, secrezioni nasali o lesioni cutanee infette. Può anche essere trasmesso attraverso il contatto con animali infetti o il consumo di carne infetta. Quali organi colpisce? Il vaiolo delle scimmie può interessare diversi organi e sistemi del corpo, tra cui: 1. Cute: La pelle è spesso l’organo più colpito dal vaiolo delle scimmie, con la comparsa di eruzioni cutanee e pustole. 2. Sistema linfatico: Il virus può causare gonfiore dei linfonodi, che fanno parte del sistema immunitario. 3. Sistema respiratorio: Nei casi più gravi, il vaiolo delle scimmie può causare sintomi respiratori come tosse e difficoltà respiratorie. Quanto è pericoloso? Il vaiolo delle scimmie può essere pericoloso, specialmente per i gruppi di persone vulnerabili come i bambini piccoli, gli anziani e coloro che hanno un sistema immunitario compromesso. Sebbene la maggior parte dei casi di vaiolo delle scimmie sia lieve e si risolva spontaneamente, in alcuni casi può portare a complicazioni gravi come polmonite o encefalite. Come si cura? Al momento, non esiste un trattamento specifico per il vaiolo delle scimmie. Tuttavia, il trattamento mira a gestire i sintomi e prevenire complicazioni. Alcune opzioni di trattamento possono includere: 1. Farmaci antivirali: In alcuni casi gravi, possono essere prescritti farmaci antivirali per aiutare a ridurre la gravità dei sintomi e accelerare la guarigione. 2. Cure di supporto: Le cure di supporto, come il riposo, l’idratazione adeguata e il trattamento del dolore, possono aiutare a migliorare il comfort del paziente e favorire una pronta guarigione. 3. Vaccinazione: La vaccinazione può essere utilizzata come misura preventiva per proteggere contro il vaiolo delle scimmie in comunità a rischio elevato. In conclusione, il vaiolo delle scimmie è una malattia virale che può causare una serie di sintomi, tra cui febbre, eruzione cutanea e dolori muscolari. Sebbene nella maggior parte dei casi sia lieve e si risolva spontaneamente, può essere pericoloso nei casi più gravi e richiedere trattamento medico. Consultare un medico esperto è fondamentale per una valutazione accurata e un trattamento appropriato. NEWS PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Salute ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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Come ti accorgi di avere i diverticoli?

Come ti accorgi di avere i diverticoli?

Come ti accorgi di avere i diverticoli? PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI Gastroenterologia In questo Articolo Parliamo di: Come ti accorgi di avere i diverticoli? I diverticoli sono piccole sacche che si formano nella parete del colon, una parte del sistema digestivo. Molte persone possono avere diverticoli senza rendersene conto, ma in alcuni casi possono causare sintomi o complicazioni, come la diverticolite. In questo articolo, esamineremo come ci si accorge di avere i diverticoli, cosa può causare la diverticolite e come è possibile guarire da questa condizione. Spesso, i diverticoli sono asintomatici e vengono scoperti durante esami di routine, come una colonscopia o una radiografia dell’addome. Tuttavia, in alcuni casi, i diverticoli possono infatti causare sintomi come: 1. Dolore addominale: Il dolore addominale è uno dei sintomi più comuni associati ai diverticoli. Questo dolore può essere localizzato nell’addome inferiore sinistro, dove si trova solitamente il colon discendente. 2. Meteori: Gonfiore o sensazione di pienezza addominale, spesso accompagnati da flatulenza, possono essere segni di diverticoli. 3. Stipsi o diarrea: Le persone con diverticoli infatti possono sperimentare cambiamenti nei movimenti intestinali, come stipsi o diarrea. 4. Sanguinamento rettale: In alcuni casi, i diverticoli possono sanguinare, causando sangue rosso vivo nelle feci. Cosa può causarla? La diverticolite è l’infiammazione o l’infezione dei diverticoli, che può causare sintomi più gravi e richiedere trattamento medico. Alcuni fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare diverticolite includono: 1. Dieta povera di fibre: Una dieta povera di fibre può portare a stitichezza e feci dure, che possono aumentare la pressione all’interno del colon e contribuire alla formazione di diverticoli. 2. Invecchiamento: L’invecchiamento appunto è un fattore di rischio per lo sviluppo dei diverticoli e della diverticolite. Con l’età, il tessuto muscolare del colon può diventare più debole e predisporre alla formazione dei diverticoli. 3. Obesità: L’obesità è associata a un aumento della pressione all’interno del colon, che può contribuire alla formazione dei diverticoli e aumentare il rischio di diverticolite. 4. Stile di vita sedentario: La mancanza di attività fisica può contribuire alla stipsi e all’aumento della pressione all’interno del colon, aumentando il rischio di diverticolite. Perché ci si ammala di diverticolite? La diverticolite può essere infatti causata da diversi fattori, tra cui l’infiammazione dei diverticoli, l’infezione batterica o il blocco dei diverticoli da parte di feci o altre sostanze. Quando i diverticoli diventano infiammati o infettati, possono verificarsi sintomi come dolore addominale acuto, febbre, nausea e vomito. Come si può guarire? Il trattamento dei diverticoli dipende dalla gravità dei sintomi e dalle complicazioni associate. Alcune opzioni di trattamento comuni includono: 1. Dieta ricca di fibre: Consumare una dieta ricca di fibre può aiutare a prevenire la stitichezza e migliorare la salute del colon. Frutta, verdura, cereali integrali e legumi sono tutte fonti eccellenti di fibre. 2. Farmaci: Il medico può prescrivere farmaci, come antibiotici o antidolorifici, per aiutare a gestire l’infiammazione e il dolore associati alla diverticolite. 3. Riposo intestinale: Durante un attacco di diverticolite acuta, è importante riposare l’intestino e limitare l’assunzione di cibi solidi per consentire al colon di guarire. 4. Intervento chirurgico: In casi gravi di diverticolite che non rispondono al trattamento conservativo o che causano complicazioni come perforazione o fistole, può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere i diverticoli infiammati o danneggiati. In conclusione, i diverticoli sono di fatto sacche nella parete del colon che possono causare sintomi come dolore addominale e stitichezza. La diverticolite, o l’infiammazione dei diverticoli, può causare sintomi più gravi e richiedere trattamento medico. È molto importante infatti seguire una dieta equilibrata ricca di fibre e mantenere uno stile di vita sano per prevenire la formazione dei diverticoli e ridurre il rischio di diverticolite. Consultare sempre un medico per una valutazione accurata e un piano di trattamento appropriato. Hai letto l’articolo e vorresti prenotare una Visita Gastroenterologa con i Medici del Centro Medico Unisalus? Prenota la tua visita dal pulsante qui sotto oppure chiamaci al n.0248013784. Puoi anche scrivere a info@unisalus.it oppure contattarci tramite la sezione contatti del nostro sito. Prenota Visita Gastroenterologica NEWS Salute PRENOTA ONLINE oppure Chiamaci 02 4801 3784 SCRIVICI PER INFORMAZIONI ORARIO CENTRO MEDICO Lunedì – Venerdì dalle 08:00 alle 20:00 Sabato dalle 09:00 alle 16:00

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